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  • 25 aprile e 1° maggio, due feste mai così significative

    25 aprile e 1° maggio, due feste mai così significative

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    Il 25 aprile, giorno della celebrazione della Liberazione italiana, e il 1° maggio, Festa dei lavoratori di tutto il mondo, mai come oggi rappresenteranno due simboli profondamente significativi oltre ogni fragile retorica o convincimento politico. Due paletti epocali per la storia. Il primo per il nostro Paese e il secondo per il senso di giustizia universale. 

    Per la prima volta entrambi i momenti verranno vissuti "in privato". Nè cortei, né manifestazioni di piazza, nessun concerto in San Giovanni. La guerra che stiamo combattendo contro il nemico del secolo è ancora in atto e, seppure intravedendo uno squarcio di sereno all'orizzonte, non dobbiamo permetterci di allentare le nostre difese. In ogni caso, probabilmente, siamo alla vigilia di una vittoria che non dovrà essere come quella di Pirro se vogliamo che l'ultimo atto tanto atteso sia quello definitivo. 

    Nei giorni delle due ricorrenze che festeggeremo ancora da "blindati" ci verranno offerte due grandi occasioni molto utili per i nostri figli e nipoti i quali, al tempo del Covid-19, sono stati privati del diritto all'istruzione e alla naturale socialità. Ebbene, sarebbe una cosa assai saggia se ciascun genitore o nonno sfruttasse almeno un poco di tempo per istruire i propri ragazzi raccontando loro, con parole semplici e non strettamente nozionistiche, il significato di queste due Feste delle quali i giovanissimi non possono avere un'idea che non sia filtrata dai libri di storia. 

    Il 25aprile del 1945 Sandro Pertini, a nome del Comitato di Liberazione Nazionale,  annunciava il "grande sciopero" generale che avrebbe dato il via alla vittoria partigiana sul nazi-fascismo e permesso all'Italia di tornare a essere una Repubblica democratica dopo venti anni di buio. Il 1° maggio 1888, in seguito all'assassinio di lavoratori anarchici italiani a Chicago, le maestranze portuali di Livorno assaltarono due navi americane ancorate ne porto e poi la Questura dove si era rifugiato il console statunitense. Fu il primo atto della rivolta operaia per l'ottenimento delle otto ore lavorative che sarebbe stata ottenuta soltanto cinque anni dopo. Questo il prologo dal quale dovrebbe partire la doppia narrazione. Fino ad arrivare a oggi, al momento che stiamo vivendo e a quanto possano essere allegorici quei due eventi del passato. 

    Il giorno della Liberazione italiana si presenta oggi come la porta oltre la quale si può vedere una "seconda Liberazione" da uno stato di "schiavitù" non violento come quello di allora ma altrettanto mortifero, velenoso e subdolo. Il Primo Maggio, subito a seguire, sarà la vigilia del momento in cui milioni di italiani torneranno finalmente e con la necessaria prudenza sui loro posti di lavoro la cui privazione si è fatta sentire pesantemente sia sul piano economico e sia su quello psicologico. Un ritorno alla vita, insomma, da affrontare con le dovute accortezze perché, come nei casi precedenti, il nemico può essere soltanto dormiente e non del tutto debellato. Ecco perché le due Feste che ci attendono più attuali di così non potrebbero essere. 

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