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  • Amrabat oltre Juric e Italiano, 'liberato' da Regragui: ecco a chi serve e perché a Firenze non rende

    Amrabat oltre Juric e Italiano, 'liberato' da Regragui: ecco a chi serve e perché a Firenze non rende

    • Luca Bedogni
      Luca Bedogni
    Ci ha pensato Macron a sbilanciarsi prima di tutti. Sceso negli spogliatoi dopo Francia-Marocco, si è rivolto a Sofyan Amrabat dicendo: "Sei il miglior centrocampista del torneo". E tutto questo quando aveva un Tchouameni a portata di carezza patriottica. Ora, immaginate Caressa che commenta Spagna-Marocco, o Marocco-Portogallo. Ad ogni tackle il volume che si alza, e il cognome del giocatore ripetuto come una constatazione suprema, un rintocco del destino, quasi un rituale, in un’attualizzazione in salsa qatarina del celeberrimo “Cannavaro!” del 2006. Perché se esistono Mbappé e Messi, Zidane e Maradona, ai Mondiali esisterà sempre il mito della forza contraria, un Cannavaro portentoso, o l’anti-Diego Gentile. E le persone normali, così come i giornalisti e i commentatori, si dividono sempre in due tipologie: chi si esalta per la qualità e chi si esalta per la quantità. Dunque in che senso Amrabat è stato il miglior centrocampista del torneo, carissimo Macron? Senz’altro per l’exploit quantitativo. Il suo Mondiale è stato molto appariscente, e noi cercheremo di capire il perché in questo articolo. Di certo è stato il giocatore della Serie A che più ha tratto beneficio dall’esperienza in Qatar. Adesso lo vogliono tutti, giustamente. Sentiamo allora il bisogno di porci una domanda non oziosa, che anzi servirà a identificare il profilo della squadra più giusta per lui in un prossimo futuro. Chiediamocelo, dunque: come è cambiato, se è cambiato, il modo di giocare di Amrabat in nazionale rispetto alle prestazioni nei club, con Juric prima e Italiano ora? In poche parole, come si valorizza al massimo Sofyan?

    REGRAGUI COME JURIC? - Non vi inganni il sistema di gioco con cui il Marocco ha iniziato la semifinale. Questo 3-4-3, tra parentesi l’errore capitale di Regragui, aveva tutta un’altra interpretazione rispetto al 3-4-3/3-4-2-1 che schierava Juric nel Verona, quando Amrabat era ancora uno dei suoi due interni.

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     Forse l’errore del ct marocchino è stato proprio quello di interpretare questo sistema con gli stessi principi difensivi che funzionavano nel 4-3-3 visto fino ai quarti. Ha cambiato stampo, e quando ci ha versato dentro lo stesso contenuto si è accorto che mancava un po’ di pasta. Nel Verona di allora, come nel Torino di oggi, il riferimento all’uomo in fase difensiva è religione. Ma Regragui non appartiene alla stessa setta, di conseguenza ha utilizzato il 3-4-3 per difendere basso e di sistema. E guardate sopra, al di là dell’errore di El Yamiq su Griezmann, il corridoio che si apre tra Boufal e Amrabat, proprio nel punto dove la mezzala del Marocco non c’è più, a causa del cambio di modulo.  

    REGRAGUI COME ITALIANO? - Allora questo Amrabat del Mondiale è più vicino a quello di Italiano? Italiano fa giocare la Fiorentina col 4-3-3, non è vero? Sì, ma anche in questo caso con un’interpretazione diversa, se vogliamo paradossalmente più simile a quella di Juric, cioè tutta improntata sui duelli e sull’aggressione ‘a uomo’. Ecco un esempio a caso tratto dal ritiro viola di quest’anno.

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    Vedete Amrabat che segue un centrocampista avversario andando oltre la mezzala sinistra Maleh. Sono tutti appaiati, il gioco delle coppie si può fare in un attimo. 

    QUINDI? - Nel 4-3-3 del Marocco Amrabat è stato così performante perché è andato contro la sua formazione italiana. È stato così appariscente perché era libero di andare oltre il singolo duello. Era libero di strafare durante la fase difensiva. Dunque di valorizzare appieno il suo motore, operando raddoppi costanti.

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    Ovunque si girasse, aveva il compito e l’opportunità di andare a stringere morse attorno all’avversario di turno, coadiuvato dai compagni. Spesso lo abbiamo visto sorprendere giocatori di spalle in fascia, arrivando di soppiatto.

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    Oppure nei mezzi spazi, qui sopra ad esempio contro la Spagna (partita in cui era ancora più ‘libero’ in quanto la Spagna non gioca col trequartista, bensì anch’essa col 4-3-3). E questo valeva anche quando c’era da proteggere la porta in stile De Rossi. Un De Rossi al quadrato, se permettete l’iperbole. 

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    DISPOSITIVO TIPICO - Senza contare l’azione difensiva tipica che Amrabat doveva eseguire a più riprese nell’arco di una gara. Quando ad Hakimi superato, o comunque rimasto sopra-palla, a Sofyan toccava correre verso la fascia per tamponare il buco. Quanti recuperi di palla gli abbiamo visto fare così durante questo Mondiale!

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    E tutto questo era possibile perché non aveva il vincolo della marcatura a uomo, o in qualsiasi modo vogliate chiamare quella strana ossessione e moda dei duelli tipici di Juric e Italiano. La falciata clamorosa a Mbappé in semifinale nasce proprio da una situazione analoga. E alla fine, anche se arrancando, non l’ha mollato, gli è corso dietro per più di 50 metri, pur essendo più lento. 

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    E CON LA PALLA? L’IMPORTANZA DI OUNAHI- Con la palla Amrabat fa il suo, ma non è un portento. Le volte che ci siamo esaltati a vederlo uscire da dietro in conduzione, era perché magari aveva appena fermato un giocatore e di slancio poi veniva fuori a testa alta con gli spazi aperti davanti a sé. E poi di fianco a lui c’era un signor ‘attrattore’ come Ounahi. Non a caso Luis Enrique ha parlato del numero 8, Macron di Amrabat. Azzedine serviva ad attrarre e sciogliere nello stretto i grumi di pressione.

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    Questo apriva campo al compagno di reparto Amrabat, che poi coi suoi strappi poteva spingere la transizione per vie centrali.

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    Ed eccoci ai filtranti insoliti di Amrabat in Qatar.

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    A campo aperto basta quasi buttarla di là dalla difesa alta avversaria, non serve la raffinatezza richiesta in zona di rifinitura. Domanda: la Fiorentina di Italiano attacca così? Tendenzialmente no, chiude gli avversari nella loro metà campo. Ecco perché la regia di Amrabat a Firenze risulta più ‘scolastica’. Non ho detto cattiva. Scolastica.

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