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  • Vivo x Lei, Borioni risponde: il sognatore Kovacic e il guerriero Melo

    Vivo x Lei, Borioni risponde: il sognatore Kovacic e il guerriero Melo

    Melo vs Kovacic di Interlucio
    Dentro quel giocatore c’era il poeta, l’artista e anche lo scultore’. Sono parole di Renzo Ulivieri , allenatore che fra gli altri altri ha allenato giocatori come Baggio e Mancini. Ma non è a questi due che Ulivieri si riferiva quando pronunciò queste parole, stava parlando di un certo Alviero Chiorri. Dopo aver letto queste parole mi documentai subito su di lui: scoprii che Chiorri di ruolo faceva l’attaccante, nel corso della sua carriera aveva militato più in Serie B che in A e che il suo estro calcistico gli era valso il soprannome di ‘marziano’ tra i tifosi della Samp. Cercai anche qualche video su Youtube, volevo vedere le sue giocate, trovai un video di 20 secondi che immortalava un suo gol e una video intervista di qualche mese fa. Non abbastanza per rivedere in lui il genio che vide Ulivieri e continuavo a chiedermi perché il mister vide IL genio in lui e soltanto UN genio qualunque in Baggio e Mancini. Ebbi la risposta poco dopo, pensando al giocatore in cui io vedevo il genio: Mateo Kovacic. Mi è sempre piaciuto scoprire quali sono le relazioni tra l’uomo che sta fuori dal campo e il giocatore che sta dentro il campo. Così ho sempre seguito con interesse le varie interviste di Mateo. Avevo scoperto che fuori dal campo era un ragazzo pacato, spensierato, umile e molto intelligente. In particolare mi colpirono queste sue parole: ‘quando entro in campo penso solo a divertirmi, capisco che a volte dovrei giocare con più serietà, con il tempo magari imparerò’. Ed ecco perché in lui vedevo il genio, Kovacic in campo era un bambino. Un giocatore di altri tempi, fautore di un calcio leggero e spensierato. Ci vedevo il bambino che ancora sogna di giocare in Serie A e ‘dribblarli tutti’. Kovacic non ci metteva la testa ed è proprio per questo che io in lui vedevo il genio. Era un modo del tutto diverso di non metterci la testa rispetto a quello di Felipe Melo perché una cosa è giocare a calcio e dimenticarsi di tutto il resto e tutt’altra cosa è dimenticarsi di giocare a calcio e fare tutt’altro. Con questo non voglio adossare a Melo critiche che non merita, i guerrieri come lui nel calcio di oggi servono eccome, c’è una certa nobiltà anche in questo, ma c’è ancora più nobiltà se nel farlo si riesce a stare entro certi limiti.

    Luca Borioni risponde: "Davvero niente male queste riflessioni di Interlucio. Che in qualche modo cerca di scandagliare l'essenza stessa del calcio, un gioco prima che uno sport, legato alla passione, quella primordiale, che in ognuno di noi trova espressione tra l'infanzia e la fase adolescenziale per poi radicarsi stabilmente nell'età adulta.

    Kovacic che porta in campo i suoi sogni di bambino? Non è un approccio inedito, nel calcio dei campioni, se pensiamo che questa stessa verità è stata spesso esternata anche da un genio assoluto e riconosciuto del calcio mondiale come Leo Messi.

    Non si può dire però che si tratti di una verità univoca. Essendo l'essenza del calcio legata a doppio filo all'esperienza umana, essendo cioè "una metafora della vita" presenta molte sfaccettature. E diversi approcci.

    Per Kovacic che in campo disegna i sogni che coltivava da bambino, può esserci un Felipe Melo che in campo ha bisogno di trovare altre risposte, pur sempre legate alle esperienze passate, positive o negative, a cominciare dai giorni dell'infanzia. 
    Ci fermiamo qui per non andare fuori tema o improvvisare analisi troppo complesse. Grazie comunque a Interlucio per gli ottimi spunti".

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