2020, Napoli: città e squadra, sarete mai grandi assieme?
Napoli che vede crollare la disoccupazione, che vede scomparire il traffico, morire la criminalità, rimpicciolire la marginalità, che si guarda in giro e non sente più puzza di corruzione, che allunga lo sguardo sulle terre vive e non su quelle dei fuochi. E poi, Napoli felice di chi amministra la città, i suoi conti, la Giustizia; che batte le mani a chi pensa al futuro dei suoi giovani figli. Sogni. Sogni di ieri e di domani. Sogni da troppo tempo sogni. Come quello amaramente vecchio di trent’anni. Il sogno d’un altro scudetto. Di un altro Maradona da abbracciare e amare. Perché dopo trent’anni una cosa è chiara: non sono gli allenatori, manco i più vincenti e celebrati, a portare alla vittoria, ma i talenti, i campioni, i fenomeni come il Napoli sa bene.
Grandi sogni, certo. Troppo grandi? Calma, ce ne sono anche di quelli che sanno accontentarsi. Uno stadio veramente nuovo e non uno “appezzottato”, ad esempio. Oppure, ‘O surdato ‘nnammurato e non quell’orrenda marcetta che racconta di “un giorno all’improvviso…”; e anche le curve di nuovo ripopolate e colorate e vive. Quelle curve che un Regolamento dello stadio troppo punitivo e una troppo semplice e aritmetica distribuzione di sanzioni da parte della Polizia ha svuotato di tifo e di passione. Intendiamoci, le regole vanno rispettate, ma come avviene altrove, pure il San Paolo potrebbe dotarsi di “fan zone” dove tifare non dovrebb’essere un peccato. Eccolo, allora, il sogno: un incontro tra tutte le parti e patti chiari e amicizia lunga. Ma accadrà? E tra Comune, club, questura, prefettura oppure Osservatorio chi prenderà l’iniziativa? Grandi sogni e sogni terra terra, dunque. Ecco, si potrebbe cominciare da qua per cominciare ad essere un poco più felici nell’anno che è alle porte. Perché per Napoli e il Napoli tutti e due campioni insieme, beh, l’impressione è che ci vorrà del tempo. Sì, per questo, almeno per ora, non c’è sogno che tenga.