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  • Aggressioni agli arbitri e risse tra genitori: la deriva violenta del calcio dilettantistico genovese

    Aggressioni agli arbitri e risse tra genitori: la deriva violenta del calcio dilettantistico genovese

    • Marco Tripodi
    Non è certo un bel momento per il calcio dilettantistico e giovanile genovese. Almeno dal punto di vista della sportività e dell'ordine pubblico. 

    BOTTE AL DERBINO - Nel giro di poche settimane sono stati infatti almeno tre gli episodi incresciosi che hanno macchiato altrettante gare dei campi della provincia ligure, tanto da farne tracimare il racconto dalle pagine sportive a quelle di cronaca. Nel primo, risalente a fine gennaio, furono i tafferugli scoppiati tra genitori durante il derby Under 15 tra Genoa e Sampdoria a rubare la scena ai giocatori. Un nervosismo esploso alla fine del match sugli spalti del campo di Bogliasco e stemperato solo dal comportamento maturo e civile mostrato nel frattempo sul rettangolo verde da alcuni giocatori delle due fazioni, in grado con il loro atteggiamento conciliante di dare l'esempio a chi, molto teoricamente, dovrebbe darlo loro.

    PUGNI AGLI ARBITRI - Se nella stracittadina adolescenziale la questione si risolse senza degenerazioni, non altrettanto bene è andata in due circostanze successive, avvenute nei giorni scorsi a breve distanza l'uno dall'altro. In entrambi i casi a pagare le conseguenze di un'ingiustificabile isteria è stato un giovane arbitro aggredito dai dirigenti di una delle due squadre in campo. È successo durante l'incontro tra Nuova Oregina e Anpi Casazza, sfida del campionato Under 14 genovese; è riaccaduto nella gara di Seconda Categoria tra Recco 2019 e Atletico San Salvatore, in maniera praticamente identica. 


    A GENOVA - In ambedue le circostanze si è registrata l'aggressione fisica ai danni di un appena maggiorenne direttore di gara da parte di un tesserato della squadra di casa. Nella prima occasione il fischietto è diventato oggetto della violenza di un dirigente locale che, scendendo in campo dopo una decisione non aveva gradito, lo ha colpito ripetutamente con calci, pugni e graffi, causandogli ferite guaribili in 25 giorni. Un episodio che ha avuto un ampio clamore a livello locale e non solo, finendo per essere raccontato anche dai media nazionali. Una cassa di risonanza non certo positiva che non pare essere tuttavia servita da lezione a chi, appena qualche giorno dopo, ha pensato bene di emulare il dirigente della Nuova Oregina. 


    IN RIVIERA - Domenica scorsa, infatti, la cosa si è ripetuta anche a Recco, ad appena una manciata di chilometri dai luoghi dei primi due fattacci. Anche in questo caso l'autore dell'aggressione è stato un tesserato della società locale, nella fattispecie il presidente. Contrariato per la decisione dell'arbitro di annullare un gol ai suoi, il primo tifoso ha esternato il proprio disappunto aggredendolo fisicamente con alcuni colpi al viso. La gara è stata ovviamente sospesa e successivamente assegnata alla squadra ospite e per  l'aggressore è scattata una maxi squalifica, provvedimento preso anche nei confronti del suo anticipatore. Il presidente del Recco dovrà stare lontano dai campi per tre anni, il suo omologo genovese addirittura fino al 2028. Mentre per il malcapitato arbitro la diagnosi è stata per fortuna soltanto di qualche giorno.

    Al di là delle sacrosante ed inevitabili sanzioni, tuttavia, ciò che deve far riflettere è la situazione di uno sport che anche e soprattutto a livello dilettantistico sta diventando sempre più isterico ed incontrollabile. Una situazione impossibile da trascurare per i vertici sportivi e politici del nostro calcio.

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