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  • Atalantamania: Gasp, è l’ennesimo pareggio... La Champions si allontana!

    Atalantamania: Gasp, è l’ennesimo pareggio... La Champions si allontana!

    • Marina Belotti
    Il 22’. Quando il cronometro si ferma per un istante sul 22’ del primo tempo, la gara cambia completamente direzione. Non poco prima del break, quando alla Dea girano i 4’ e prende un gol in fila all’altro, ma almeno 1200 secondi prima. Quando l’Atalanta smette di fare l’Atalanta. Quando la pratica è chiusa e il tris è una fila di X verticali regalate dall’avversario. Già, X, come il tabellino finale, che ha condannato l’Atalanta all’ennesimo pareggio perché, appunto, la pratica non le sembrava chiusa, ma per tutti e 11 lo era e basta. 
     
    PARI E SFATTA- Si tratta del quarto pareggio degli ultimi tempi, e questa volta non c’è nemmeno il clean-sheet a cui aggrapparsi. La difesa non regge, ma il problema vero non è la stanchezza fisica per gare giocate ogni tre giorni.  Anzi, tra esperimenti, squalifiche e acciacchi, il turnover sta facendo riposare a turno diversi primi della classe. Il problema vero è nell’atteggiamento di un team che dodici mesi fa, fatti tre gol, avrebbe continuato a spingere sull’acceleratore per farne il doppio. Le goleade, le famose goleade che umiliavano gli avversari, tra cui lo stesso Toro. Sembrava destinata a finire così, invece questa volta qualcosa è scattato, gli 11 si sono accontentati di fare un compitino che è risultato persino troppo facile (si è visto dalle magre esultanze…) e hanno chiuso il quaderno pensando che i compagni di banco non copiassero. Ma la Dea di mister Gasperini non ha mai saputo gestire: o va ancora avanti, o arretra. E il segnale d’allarme è che oggi ha scelto di arretrare. E se per un pari era colpa di una squadra che non giocava (Genoa), per l’altro di un team col pullmino in porta (Udinese), per l’altro ancora delle parate di un portiere (Napoli), forse questa volta è semplicemente colpa dell’Atalanta. Che, come a Bologna (0-2 e poi 2-2…), fa la presuntuosa e poi si ritrova con l’abito strappato.
     
    1 PUNTO (DI RIFERIMENTO)- Ma non è vero che manca il Papu Gomez perché, anche se è partito solo il 26 gennaio, era da quasi due mesi che non si vedeva in campo. E, senza di lui, la Dea ha centrato il filotto più lungo della stagione con 14 risultati utili, tanti gol presi e pochissimi incassati. Qualcosa di lui, però, manca sì: la sua personalità, il suo saltare l’uomo. Non c’è un altro 10 che le vesta entrambe, ma c’è un Matteo Pessina equilibratore-incursore sulla trequarti e un Marten de Roon che sa spronare e indirizzare la squadra come nessuno. Due capitani, anche senza i meriti di carriera e anzianità che spetterebbero. Il primo posto si allontana e, anche se a Bergamo interessa poco, anche per quel quarto Champions iniziano a servire le lenti a contatto. E’ finito il tempo degli esperimenti, dei Palomino, Malinovskyi e Miranchuk, è da troppe giornate che “tanto il campionato è ancora lungo…”. Ora siamo a -17.
     
    E ALLORA COPPA SIA- E allora, se davvero la concentrazione è calata per volare alla semifinale contro i Ringhio-boys, che ne sia valsa almeno la pena. L’andata ha parlato: quella finale se la merita l’Atalanta, ma mercoledì dovrà crederci per davvero. Non solo per i primi 40’. Non solo per i primi 3 gol. Una vittoria darebbe un nuovo senso al cammino in Serie A, cancellando questi 4 pari amari (oltre a quello sotto la Torre degli ‘Asinelli’…). Ma se a passare sarà il Napoli, si aprirà un’altra pagina sul percorso tutto rose e fiori della Dea. A due settimane dalla gara contro il Real Madrid. ‘Mola mia’ urlano i tifosi, il momento per svegliarsi è adesso

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