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  • Almeyda ricorda: 'Inter-Milan di Champions, meritavamo noi! Siamo stati nettamente superiori'

    Almeyda ricorda: 'Inter-Milan di Champions, meritavamo noi! Siamo stati nettamente superiori'

    Matias Almeyda, ex centrocampista di Parma, Lazio e Inter, ora allenatore dei San Jose Earthquakes, franchigia della MLS, si racconta a FcInterNews, tornando sui suoi momenti in nerazzurro: “L’Inter era ed è un’istituzione mondiale. Era, e dovrà essere sempre, costruita per vincere. Rimasi due anni, peccato che a Milano non conquistammo nulla. Arrivai nel 2002, ma successivamente al 5 maggio. Se ai tempi fossi già stato nerazzurro, avremmo vinto di sicuro. Mancava grinta… (ride, Ndr)”. 

    SUCCESSI SFIORATI - “Quell’Inter era in una fase di cambiamento. Tanto per dire Ronaldo il Fenomeno andò al Real Madrid. Ma noi arrivammo sino alla semifinale di Champions League, in cui fummo eliminati dal Milan solo per la regola dei gol in trasferta. Il Milan passò semplicemente perché il sorteggio lo aveva decretato come squadra di casa nella partita di andata. Fosse stato il contrario, saremmo passati noi. E la storia sarebbe potuta essere differente. Noi a giocarci la finale e i rossoneri eliminati. Volevamo vincere la Coppa dalle Grandi Orecchie. E ce lo saremmo meritati. In campo nel doppio confronto eravamo stati sicuramente superiori ai nostri avversari e avremmo meritato il passaggio del turno. Un vero peccato…”.

    IL CARTELLINO RUBATO - “Mi ero arrabbiato con Corradi. Lui fino a un mese prima era stato in ritiro con noi e avevamo convissuto davvero molto bene. Ci fu un contrasto a centrocampo con Adani, ma Bernando se la prese con me e mi insultò pesantemente. Da lì, anche perché si trattava di una partita caliente, persi la pazienza (letteralmente: "mi saltò la catena", Ndr) e iniziammo a discutere. Ma il direttore di gara buttò fuori solo me. Vidi il rosso e d’istinto gli rubai il cartellino (ride, Ndr). Non era giusto, ripeto: io non avevo fatto fallo, era stato Lele. D’altronde però a quei tempi c’erano arbitri che se la prendevano molto facilmente con me. Bastava che facessi X e venivo subito ammonito”.

    LA DEPRESSIONE - “Io ho sofferto di depressione. Ma qualcosa connesso alla mia vita privata, come qualsiasi essere umano che può stare male. Per fortuna ne sono uscito. Tematiche di vita, per l’appunto. Io le ho raccontate, altri non se la sentono. Se ne soffrono altri calciatori?  Non lo penso, ne ho la certezza. Per questo motivo l’ho raccontato. Per aiutare quegli atleti che per paura non escono allo scoperto. Ma questo vale per tutte le persone. Ci vuole coraggio per dichiarare questi problemi. Ma io sono la dimostrazione di come anche i giocatori di livello mondiale non siano immuni a certi problemi”.

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