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    Allegri se ne va, ma alla Juventus il pozzo è avvelenato

    Allegri se ne va, ma alla Juventus il pozzo è avvelenato

    • Simone Eterno
    Tra Allegri e la Juventus non è finita bene. E da un certo punto di vista era inevitabile. Da un lato una personalità forte che da metà stagione ha capito come sarebbe andata a finire, ritenendola, dal proprio punto di vista, un'ingiustizia; e dall'altra una società che, altrettanto comprensibilmente, a un certo punto ha deciso di fare le proprie valutazioni e virare su altro. Perché come scriveva Thomas Eliot "quel che conta è il percorso del viaggio e non l'arrivo". E l'incomprensione in fondo è racchiusa tutta qui. Lo è tra Allegri e la società. Lo è soprattutto fuori, dove la faida tra cosiddetti 'allegristi' e cosiddetti 'giochisti' - definizioni entrambe aberranti se mi permettete il giudizio - ha avvelenato il dibattito, polarizzandolo sulla logica primitiva dell''amico-nemico', come del resto si fa ormai con qualsiasi concetto nel tema pubblico, anche quelli teoricamente assai più importanti rispetto alla partita di pallone. 

    RISULTATI - Sì, è stato il viaggio a fare tutta la differenza. Perché che Allegri sia arrivato al traguardo che gli era stato richiesto non ci sono dubbi: qualificazione in Champions League e successo in Coppa Italia. La Juventus ha ottenuto ciò che riteneva più importante in primis per i bilanci e il proprio futuro - la Champions - e ci ha aggiunto un trofeo in più in bacheca, che male non fa, specie quando il motto del club è 'vincere è l'unica cosa che conta'. E alla fine proprio qui si torna. 'Vincere è l'unica cosa che conta'. Allegri ha spinto forte su questo tasto, e nel poco lucido finale di partita e successivo post di Roma, se n'è andato ribadendo il concetto, dicendo che "vincere alla Juventus è nel DNA", un po' a mo’ di legittimazione - comprensibile - del proprio lavoro svolto, un po' a mo’ di avvelenamento del pozzo per chi seguirà.

    POST ALLEGRI -
    Perché questo è il rischio principale per Cristiano Giuntoli e per chi arriverà dopo. Ossia che dalla giornata numero 1 del prossimo campionato, il paragone, torni, puntuale, al primo pareggio, con tutto ciò che è stato il recente passato. Ne sa qualcosa Maurizio Sarri ad esempio, che da tale ambiente fu divorato, fagocitato ed espulso dall'organismo Juve, seppur da vincente. 'Not fit', diceva qualcuno in società, utilizzando quel codice anglosassone che dà sempre quel tono in più quando si è manager. Incompatibile, in italiano. Chissà se lo sono invece gli spogliarelli, le scenate isteriche, le minacce ai colleghi...

    IL RISCHIO - Ecco, ciò che il mondo Juventus dovrà a tutti costi evitare, sarà di rivedere un Sarri-bis. Servirà una personalità con le spalle larghe in panchina, ma anche chiarezza da parte della società e dei suoi canali. Servirà raccontare che per costruire un tipo di viaggio 'diverso' rispetto a quello di Allegri - ciò che evidentemente la nuova Juve vuole scegliendo di privarsi con un anno di anticipo del livornese - occorrerà avere pazienza. Persino giganti del gioco come Klopp a Liverpool e Guardiola a Manchester, non hanno vinto subito. Ma il loro lavoro è uscito alla distanza; il loro 'viaggio', dopo le difficoltà iniziali, è diventato 'esperienza' ancora prima che sfoggio dei trofei. Spoiler: vedere Liverpool, questo weekend che arriva, per credere.

    'DEALLEGRIZZAZIONE' - Se la Juventus vorrà intraprendere questo tipo di strada, come evidentemente pare voler fare Cristiano Giuntoli e la dirigenza, occorrerà lavorare tanto e difendere forte la scelta fatta proprio per 'deallegrizzare' il discorso. Perché chi arriverà, magari, non vincerà subito. E se il refrain sarà ancora quello del "eh ma Allegri alla fine portava il risultato" o più semplicemente, di nuovo, del 'vincere è l'unica cosa che conta', allora tanto vale non provarci nemmeno. L'esperienza Sarri, di nuovo, da questo punto di vista, fu un fallimento e dovrebbe aver insegnato qualcosa. Il rischio, insomma, c'è ed è reale. E il lavoro da fare alla Juventus, in un ambiente spaccato in due nonostante gli obiettivi raggiunti, è tantissimo. In bocca al lupo a chi arriva. Ne avrà davvero bisogno.

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