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  • Amanda Knox: il pm che l’ha accusata dichiara: 'L’ho incontrata, mi manda foto di sua figlia'

    Amanda Knox: il pm che l’ha accusata dichiara: 'L’ho incontrata, mi manda foto di sua figlia'

    • Alfonso Martino
      Alfonso Martino
    La storia che stiamo per riportare ha dell’incredibile: può un uomo di legge, convinto delle sue idee sulla colpevolezza di una persona, incontrare quella stessa persona che lui considera colpevole?

    A quanto pare è possibile, come dimostra il caso di Giuliano Mignini, sostituto procuratore di Perugia che nel suo libro Caso Meredith Kercher. Una vicenda giudiziaria tra due continenti, ha dichiarato di aver incontrato colei che è stata per anni una delle protagoniste principali del caso: Amanda Knox.

    Sulla donna si è detto e scritto di tutto, tra libri, docuserie e ospitate in tv. Il 17 giugno 2022 la Cassazione ha sciolto ogni accusa legata alla donna americana, la quale era accusata di aver ucciso l’allora compagna di stanza Meredith.

    Mignini, andato in pensione nel 2020, ha parlato nel libro dell’incontro con la Knox: “Siamo stati insieme per quasi tutta la giornata. Abbiamo anche pranzato insieme. Al pranzo c’era anche il marito di Amanda, Christopher, e la deliziosa bimba, Eureka Muse, nata l’11 luglio 2021. Il lungo colloquio tra lei e me, presente don Saulo si è svolto la mattina ed è durato circa tre ore. Non posso entrare in dettagli sul contenuto dell’incontro stesso ma sono rimasto colpito dalla gioia e dalla profonda commozione che Amanda ha dimostrato. La spinta psicologica che Amanda ha provato nel desiderio d’incontrarmi dev’essere molto forte ed era stata da lei coltivata da molto tempo”.

    Il Corriere della Sera riporta che l’avvicinamento della donna americana nei confronti del pm iniziò quattro anni fa tramite lettere, con Mignini che ha sempre rifiutato, mettendo al primo posto il lavoro. Con l’arrivo della pensione, i rapporti tra i due si fanno più stretti, come dichiarato dallo stesso uomo di legge: “Sarebbe iniziato, da allora, un rapporto epistolare che si protrae sino ad oggi con piena soddisfazione reciproca, che tuttavia abbiamo deciso di mantenere privato”.

    Mignini nel suo libro descrive un’Amanda Knox inedita: “Ho capito che non c’era alcun inganno in lei. Solo il bisogno di aprirsi e di dirmi tutto del suo mondo, di dirlo solo a me e di sentirmi parlare della mia vita. È un particolare che è più eloquente di ogni altra considerazione, una delle cose che mi hanno più stupito di lei, in questa sua svolta: il fatto che ci tenga a rendermi partecipe della sua vita più intima. Mi manda le foto della sua vita familiare e, soprattutto, della piccola, dolcissima Eureka il cui volto lei lo nasconde a tutti, perché ha paura dei paparazzi, come dice, meno che a me e a don Saulo. Amanda mostra spessissimo le foto di Eureka, fin da quando aveva pochi giorni, a me e don Saulo. Questo atteggiamento aveva ed ha un che di straordinario perché io sono quello che l’ha messa in carcere e ne ha chiesto la condanna”.

    Sul suo iniziare i rapporti con la donna all’arrivo della pensione, il pm dice: “Troppo ero coinvolto nello studio del processo e nel desiderio di vedere accolta l’ipotesi accusatoria anche da quei pochi giudici che l’hanno respinta, oltre che in quello di difendere le istituzioni italiane, la mia città, i miei collaboratori e me stesso dal mare di vergognose calunnie che ci sono piovute addosso. Non rinnego nulla delle mie conclusioni processuali che confermo in pieno. Non sono io che ho chiesto di incontrare Amanda. Fosse stato per me, non sarebbe mai successo. Non lo avrei mai immaginato. È Amanda che mi ha chiesto di incontrarmi ed io, a processo concluso, con lei che aveva scontato la pena per la calunnia ed era stata assolta in maniera dubitativa dall’omicidio, ho ritenuto di ascoltarla e di incontrarla”.

    Risultano decisamente separate in Mignini l’ambito professionale e quello umano, come dimostrano queste sue dichiarazioni: “Oggi io conosco Amanda e mi fido di lei. Come potrei vederla capace di fare qualcosa di male? Ma i processi non si possono fare con i sentimenti, per di più, sopraggiunti ad una sentenza definitiva.

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