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  • Altro che Bonucci! Danilo è il leader della Juve: lui ha capito e parla allo spogliatoio e mica sui social...

    Altro che Bonucci! Danilo è il leader della Juve: lui ha capito e parla allo spogliatoio e mica sui social...

    • Marcello Chirico
      Marcello Chirico
    C’era pessimismo attorno alla Juventus prima del derby, ignari di come la squadra avrebbe reagito al ritiro punitivo imposto dalla società e mal digerito da numerosi componenti della rosa, aldilà delle puntuali smentite. Invece una reazione positiva c’è stata e Madama si è imposta nella stracittadina in teoria più alla portata dei cugini, scesi in campo però senza punte. Toro che fa già difficoltà a segnare quando schiera Sanabria e Pellegri, figuriamoci privandosene del tutto.

    Compito quindi facilitato per i bianconeri, i quali senza strafare hanno alla fine portato a casa la prima vittoria in trasferta della stagione. Soprattutto 3 punti importanti dopo le turbolenze di San Siro e Maccabi. Tre punti ottenuti facendo ciò che Allegri chiedeva da settimane: un minimo di compattezza. Creando il famoso gruppo, dissoltosi in questi ultimi mesi.

    Una cosa più facile a dire che a farsi, soprattutto quando mancano leader dentro lo spogliatoio, e coloro i quali dovrebbero esserlo vengono meno a questo ruolo. Perché non basta possedere l’etichetta di “senatori” per essere in automatico un punto di riferimento per la squadra. Vedi Bonucci, colui che avrebbe dovuto raccogliere il testimone di Chiellini, Barzagli, Buffon – vecchio gruppo storico juventino di cui Leonardo ha fatto parte a pieno titoli negli anni belli – ma non sembra essere provvisto del carisma necessario per essere riconosciuto come leader dalla squadra. Lo stesso Allegri, del resto, gli negò i galloni di capitano quando rientrò alla base dopo la parentesi rossonera. Un motivo ci sarà pur stato.

    Per essere leader non bastano le frasi di circostanza, i messaggi retorici pubblicati su Instagram, i confronti a muso duro con l’allenatore in allenamento o il guidare a capo chino la truppa sotto la curva a prendersi i pernacchi. Serve altro. Probabilmente tutto ciò che, al momento, un altro componente della rosa sembra maggiormente in grado di trasmettere alla squadra, dentro e fuori dal campo.

    È il signor Danilo Luiz da Silva, 31 anni da Bicas, Brasile. Uno che ha accumulato esperienza da vendere in club di primissima fascia come Real, City e Porto, che da quattro stagioni gioca alla Juventus, che ha capito come gira il fumo in casa bianconera e che, poco per volta, si è ritagliato sempre più spazio all’interno dello spogliatoio, dimostrando di possedere le caratteristiche (dalle sue parti si direbbe “los huevos”) per assumere quel ruolo al momento mancante alla Juventus. Quello, appunto, di leader. Di guida capace, col proprio esempio, con l’impegno e la determinazione, ma anche i concetti espressi nelle interviste, di scrollare e trascinare gli altri.

    Prova n’è stata il discorso fatto alla squadra prima di cominciare a giocare il derby: tutti in cerchio e lui unico a parlare, come fanno i leader. Coi compagni che lo stavano attentamente ad ascoltare. Danilo? Si, Danilo. Proprio lui.

    Così com’era stato sempre lui, dopo la vergognosa sconfitta in Israele a metterci la faccia davanti alle tv e a dichiarare che così non andava, che non basta pensare alla Juventus solo quando si è alla Continassa, ma bisogna farlo sempre, anche a casa, e che per questo club bisogna essere sempre disposti a dare il massimo, ragionando da squadra anziché da singoli. Parole franche e dure, pronunciate da uno che raramente – anche quando la squadra naufraga – si prende un’insufficienza nella pagelle.

    Così il brasiliano ha scalato gerarchie dentro lo spogliatoio ed ora è uno ascoltato quando alza la voce. Uno dei pochi che ha capito tutto e che solo per questo meriterebbe il rinnovo immediato.

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