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  • Atalantamania:| Il serbatoio per il futuro

    Atalantamania:| Il serbatoio per il futuro

    Il rush finale è ormai dietro l'angolo, dietro la Pasqua. Qualche dado è ormai tratto, probabilmente anche quello dalla facciata sorridente che indica un'Atalanta praticamente salva. Certo, scaramanzia e prassi indicano che la concentrazione debba rimanere alta, ma diciamocelo con franchezza: sarebbe un enorme, inenarrabile, raccapricciante suicidio cadere a pochi metri dal traguardo. Roba che nemmeno la versione 2.0 di Dorando Pietri.

    Qualcosa, quindi, toccando il proverbiale ferro, si può abbozzare in vista della prossima stagione. Fare due conticini, qualche previsione, imbastire alcune idee, buttar giù un paio di valutazioni. Chi blindare, chi sacrificare sull'altare del bilancio. Ma anche chi riportare alla base. Già, quel serbatoio nutritissimo di giocatori atalantini sparsi per l'Italia tra prestiti e comproprietà.

    Si parte dalla A di Ardemagni, bomber ritrovato. Paiono lontani i tempi dello scetticismo, delle partite a secco e dei passaggi a vuoto. A Modena è tornato un attaccante letale, proprio come ai tempi del Cittadella. Radiomercato già impazza e le pretendenti non mancherebbero, ma resta sempre quel vecchio dilemma: saprà confermarsi anche nella massima serie, saprà esplodere definitivamente anche a Bergamo? Avercela, quella risposta...

    Di qualche anno più giovane è Daniele Baselli. Piede raffinato, visione e tecnica: la gavetta a Cittadella gli ha fatto benissimo e lo ha consacrato come uno dei giovani centrocampisti più promettenti d'Italia. Dalla A, alla B e quindi alla C: come Simone Colombi, carta d'identità ancora verde ma un curriculum già nutritissimo di presenze ed esperienza. È l'erede di Andrea Consigli, ci sono pochi dubbi.

    L'elenco potrebbe proseguire ancora a lungo: da Kone ad Almici, entrambi pronti a giocarsi le proprie carte nel prossimo ritiro, sino a Minotti e Madonna. Un piccolo tesoro, da sfruttare o da far fruttare. E ci sarebbero pure un paio di rimpianti: si pensi a Simone Zaza, oppure ancora a Simone Calvano, gioielli smarriti per strada. La conferma - non che servisse, comunque - del grande lavoro (escludendo Ardemagni, approdato a Zingonia già 'svezzato') di Mino Favini.

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