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    Inter, Zhang: 'Zero paura del City, sul mercato vorrei comprare senza guardare il bilancio. Con Oaktree...'

    Inter, Zhang: 'Zero paura del City, sul mercato vorrei comprare senza guardare il bilancio. Con Oaktree...'

    • Redazione CM
    "Un giusto mix tra tradizione e innovazione. Abbiamo un forte legame con la storia e le radici nerazzurre, ma sempre con uno sguardo sempre proiettato nel futuro". Alla vigilia della finalissima di Champions League, Steven Zhang ha voluto riassumere così la sua filosofia in seno al club 19 volte Campione d'Italia. Intervistato dalla Gazzetta, il presidente dell'Inter ha trattato vari temi, compreso il rifinanziamento del prestito col fondo Oaktree: "È un fondo importante gestito da persone molto professionali. Abbiamo intenzione di rinegoziare il prestito. Troveremo una soluzione insieme per il rifinanziamento".

    I tifosi posso stare tranquilli? Il progetto Inter va avanti con grandi ambizioni?
    "Finchè ci sarò io, ci sarà un’Inter stabile e competitiva".

    Manchester City - Inter (21:00 10/06)


    Il prossimo anno l’Inter avrà un Main sponsor? E sarà Qatar Airways?
    "Abbiamo tre o quattro candidature importanti. Non so ancora dire quale sarà scelta. Vogliamo un brand adatto all’Inter e stabile".

    Nuovo stadio: a che punto siamo?
    "È lo stesso problema dei diritti tv. C’è difficoltà ad accettare cose nuove e a cambiare passo. Inter e Milan sono due club in competizione ma con il medesimo obiettivo di crescita. Uno stadio in comune lo garantirebbe più di due impianti. L’idea dell’Inter è sempre stata questa. Il Milan invece ha cambiato 4 proprietà e altrettante idee. Una permanenza a San Siro da soli? No la nostra priorità è un nuovo stadio, con o senza il Milan".

    Il calcio è un’azienda particolare: richiede managerialità ma anche passione. Quanto è importante trovare il giusto equilibrio? E la passione crescente per l’Inter l’ha portata a qualche scelta poco razionale?
    "E’ un rischio che corro durante il calcio mercato quando voglio comprare subito i calciatori migliori e non guardo il budget o il bilancio. Sì, a volte accade che la passione travolga la parte razionale, quando si fanno acquisti o si decide di non cedere... Spesso chiedo al nostro ds Ausilio: “Piero, non è che stiamo facendo un errore?”. Il dialogo con i miei dirigenti è fondamentale per cercare quel famoso equilibrio tra razionalità e passione".

    Domani si gioca la più importante competizione Uefa. L’Inter era stata tra i club ideatori della Superlega. Ma anche la prima ad abbandonare il progetto la notte che scoppiò il caso con l’Uefa.
    "La Superlega non aveva il giusto format però era un tentativo di innovare e cambiare. Utile soprattutto per i club italiani che erano indietro rispetto agli altri. Ma non volevamo entrare in conflitto con l’Uefa. E La Champions League resta oggi il miglior torneo possibile".

    Al piano di sotto rispetto ai suoi uffici c’è la sala delle Coppe. Al centro c’è la Champions del 2010. Quanto sogna di aggiungerne una tutta sua?
    "Ho pensato tantissime volte nella mia testa come sarebbe stato vincere una Champions. Ma anche solo sognare di vincerla sembrava impossibile... Ora che siamo in finale però tutti noi nel club abbiamo una incredibile voglia di provarci. E siamo uniti. Come ha detto Inzaghi: non abbiamo paura, c’è solo grande eccitazione nell’attesa di giocare questa partita. Noi ci crediamo".

    Con Skriniar questo equilibrio è saltato. Potevate venderlo in estate al Psg per 50 milioni e invece ora andrà via ora a parametro zero. É stato un errore tenerlo?
    "Skriniar è sempre stato uno dei miei giocatori preferiti. Abbiamo fatto di tutto per avere la squadra migliore per vincere. Ma a questa domanda risponderò dopo la finale… Prima della partita col City non trovo giusto parlare dei singoli. Con società, squadra e tifosi ora siamo un corpo unico, tutti concentrati sulla sfida di domani".

    Su Lukaku però può almeno confermare un aneddoto. A settembre Romelu le avrebbe predetto: 'Presidente, mai dire mai, arriveremo in finale di Champions League'. E lei sorrise senza rispondere. É vero?
    "Si, ho sorriso pensando 'è pazzo'. E invece aveva ragione. Se resta? Niente domande sui singoli, la prego".

    Ci parla di Simone Inzaghi?
    "Se Conte è stato il più 'difficile', Simone è il più semplice. Lui ha grandissime capacità di gestione e infonde una incredibile tranquillità. Quando lo vedo prima delle gare, sono più teso io di lui. Inzaghi è stato un dono per me. Ed è l’uomo della finale di Champions. Spesso si chiede chi sia l’allenatore migliore o il più geniale. Io credo siano domande sbagliate. Ogni club ha una storia differente, il lavoro di un tecnico dipende dalla fase che la società sta vivendo, dai giocatori a disposizione, da molte cose. Il calcio non è una scienza esatta".

    A inizio stagione, prima dell’acquisto di Acerbi, sotto la sede fu esposto uno striscione 'Zhang vattene'. Ripensandoci oggi che è in finale di Champions che sensazioni prova? Di rivincita?
    "No. Intanto c’è da dire che i contestatori erano davvero un gruppo molto esiguo, e poi che il calcio come la vita presenta degli up and down: ci sono fasi di problemi e fasi di gioia. Fa parte del gioco. Il lavoro di un presidente o di un Ceo è simile a quello di un allenatore: spesso si è soli, e va accettato".

    Il City è la più forte squadra al mondo, le fa paura?
    "Rispetto profondamente il City, una squadra magnifica. Ma noi abbiamo la qualità per affrontarli. In questi anni, più è stata alta l’asticella del nostro avversario e meglio ci siamo comportati. L’Inter rende con le squadre forti, è contro quelle meno competitive che ogni tanto abbiamo perso punti".

    Dispiaciuto dei troppi scivoloni che hanno impedito di lottare per lo scudetto?
    "É stato difficile tenere alta la concentrazione in tutte le competizioni. É subentrata la stanchezza, più mentale che fisica. Ma dobbiamo giocarci una finale, pensiamo solo a questo ora".

    Pioli, Spalletti, Conte e ora Simone. Tre di loro hanno vinto gli ultimi tre scudetti e uno è in finale di Champions. Ci regala un giudizio su ognuno?
    "Mi hanno tutti insegnato qualcosa. Pioli è stato il primo allenatore con cui ho lavorato in vita mia. Volevo avere un tecnico italiano che conoscesse perfettamente il campionato: Stefano mi ha dato le basi. A Spalletti sono molto legato perché ha tracciato un solco fatto di gioco, lavoro e risultati, riportando l’Inter in Champions League: un obiettivo fondamentale in quel momento. Con lui abbiamo avuto una delle migliori difese ed ho capito l’importanza di un grande reparto arretrato se si vuol vincere. Sa cosa mi disse una volta Moratti?".

    No, ce lo racconti.
    "Caro Steven ho fatto tanti errori durante la mia presidenza, focalizzandomi solo sui grandi bomber, ma quando ho iniziato a comprare i grandi difensori, allora ho cominciato a vincere. E mi citò Samuel... È una lezione importante che ho appreso da lui".

    Conte?
    "Da quando acquistammo l’Inter ho subito desiderato un giorno di avere Conte in panchina. È un tecnico duro, di forte personalità, credo di non averlo mai visto felice, appagato o sorridere. Dopo una vittoria pensava subito alla successiva, senza mai un momento di relax o di soddisfazione. Ma è così che ha riportato lo scudetto all’Inter dopo 10 anni, interrompendo un ciclo della Juve che sembrava infinito".

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