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  • Apple, Google e i colossi del Big Tech sotto attacco

    Apple, Google e i colossi del Big Tech sotto attacco

    • Alfonso Martino
      Alfonso Martino
    La vita quotidiana non può prescindere dall’utilizzo della tecnologia, che per la persona comune equivale a grandi aziende come Amazon, Meta, Apple e Google.  I Fantastici 4 del Big Tech hanno il potere di veicolare prodotti e contenuti attraverso algoritmi che permettono di indicizzare determinate notizie a discapito di altre.

    Queste grandi realtà, considerate quasi inattaccabili, stanno per essere messe a dura prova dalla Commissione Giudiziaria della Camera Americana. L’organo di vigilanza, presieduto da Jim Jordan, ha intenzione di scoprire con quale criterio vengono moderati i contenuti da aziende come Meta e Google.

    La notizia è stata riportata da The Cryptonomist, il quale afferma anche che l’accusa nei confronti dei colossi del Big Tech non sia frutto della casualità: Jordan, infatti, è non solo Presidente della Magistratura della Camera, ma anche un membro del congresso dell’Ohio di stampo repubblicano, con il partito dell’ex presidente Trump da sempre in lotta con queste aziende.

    Jim Jordan ha affermato tramite comunicato stampa: “Questi mandati di comparizione sono il primo passo per responsabilizzare Big Tech”. Una dichiarazione di intenti forte, che non lascia spazio a libere interpretazioni.

    L’accusa avrebbe portato come testimonianze delle documentazioni che dimostrerebbero una collaborazione tra il governo americano e i Fantastici 4 citati in precedenza. Una collaborazione che secondo Jordan porterebbe questi colossi a veicolare l’informazione a loro piacimento e a condizionare l’opinione pubblica.

    La notizia non ha però scalfito la quotazione in Borsa di queste enormi realtà: sempre The Cryptonomist rivela che Amazon guadagna lo 0,13% (93,21 Euro), Alphabet Inc Class A (Google) si apprezza dello 0,30% (90,20 Euro), Meta ottiene un +0,41% (166,00 Euro) ed Apple in sostanziale pareggio a 144,76 Euro.

    L’accusa di Jordan si basa su speculazioni, su ipotesi date dalla forte presenza di realtà come Amazon, Google o Apple nella nostra società. A conti fatti, le aziende in questione non hanno mai assunto atteggiamenti tali da giustificare questo tipo di indagini. Diverso è il caso di Meta, con Mark Zuckerberg chiamato a testimoniare sull’utilizzo dei dati personali sulla sua piattaforma principale, Facebook. L’azienda però non ha mai veicolato l’opinione pubblica a suo piacimento, con buona pace di Jim Jordan.

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