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  • Atalantamania, ciao Inter: la Dea mette il turBarrow, è terza!

    Atalantamania, ciao Inter: la Dea mette il turBarrow, è terza!

    • Marina Belotti
    Solo i cecchini fanno così bene un lavoro così sporco: invisibili e anonimi un momento prima, indossano un guanto stringendo la canna della pistola, mirano e fanno fuori la vittima, poi escono di scena, avvolti nello stesso silenzio di quando sono entrati. Ma ieri i dodicimila del Mapei hanno assordato Musa Barrow con cori, grida e battimani, anche se fino a 50’’ prima e dopo più di dodici mesi senza un gol in campionato – l’ultimo risale al 6 maggio, contro la Lazio guarda caso- nessuno ci avrebbe scommesso un soldo. Quindi non diciamo che Radu per un soffio, con un guantone un po' più saldo, avrebbe sventato anche quel gol. Perché oggi va in scena solo ‘Barrow, il ritorno’. Già, per ora in panchina per quello strappo sul fianco…

    GIOCO DI PUNTE (E DI PUNTI) - A inizio campionato, con Musa reduce da un finale di stagione da urlo e un preliminare da 4 reti e Zapata - punta d’oro della Samp – appena sbarcato in città, avevo fatto una domanda con relativa scommessa: chi avrebbe segnato di più tra i due neri per calcio? Una sfida ardua, mi pareva. E invece. E invece chi partiva favorito-Barrow- ne ha poi seganti meno di Djimsiti, mentre la pantera Zapata ha superato CR7. Ma il calcio è bello anche per questo e quel calcio che Musa ha dato al pallone appena entrato è molto più di un gol: cancella la rabbia, l'attesa e riscrive la stoffa, il bronzo, la Champions, la Coppa. Sì, la Coppa perché ora il morale è altissimo e proprio lì vuole sollevare il trofeo questa Atalanta che non si ferma più da tredici gare e dal 27 febbraio e che adesso può anche contare fino a 99.

    CASTAGNE SUL FUOCO- Ma parliamo anche di Castagne, che da quando si è infortunato al polso ha preso in mano la situazione, sotto braccio la squadra e la trascina ovunque. Difesa, centrocampo, attacco. Indossa ancora quella fascia - forse perché porta fortuna- e che sia medica e non da capitano poco la importa. Perché la forza di questa Atalanta è schierare in campo 11 capitani. Non è Ilicic o Zapata-dipendente e nemmeno Papu (qualcuno si è accorto tutti i 90’ che non era in campo?), ma gli stessi gregari aggregano e tengono incollata la squadra ai suoi obiettivi. Che adesso sono alti almeno 1,65 punti: il terzo posto, a -2 gare dalla Champions certa e con una finale di Coppa in ballo. Un duplice sogno per i bergamaschi, che faticano ancora a definirne i contorni. Perché poi ho visto Percassi uscire dal Mapei ieri sera, e me l'ha detto all'orecchio: "Ancora pochi punti e siamo salvi!".

    TERZA FORZA- L'umiltà è infatti un'altra delle chiavi del successo della compagine orobica. Niente proclami o giro di milioni di squadre costruite per affrontare il Real, ma una reale fame di dare tutto per la maglia. Anche a quattro giorni dalla Coppa, e alzate la mano se ricordate un’altra formazione che non si aggrappa al turnover, alle pressioni o "alla testa era già da un'altra parte". Solo quell'Atalanta che ora, con Masiello, il Papu e Mancini di nuovo a disposizione, vuole realizzare due sogni. E’ arrivato il momento di raccogliere i frutti e prendersi quel che si è meritato. Per la Champions c'è tempo, ma intanto il popolo nerazzurro vuole la Coppa tricolore che sognerà fino a mercoledì. A occhi aperti però, perché guardare quel 3° posto in classifica dietro a Juve e Napoli è troppo bello.

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