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  • Ancelotti è a un bivio: dal caso Insigne alla sindrome del secondo anno, a giugno può essere addio

    Ancelotti è a un bivio: dal caso Insigne alla sindrome del secondo anno, a giugno può essere addio

    • Andrea Distaso
    Napoli, abbiamo un problema. Il pareggio col Genk in Champions League e la consueta lunga lista di rimpianti ha lasciato i suoi strascichi: la squadra di Carlo Ancelotti continua a mostrare gli stessi difetti della passata stagione, tra le distrazioni del reparto difensivo e i tanti gol falliti dai propri attaccanti e, come se non bastasse, il caso Insigne ha manifestato in maniera tangibile le prime tensioni all'interno dello spogliatoio. Situazioni che rischiano di complicare l'andamento di una stagione apertasi da poco ma già in salita, soprattutto in campionato, dopo le sconfitte con Juventus e Cagliari, e mettere a serio repentaglio un progetto sportivo imperniato principalmente sulla figura dell'allenatore emiliano.

    GESTIONE A UN BIVIO - Ancelotti è stata la grande scommessa, il grande investimento, del presidente Aurelio De Laurentiis per ripartire di slancio dopo la traumatica chiusura dell'era Sarri: un tecnico di esperienza e di caratura internazionale, a cui hanno fatto seguito gli acquisti di giovani talenti molto apprezzati nel panorama europeo come Fabian Ruiz, Elmas e Lozano e certezze come Manolas e Llorente. Se la prima annata in azzurro è stata di assestamento, questa, con una Juventus che a sua volta ha deciso di ripartire da una guida tecnica diversa, doveva e deve essere quella del consolidamento e del concreto tentativo per portare a casa un trofeo, che manca dalla Coppa Italia 2014 della gestione Benitez. Chiudere la stagione senza nemmeno andarci vicino corrisponderebbe a un chiaro fallimento degli obiettivi fissati a inizio stagione e anche dalla proprietà non sono mancati i primi segnali di perplessità. La gestione allargata della rosa e un turn-over molto esasperato causa impegni ravvicinati non convincono e, più che dare respiro ai presunti titolari fissi e coinvolgere più giocatori possibili, sta invece togliendo certezze e creando nervosismo.

    LA SINDROME DEL SECONDO ANNO - Ecco perché oggi è tutt'altro che inverosimile pensare a una sorta di ultimatum per Ancelotti, che ha firmato un contratto fino al 2021 ma si gioca tantissimo, se non tutto, quest'anno. Se il curriculum parla da solo per l'ex allenatore del Milan, le ultime stagioni parlano di risultati non soddisfacenti e a spaventare il Napoli è il fatto che, dal Chelsea al Bayern Monaco passando per il Real Madrid, sono stati proprio i secondi anni di Ancelotti alla guida di queste squadra a risultare fatali e a portarlo ad addii anticipati. Con la nemmeno troppo sottile differenza che, in azzurro, anche la prima stagione si riduce a pochi picchi, a pochi momenti da grande squadra, riducibili quasi esclusivamente all'ottimo girone di Champions League disputato contro Liverpool e Paris Saint Germain. Culminato in un'eliminazione beffarda per una questione di differenza reti, ma che aveva iniziato a materializzarsi con quell'incredibile pareggio sul campo della Stella Rossa. Belgrado allora come Genk mercoledì sera. Il lupo perde il pelo ma non il vizio, ma a giugno Ancelotti rischia di lasciare per strada molto di più, il suo posto.

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