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  • Agnelli al Tar, il ricorso che esalta i tifosi della Juve: schiena dritta contro il sistema Uefa-Figc e contro Elkann

    Agnelli al Tar, il ricorso che esalta i tifosi della Juve: schiena dritta contro il sistema Uefa-Figc e contro Elkann

    • Marcello Chirico
      Marcello Chirico
    Agnelli ricorre al TAR per la squalifica di 2 anni ricevuta dalla FIGC e una nutrita fetta del tifo juventino esulta. Perché , per loro, Andrea è l’unico della Famiglia ad aver tenuto la schiena dritta , non accettando di prostrarsi davanti alla giustizia sportiva, prima, e alla UEFA poi. Come ha fatto invece il cugino Elkann, e il popolo bianconero non ha gradito, attendendosi un atteggiamento meno remissivo della società, differente da quello già adottato una volta con Calciopoli. È rimasto deluso, e quindi ora plaude alla scelta di Agnelli. “Andrea è il mio presidente!” scrivono in tanti sui social, e sperano adesso che quel ricorso lo vinca e permetta, magari, alla Juve di provare a farsi risarcire per danni dalla federazione.

    Sono stato anch’io un sostenitore della linea dura, perché un conto è pagare il giusto per le colpe commesse, un altro venire fregati come nel 2006. Allora fu inventato l’illecito strutturale per retrocedere la Juventus in B, stavolta per colpirla ci si è affidati al concetto generico di “slealtà”. Questo perché, sia la prima che la seconda volta, non esisteva il capo d’accusa specifico. E quando non c’è, in Federazione vanno di creatività.

    Nel codice sportivo non esiste una norma che regoli le plusvalenze e stabilisca come e quante se ne possano iscrivere a bilancio, per questo tutti i club ne fanno ampio uso per aggiustare le proprie contabilità e, in alcuni casi, potersi anche iscrivere ai campionati (e non era quello di Madama). Alla Juventus si sono allineati pure loro al “così fan tutti” e ne hanno prodotte a random per un triennio, creando un vero e proprio sistema di plus gonfiate che, per loro sfortuna, è stato scoperto con le intercettazioni dalla giustizia ordinaria, e da lì sono cominciati i guai pure con quella sportiva.

    Agnelli e i precedenti amministratori saranno chiamati a difendersi anche sul piano penale, ma intanto Andrea lo fa in ambito sportivo. Da dove è stato squalificato per 2 anni. Ricorrendo al TAR non ha nulla da perdere, non essendo più un tesserato, e quindi è legittimo e giusto che provi la strada extracalcio per cercare la riabilitazione.

    Alla Juventus qualche rischio in più ci sarebbe stato, da qui la scelta di optare per il patteggiamento. Ha avuto il sapore della resa, certo, mentre il tifoso si aspettava una risposta più dura, appunto il ricorso al TAR. Che, pare, sia stato anche paventato dai legali bianconeri, e questo ha indotto le istituzioni sportive a non calcare troppo la mano col secondo filone d’indagine (stipendi etc.), quello considerato da tutti come il più pericoloso. Alla fine si è raggiunto un compromesso tra le parti che ha chiuso la vicenda già nella stagione corrente, senza strascichi in quella successiva. Con un danno abbastanza contenuto rispetto alle premesse.

    Si fosse insistito con lo scontro frontale, ogni scenario sarebbe stato possibile. I tifosi avrebbero preferito che la Juventus rischiasse, anche solo per un senso di rivalsa nei confronti di una federazione così matrigna sempre e solo nei confronti di uno dei club trainanti della Serie A, ma che in troppi detestano, anche dentro i palazzi dello sport. C’era voglia di vendetta. Ma la proprietà ha optato, come nel 2006, per il pragmatismo, non ponendosi neanche stavolta contro il sistema calcio. Convinta che contro questa giustizia sportiva sia una lotta impari.

    Agnelli è un uomo libero, non fa più parte della Juve e nemmeno del mondo Exor, può permettersi di andare alla guerra personale contro la FIGC. E fa bene a farlo, è un suo diritto.

    Gli juventini si ricordino però che la società è finita nella centrifuga della giustizia sportiva per colpa soprattutto sua, dei suoi troppi azzardi, insieme ad una gestione del club non proprio così virtuosa. Va bene essere partigiani e avercela con una giustizia sportiva pessima, vessatoria e discriminante, però la spiacevole vicenda Prisma andrebbe esaminata a 360°, non escludendo a priori gli “amici”.
     

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