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  • 2020, Napoli: città e squadra, sarete mai grandi assieme?

    2020, Napoli: città e squadra, sarete mai grandi assieme?

    • Francesco Marolda
    Chiariamo subito una cosa: sognare è un diritto. Poi ci sono angoli di terra e di mare dove questo diritto è anche più irrinunciabile che da qualche altra parte. Ebbene, Napoli è uno di questi angoli. Terra di santi, navigatori e sognatori, Napoli. Perché qui i sogni durano una vita. E durerebbero il doppio se solo fossero due, le vite. Tant’è che ogni volta che comincia un anno nuovo, tra una preghiera e due scongiuri si butta giù la lista. Ma se non si ha troppo tempo, basta riproporre pari pari quella scritta l’anno prima. Tanto, è la stessa cosa. I sogni sono sempre quelli. Questione di qualche sfumatura. Di forma. Mai di sostanza, maledizione! Certo, non siamo più al “Fujtevenne” di don Franco Rapullino di trenta-quarant’anni fa; certo, c’è ancora una Napoli che meriterebbe d’essere abbandonata, ma ci sono pure menti illuminate e uomini di buona volontà, oltre che l’orgoglio e la storica, onesta resistenza della gente a lasciar spazio alla speranza che prima o poi qualche sogno s’avveri veramente. Già, la speranza. E’ lei a farsi carico di tutto, a fare da detonatore all’energia che serve per andare avanti. Lo disse pure Giovanni Paolo II°. “Napoletani, organizzate la speranza”, disse. E infatti è proprio così che da queste parti si va santamente avanti. Nel sociale come nella vita quotidiana; in quella di solidale relazione  come nello sport. Esempio: non è forse la speranza che rende fratelli Napoli ed il Napoli? Strani fratelli, però. Fratelli dal destino opposto. Perché, fatto davvero singolare, quando la storia dice bene all’una, la vita per l’altro è complicata. E viceversa, si capisce. Quando alla fine degli anni Ottanta, ad esempio, il Napoli si diede da fare con scudetti e Coppe, la città fu preda d’una sanguinosa e sanguinaria lotta di camorra che portò in giro per il mondo la più infelice delle immagini di sé. Quando, invece, all’inizio del Duemila, per la città l’illusione si chiamò Rinascimento - Rinascimento napoletano, appunto -, il Napoli senza saperlo già rotolava lungo la collina del disonore e del fallimento. Eccolo, allora, il sogno in cima agli altri sogni: Napoli e il Napoli felici per una volta insieme. Napoli e il Napoli tutti e due campioni. Napoli e il Napoli contemporaneamente vincitori. D’accordo, è il più difficile dei sogni da realizzare, ma non fosse così che senso avrebbe chiudere gli occhi e fare gol con la fantasia?

    Napoli che vede crollare la disoccupazione, che vede scomparire il traffico, morire la criminalità, rimpicciolire la marginalità, che si guarda in giro e non sente più puzza di corruzione, che allunga lo sguardo sulle terre vive e non su quelle dei fuochi. E poi, Napoli felice di chi amministra la città, i suoi conti, la Giustizia; che batte le mani a chi pensa al futuro dei suoi giovani figli. Sogni. Sogni di ieri e di domani. Sogni da troppo tempo sogni. Come quello amaramente vecchio di trent’anni. Il sogno d’un altro scudetto. Di un altro Maradona da abbracciare e amare. Perché dopo trent’anni una cosa è chiara: non sono gli allenatori, manco i più vincenti e celebrati, a portare alla vittoria, ma i talenti, i campioni, i fenomeni come il Napoli sa bene. 

    Grandi sogni, certo. Troppo grandi? Calma, ce ne sono anche di quelli che sanno accontentarsi. Uno stadio veramente nuovo e non uno “appezzottato”, ad esempio. Oppure, ‘O surdato ‘nnammurato e non quell’orrenda marcetta che racconta di “un giorno all’improvviso…”;  e anche le curve di nuovo ripopolate e colorate e vive. Quelle curve che un Regolamento dello stadio troppo punitivo e una troppo semplice e aritmetica distribuzione di sanzioni da parte della Polizia ha svuotato di tifo e di passione. Intendiamoci, le regole vanno rispettate, ma come avviene altrove, pure il San Paolo potrebbe dotarsi di “fan zone” dove tifare non dovrebb’essere un peccato. Eccolo, allora, il sogno: un incontro tra tutte le parti e patti chiari e amicizia lunga. Ma accadrà? E tra Comune, club, questura, prefettura oppure Osservatorio chi prenderà l’iniziativa? Grandi sogni e sogni terra terra, dunque. Ecco, si potrebbe cominciare da qua per cominciare ad essere un poco più felici nell’anno che è alle porte. Perché per Napoli e il Napoli tutti e due campioni insieme, beh, l’impressione è che ci vorrà del tempo. Sì, per questo, almeno per ora, non c’è sogno che tenga. 

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