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  • Violamania: la Juve si rassegni, Commisso ha ragione. A Roma per riscattare la notte di Genny ‘a Carogna

    Violamania: la Juve si rassegni, Commisso ha ragione. A Roma per riscattare la notte di Genny ‘a Carogna

    • Filippo Caroli
    La terza volta, evidentemente, è quella buona. La Fiorentina approda ad una meritatissima finale di Coppa Italia. Lo fa giocando una gara attenta, non spumeggiante ma ordinata, tatticamente accorta e con ritmi mai altissimi che le permettono di giocare 90 minuti in gestione contro una Cremonese mai pericolosa. Non che il doppio vantaggio maturato in trasferta autorizzasse i grigiorossi a chissà quali grandi speranze di passaggio del turno. Tuttavia, le ultime esperienze con Lech Poznan e Monza avevano fatto serpeggiare una certa preoccupazione nella piazza viola. Stavolta la lezione del Braga è servita davvero e la Fiorentina, con una partita intelligente, difende in maniera piuttosto tranquilla il doppio vantaggio pur senza brillare. Per la verità, qualcuno ieri sera ha brillato come ormai consuetudine (e non ci riferiamo alla stupenda cornice di pubblico). Parliamo di Dodò che ieri ha offerto l’ennesima prestazione di strapotere fisico e tecnico. Probabilmente non si fa peccato a nessuno nel definirlo il miglior esterno destro della Serie A.
     
    STOCCATA - E Rocco Commisso non si è trattenuto nel post-partita esprimendo tutta la propria soddisfazione per la finale agguantata dai viola, la prima da quando si è insediato il patron italo americano. Un traguardo meritato che corona un percorso di crescita iniziato nel 2019, sebbene sia stato spesso accidentato. E poteva l’intervento del presidente, appena tornato dagli States, traboccare di banalità? Ovviamente no. Non è infatti mancata la frecciatina alla Juve: “Noi non finiremo come loro. I problemi sono iniziati da quando hanno preso CR7. La Fiorentina è fallita 20 anni fa, ma con me non fallirà più”. Parole secche quanto chiare che certificano una volta in più una verità storica: la Fiorentina è una società economicamente sana, forse più di tutte le altre. Discorso che altrove probabilmente non vale.
     
    CHIUDERE IL CERCHIO - Ma veniamo al traguardo straordinariamente importante che la Fiorentina è riuscita a raggiungere: la finale di Coppa Italia. Un obiettivo che mancava dalle parti di Firenze da praticamente dieci anni. Era infatti il 2014 quando i viola raggiunsero l’ultimo capitolo della competizione poi persa contro il Napoli a Roma. E con quella serata in riva all’Arno hanno ancora, e giustamente, un conto in sospeso. Per chi non lo ricordasse, fu la notte degli scontri fuori dall’Olimpico in cui perse la vita il tifoso partenopeo Ciro Esposito, colpito da un proiettile durante i tafferugli fra gli ultras del Napoli e quelli terzi della Roma. Fu la serata in cui salì alla ribalta il proverbiale Genny ‘a Carogna, l'ultras del Napoli che, di propria iniziativa, prese in ostaggio uno stadio intero decidendo che quella gara non si sarebbe potuta giocare senza il suo avallo. Il match comunque venne giocato con 45 minuti di ritardo e in un clima tremendo, fatto che fece inevitabilmente scivolare in secondo piano quel che successe sul campo. Una serata terribile non solo per lo sport, ma anche per le istituzioni e per la cittadinanza in cui furono messe a nudo tante delle debolezze del nostro paese. Con la finale del 24 maggio, la Fiorentina vuole chiudere il cerchio con quella notte orrenda.

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