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  • Alessandro Moggi a CM: 'Calciopoli, ho vinto io. Immobile come Totti, fossi la Juve mi terrei Allegri. Su Conte-Inter...'

    Alessandro Moggi a CM: 'Calciopoli, ho vinto io. Immobile come Totti, fossi la Juve mi terrei Allegri. Su Conte-Inter...'

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    La prossima stagione Luciano Moggi si occuperà di una società di calcio dilettanti. 
    Luciano Moggi è il figlio di Alessandro, nipote di Luciano senior e freme per fare lo stesso lavoro del nonno. La famiglia, però, pur di fronte ad una vocazione dichiarata, non gli concederà scorciatoie: partirtà dal basso proprio perché sa di avere addosso nome e cognome pesanti, forse  ingombranti. Alessandro Moggi è un padre orgoglioso e fiero, un uomo realizzato, felice di quello che fa. Nonostante il nome, anzi, forse proprio per questo, non ha avuto una vita facile. 

    Come ha fatto a resistere e a risollevrasi dopo Calciopoli?
    “Sono passati tredici anni e ogni volta che racconto di quel periodo i ricordi sono sempre un po’ più  sfuocati. Una cosa, però, resta nitida: dal maggio al luglio del 2006 tra indagini, perquisizioni e inchieste fui oggetto di una violenza notevolissima. Mi arrivò anche una squalifica di due anni, ma la richiesta era di quattro. Ce la feci grazie al carattere che, grazie a Dio, i miei genitori mi hanno dato. Fortunatamente capii presto che non ero stato abbandonato dai miei clienti calciatori. E questo era avvenuto perchè ho sempre lavorato con correttezza, trasparenza, onestà e credibilità. La loro fiducia fu fondamentale non solo per ripartire, ma anche per tutto il resto. Una volta vidi un servizio su Ronaldo il fenomeno che parlava dei suoi malanni alle ginocchia. Raccontava le ansie e i tormenti. “Alla fine, disse, ho vinto io”. Ecco di Calciopoli penso la stessa cosa: ho vinto io. Come credo che Calciopoli mi abbia reso un uomo migliore”.

    Nella sua carriera di agente all’interno del mondo del calcio, ha mai pensato di cambiare ruolo? Ricordo che nel 2005 sarebbe potuto diventare direttore generale della Roma.
    “Tante volte ho pensato di cambiare lavoro, ma non si sono mai create le condizioni. Quella volta, all’epoca della Roma di Sensi, ero solo uno dei candidati. Ammetto che la voglia di confrontarmi con mio padre c’è sempre stata anche perché il profumo dell’erba del campo e l’adrenalina che  l’attesa della partita sprigiona dentro di te, sono straordinari”.

    Quando ha cominciato?
    “Nel 1993. Ero troppo giovane per fare il dirigente di società. Almeno così la si pensava allora in quel mondo fatto di persone esperte e anziane. Se avevi 25 anni ti dicevano che dovevi star zitto e imparare”.

    Parliamo di mercato. Ciclicamente si afferma che non ci sono le condizioni - vedi i soldi - per gli affari e poi magari si assiste ad una sessione di mercato come quella invernale in cui succede moltissimo.
    “Non so dove, ma di recente ho letto uno studio nel quale si diceva che nel mercato di gennaio l’Italia si è piazzata al secondo posto dietro la Premier per volume d’affari. La tendenza è al rialzo”.

    Verso che tipo di calcio stiamo andando?
    “Io credo che siamo di fronte ad una ripartenza del calcio italiano e che, al di là di qualche risultato sportivo da conquistare, la strada sia quella giusta: aumentano i fatturati e i fatturati spingono il mercato. Si può fare di più per quanto riguarda i diritti televisivi, specialmente con l’estero. Tuttavia Cristiano Ronaldo che sceglie la serie A significa che anche altri grandi campioni possono esserne attirati”.

    Non sarebbe male anche vincere un trofeo continentale, magari la Champions, ma per la Juve sembra già complicato, se non addirittura compromesso, il passaggio ai quarti.
    “Per quanto sia banale ribadirlo, a Madrid si è giocato solo il primo tempo di una partita che dura 180 minuti. La situazione è complicata, non compromessa. Certo, se la Juve che domina il nostro campionato, venisse eliminata adesso, il segnale sarebbe negativo anche per il nostro calcio”.

    Però, a livello individuale, cominciamo ad avere alcuni ragazzi di altissimo livello.
    “Infatti con giovani come Bernardeschi, Sensi, Chiesa e Zaniolo il futuro del calcio italiano sarà più roseo e potremo ritornare ai fasti del passato. Servono anche norme nuove per ripensare i vivai e i settori giovanili”.

    Tra i calciatori che possono allargare l’orizzonte all’Italia calcistica c’è anche Ciro Immobile, un suo assistito. In Nazionale, però, non ha ancora trovato il modo di esprimersi al meglio e con continuità.
    “Ciro è oggettivamente e senza ombra di dubbio il miglior attaccante italiano degli ultimi anni. Nella scorsa stagione ha segnato 41 gol fra tutte le competizioni, nonostante qualche infortunio. Se in Nazionale non fornisce lo stesso rendimento che ha nel suo club la ragione è da ricercare nel contesto. Cresciamo, ma non siamo ancora al massimo. Un altro esempio è Chiesa. Mi pare che con la maglia azzurra non abbia ancora fatto quel che gli riesce con la Fiorentina”.

    C’è la possiblità che Immobile parta l’estate prossima?
    “Ciro sta alla Lazio come Totti sta alla Roma. E’ un patrimonio del club non solo per il valore tecnico, ma anche per il legame di affetto e per la rappresentatività. Poi il mercato può chiamare dalle sponde più imprevedibili. Abbiamo ricevuto un’importante offerta dalla Cina, la Lazio ha tenuto duro e il giocatore ha ribadito di essere contento della sua collocazione”.

    Ha qualche amico tra gli allenatori.
    “Sì, ma non mi va di parlarne”.

    Fabio Liverani, attuale allenatore del Lecce, è una sua scoperta.
    “Senza dubbio. Diciamo che ha confermato le idee che avevo su di lui. Lo stesso che pensavo di Max Allegri e di Antonio Conte. Quando hai ammucchiato un po’ d’anni di esperienza, lo capisci quando ancora sono calciatori cosa faranno dopo. Perchè vedi, perchè annusi. Come dissi all’epoca di Allegri e Conte ripeto che anche Liverani diventerà un grande allenatore”.

    Il Lecce è in piena zona play off.
    “Sì, ma prima di sposare il progetto Lecce, Fabio aveva realizzato una miracolosa salvezza alla Ternana in B. Mi pare che al suo arrivo fosse a meno cinque dai play out. In dieci partite, forse meno, li portò alla salvezza diretta. Poi, nel 2017, ha cominciato una grande cavalcata con il Lecce fino alla promozione in B e adesso ai posti di eccellenza a ridosso delle prime”.

    Tornando ad Allegri e alla Juve, senza Champions le strade rischiano di dividersi.
    “Per me no. Allegri ha vinto talmente tanto che la Champions non dico possa essere irrilevante, ma quasi. Nel mondo vedo pochi allenatori bravi come Max. Secondo me, né lui, né la Juve pensano di dividersi”.

    Conte andrà all’Inter?
    “Troppo presto per dirlo. E’ uno dei migliori quindi è logico che le squadre più importanti pensino di ingaggiarlo. L’Inter, comunque, ha un signor allenatore. E io se fossi un dirigente dell’Inter mi terrei stretto Spalletti”.

    Chi vince la Champions League?
    “Fino a qualche giorno fa avrei detto Juventus. Oggi penso che la Juve resti tra le favorite perchè, per me, non è ancora fuori. In ogni caso mi sono fatto un’idea: chi passerà tra Juve e Atletico alzerà il trofeo”.

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