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  • Abbagnale ricorda Galeazzi a CM: 'Quanti scherzi, poi le cene. Era un uomo profondo. Ho un rammarico...'

    Abbagnale ricorda Galeazzi a CM: 'Quanti scherzi, poi le cene. Era un uomo profondo. Ho un rammarico...'

    • Stefano Agresti e Andrea Sereni
    Un binomio inscindibile. Giuseppe Abbagnale e Giampiero Galeazzi, tutto d'un fiato. "Ancora oggi mi associano alla sua voce", racconta emozionato l'attuale presidente della federazione italiana canottaggio, due medaglie d'oro olimpiche al petto. Con l'ex giornalista Rai, scomparso venerdì 12 novembre a 75 anni, Abbagnale ha condiviso praticamente tutta la sua carriera e le sue vittorie. Divenute epiche anche grazie alle telecronache di 'Bisteccone'.

    "La notizia mi ha colto di sorpresa - racconta a Calciomercato.com -. Avevo avuto modo di parlare con Susanna, la figlia, in occasione di una gara a Roma una decina di giorni prima. Mi aveva rassicurato sulle condizioni del papà. Poi purtoppo la cosa si è evoluta in maniera negativa".

    Come racconterebbe Galeazzi, presidente Abbagnale?
    "Parlare di Giampiero dal punto di vista professionale è molto facile. Quello che ha fatto come giornalista è sotto gli occhi di tutti. Ha condotto trasmissioni come La domenica sportiva, 90esimo minuto, programmi clou per la Rai. Ha commentato ccanottaggio, calcio, tennis, era poliedrico. Ma io voglio sottolineare l'inscindibilità che si è creata tra il personaggio Abbagnale e la voce di Galeazzi. Ancora oggi mi associano a lui".

    Quante emozioni, quante vittorie.
    "Ma ho un rammarico. Alle Olimpiadi di Barcellona, in cui ero portabandiera della delegazione italiana, sperava in una nostra vittoria, gli è rimasto in gola tutto quello che aveva in animo di raccontare. Ha commentato 2.950 metri con gli Abbagnale in testa, e mai si aspettava un sorpasso all'ultimo secondo. Questo è un rammarico che mi porto dietro: non avergli offerto la possibilità di fare un ulteriore commento epico".

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    "Per far vivere in maniera emozionale grandi imprese ci voleva un ottimo cantore. Galeazzi è stato questo, e non solo, per noi. E' stato bravo e un pizzico fortunato a trovare sul suo cammino tante storie che lui ha saputo raccontare alla grande".

    Lui era stato un canottiere, sentiva sua la vostra disciplina. Anche per questo era così coinvolto?
    "Sì assolutamente. E poi le nostre vittorie erano un po' la sua rivincita. Per farlo innervosire bastava che gli dicessi: 'Giampiè tu vai dicendo che eri un grande campione, ma alla fine solo due titoli italiani hai vinto'. Lì usciva la sua verve: 'Voi siete fortunati, avete un selezionatore. Ai miei tempi c'era molto campanilismo, io non sono andato alle Olimpiadi non per demeriti miei ma per colpa di qualcun altro".

    Che ricordo ha del Galeazzi amico?
    "Raccontare Giampiero è molto facile. Lui era un 'piacione', aveva una grande empatia. Eri a tuo agio con lui. Ho tanti momenti da ricordare, molti scherzi. Ad esempio, prima di una gara, magari una finale mondiale, veniva a farsi un giro in albergo e ci trovava tesi, nervosi. Lui scherzando diceva: 'Vabbè la Germania si becca 2 secondi, la Bulgaria non la mettiamo neanche nella contesa'. E noi: 'Giampiè, ma niente niente vogliamo telefonare e domani ci presentiamo direttamente sul podio a ritirare la medaglia?". Scherzavamo sempre insieme, a tavola anche. Ironia e simpatia, ma era sempre documentato. Sapeva tutto. Sembrava un casinaro, ma era un uomo assolutamente profondo".

    Quando ha visto Galeazzi per l'ultima volta?
    "Poco più di due anni fa. Ci siamo però sentiti al telefono più volte, e dopo le Olimpiadi di Tokyo ci siamo scambiati qualche messaggio. Ha commentato i risultati dell'Italia a modo suo, con una battuta".

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