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  • Allegri mette i puntini sulle ‘i’ sbagliate: il corto muso è corto muso

    Allegri mette i puntini sulle ‘i’ sbagliate: il corto muso è corto muso

    • Luca Bedogni
      Luca Bedogni
    Dopo la lite con De Grandis, Allegri è tornato sull’argomento in conferenza stampa per cercare di spiegare la sua posizione: il corto muso si riferiva alla corsa scudetto, non alla singola gara. Di conseguenza lui non ha mai detto, né pensato di voler vincere le partite solo uno a zero. Ma è davvero così? 
    È un Allegri scisso, questo che cerca di giustificare la reazione a caldo di giovedì sera.  Un Allegri che, come al solito, non ammette. Sta barando sui numeri e sui concetti, sui suoi amati fatti. Mette i puntini sulle ‘i’ sbagliate. 
    La ‘filosofia’ del corto muso, che ora va quasi rinnegando, è evidente che sia stata applicata dal tecnico bianconero anche nelle singole partite. Di fondo, c’è una coerenza legittima che vuole a tutti i costi nasconderci da giovedì sera in qua. Una coerenza pervicace, intendiamoci, anacronistica. Che se ne voglia liberare finalmente? Si è forse stancato di brancolare nel buio della pratica?    

    SBLOCCHIAMO I RICORDI -  Prima di avventurarci in una riflessione sulla partita di giovedì sera, potremmo iniziare l’analisi sbloccando qualche ricordo. Ricordi di una Juve un po’ più ‘spensierata’. Voliamo quindi all’atteggiamento del primo tempo di PSG-Juve. Chiaramente un tempo regalato agli avversari. Tutti dietro ad aspettare un passo falso dei parigini. Se non era corto muso questo… era cortissimo.

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    In Napoli-Juventus (vedi immagini sotto) diventa ancora più interessante mostrare l’essenza del calcio di Allegri, perché in teoria il 3-5-2 che schiera al Maradona è tutt’altro che privo di elementi offensivi. Anzi, si direbbe quasi imprudente sulla carta, dal momento che vi compaiono giocatori come Chiesa, Di Maria, Milik e Kostic tutti assieme. In trasferta, uno dice, che coraggio! Ma a tradire Allegri, guarda un po’, anche in quel caso non sono stati i numeri, o i moduli che piacciono tanto ai giornalisti, bensì l’atteggiamento che ha richiesto ai suoi interpreti. Chiesa su tutti, costretto a fare (e sbagliare) diagonali del genere su Kvaratskhelia. 

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    E se non vi è bastata la contraddizione dell’uno a zero, beccatevi quella nell’azione del raddoppio, con il giocatore più forte del momento (il georgiano) lasciato completamente solo sul lato debole. Ecco cosa succede quando l’atteggiamento generale stride con la scelta degli interpreti.

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    I FATTI, PRIMA DELL’UNO A ZERO COL NANTES - Ma visto che Allegri chiede alla nostra categoria di non sparare ‘cazzate’ e di rimanere agganciata ai fatti, mettiamo al centro (come peraltro si fa di solito, senza che ce lo ricordi lui) i fatti di Juventus-Nantes. Con che sistema di gioco hanno difeso i bianconeri? Be’, c’era parecchia fluidità dovuta essenzialmente all’interpretazione del ruolo di esterno da parte di Chiesa. Un po’ sembrava un 4-3-3 asimmetrico (con Di Maria sottopunta) un po’ un 3-5-2. A uno sguardo più attento tuttavia si vede che, fino all’uno a zero (e sottolineo ‘fino all’uno a zero’), Chiesa stava più alto, rientrando più o meno sulla linea dei centrocampisti. Dietro di lui ci pensava Alex Sandro, quasi come un vero e proprio terzino.

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    Badate che la scalata descritta sopra consentiva a Chiesa di essere non solo più brillante ma banalmente anche più presente nell’ultimo terzo di campo. Insomma le sue energie si consumavano principalmente di là dalla metà campo, alla ricerca di un taglio (come nell’azione del gol), di uno strappo o di un movimento tra le linee. Cose da esterno offensivo nel 4-3-3, no? Capite la correlazione tra le due fasi?

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    I FATTI, DOPO L’UNO A ZERO - Dopo l’uno a zero, altri fatti. Guarda caso è cambiato qualcosa. Chiesa non tornava più all’altezza dei centrocampisti, ma fino in fondo, come col Napoli (anche se sul lato opposto). Sul quinto del Nantes (Centonze) non scalava più Alex Sandro ma Federico, proprio lui che nell’occasione del gol bianconero aveva costretto Centonze a difendere...

    Allegri mette i puntini sulle ‘i’ sbagliate: il corto muso è corto muso

    Ora, se prima dell’uno a zero c’era correlazione tra le due fasi, anche dopo l’uno a zero va cercata. Ad Allegri sfugge questo nesso fondamentale che spiega il motivo per cui la Juve ha iniziato a sedersi e a far ‘rotolare’ la palla (nel senso di farla girare piano). È inutile lamentarsi della cattiva gestione del pallone in una certa fase della gara, se si tralasciano o insabbiano le cause. 

    Allegri mette i puntini sulle ‘i’ sbagliate: il corto muso è corto muso

    Guardate su questo cambio di gioco di Di Maria il comportamento di Chiesa.
     
    Allegri mette i puntini sulle ‘i’ sbagliate: il corto muso è corto muso

    Siamo dopo l’uno a zero ovviamente. Federico sta cercando di riguadagnare la metà campo avversaria camminando, dopo aver difeso ‘fino alla bandierina’. È normale che se Alex Sandro (che riceve il cambio di gioco) davanti a sé non ha movimenti vivaci, cattivi, eseguiti col tempo giusto eccetera, è normale che rallenti. Questo Chiesa che gli cammina di fianco è un Chiesa che ha bisogno di rifiatare in quel momento. Niente di male se succede una volta o anche tre. Se invece diventa una tendenza (perché a Chiesa si chiedono gli straordinari difensivi) ecco che tendenzialmente la Juve avrà una gestione della palla meno vivace da quella parte. Poi chiaramente non dipende solo da Chiesa, ma questo è senz’altro un fattore.

     

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