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  • Violamania: San Lafont con le mani, Pezzella è il simbolo di un pareggio di carattere

    Violamania: San Lafont con le mani, Pezzella è il simbolo di un pareggio di carattere

    • Giacomo Brunetti
    È un punto ai fini della classifica che risulta molto amaro. Se però di fronte hai il Napoli, che sbaglia molto, che ti fa soffrire, che è comunque più forte di te, allora quella cattiva sensazione in bocca si tramuta in una prova di carattere ineccepibile. La Fiorentina strappa uno 0-0 tiratissimo alla formazione di Ancelotti: i viola, in piena emergenza, sono costretti a reinventarsi la difesa, corretta in corsa da Pioli prima che potesse essere troppo tardi. Un'altra prova di maturità dalla quale non arrivano i tre punti: il problema di questa squadra non sono i due punti persi con i partenopei, bensì quelli lasciati a Udine. Tanto per fare un esempio, uno dei tanti che conferma quanto quello in corso sia il campionato dei rimpianti per molte, specialmente per una Fiorentina che vede perfino la Champions League a portata di zampa.

    C'è la prova in crescita di Ceccherini, c'è la sofferenza a sinistra di Biraghi. C'è un Gerson che illude di essere redivivo, c'è un monumentale Veretout. C'è un attacco ingolfato dalla ragnatela ancelottiana, ci sono San Lafont e il caudillo Pezzella a tenere a galla la barca anche quando Mertens, Zielinski, Milik e Insigne calciano da pochi metri. Ci sono loro e la fortuna, talvolta. Il portiere francese si è scrollato di dosso le critiche, dando nuovamente prova delle sue qualità in questa altalenante dimostrazione di carattere. Il tiro ravvicinato di Mertens è la ciliegina su una serata precisa, attenta, fatta di reattività e balzi in controtempo. Lafont si è preso i complimenti dei due allenatori, rubando la scena e conducendo per una volta la Fiorentina in porto. «Ho sempre pensato che Alban avesse delle qualità importanti, non scordiamoci però che non ha ancora 20 anni, ma sono felice perché le sue qualità stanno venendo fuori»: parole pienamente condivisibili di Stefano Pioli.

    L'emblema di questa squadra è German Pezzella. «È l'erede naturale di Davide per dedizione e attaccamento alla maglia. Io ho sempre avuto tre giocatori ai quali mi appoggiavo l'anno scorso, ovvero Astori, Badelj e Pezzella. German sta gestendo alla grande il suo ruolo», ha spiegato l'allenatore viola. È vero, l'argentino è un leader dentro e fuori dal campo. Contro il Napoli, quando la difesa sbandava per colpa di inesperienza e ruoli sforzati a causa delle assenze di Milenkovic e Hugo, ha preso per mano il reparto, soprattutto nella prima frazione, rispondendo da solo al fuoco nemico mentre i compagni erano andati in difficoltà sulle avanzate di Mertens e Insigne. È rimasto in campo nonostante i problemi fisici accusati durante la gara - trauma contusivo-distorsivo al ginocchio destro, da valutare nei prossimi giorni - e, siccome erano finiti i cambi proprio in quel momento - la panchina aveva già ufficializzato l'ingresso di Simeone per Mirallas, entrato e infortunatosi - Pezzella ha continuato a giocare da attaccante, praticamente immobile, stringendo i denti e facendo densità. Lì è venuto ancor più fuori Veretout, tutti si sono rimboccati le maniche e Dabo è andato a fare il terzino. Orgoglio e carattere per una squadra che meriterebbe di stare più in alto.

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