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  • Atalantamania: l'attesa del sogno dopo l'incubo Covid, in ricordo dei nonni che non ci sono più

    Atalantamania: l'attesa del sogno dopo l'incubo Covid, in ricordo dei nonni che non ci sono più

    • Marina Belotti
    Quella sciarpa dal nerazzurro ormai sfuocato e i bordi un po’ sgualciti che il nonno ha indossato per una vita intera, Luca se la legherà al collo domenica sera. Stretta stretta, come quegli abbracci che gli ha sempre regalato nonno Gino fino alla magica notte valenciana, gli ultimi 90’ prima che il coronavirus lo strappasse ai suoi sogni Champions, senza tempi supplementari. Ma oggi Luca ha deciso che domenica tornerà a sventolarla, quella sciarpa, nel cielo sopra le Mura orobiche per il nonno, per chi lotta ancora negli ospedali, per chi ha perso un amico o un lavoro. Sì, perché il fischio d’inizio di Atalanta-Sassuolo, alle 19.30 del giorno più lungo dell'anno, sarà un segnale di rinascita per Bergamo e la sua martoriata Provincia, una partita della vita che a leggerla sulla carta non direbbe nulla, se non fosse che proprio contro i neroverdi gli atalantini conquistarono quell’Europa più bella spezzata, sul più bello, dall’incubo più brutto. 

    LA GARA DELLA SOLITUDINE- Quel giorno c’era anche Paolo Tintori, presidente del Club Amici Atalanta Boccaleone, che ha gli occhi lucidi al pensiero del solstizio d’estate: “Fino a qualche giorno fa l’immagine dei carri militari che portavano via la nostra gente era troppo viva per riuscire a pensare al calcio, ma girando per la città mi sono accorto di come la gente cerchi la normalità. Ognuno di noi ha perso qualcuno in questa sporca battaglia ed è quindi giusto ricominciare a far battere il cuore per la nostra squadra e concederci un po’ di serenità dopo tanta sofferenza”. I sostenitori nerazzurri hanno già deciso di ritrovarsi a tifare, insieme ma distanti il canonico metro, la loro Dea davanti a un piatto di polenta e a una tv al plasma. Ma solo dal 24 giugno, sera-anzi notte, alle 21.45, di Atalanta-Lazio: la prima partita no, ognuno la vivrà come un proprio ricongiungimento personale, tra amuleti, foto infilate nel taschino, e perché no, immaginando ogni azione attraverso gli occhi della radio, come piaceva tanto al nonno.  
     
    LA GARA DELLA RINASCITA- Sì, gli atalantini attendono la sera del 21 giugno con l’emozione del primo giorno di scuola, sognando il 4° posto, la notte di Lisbona e i gol del tridente per chi è lassù: “Piutost che negót, l'è mèi piutost (piuttosto che niente, è meglio piuttosto, ndr), l’Atalanta è il primo amore della nostra vita e questa partita sarà un ritorno alla vita dedicato ai bergamaschi che non hanno mai mollato”, svela Manuel Bentoglio da tifoso abbonato- “da ben 14 anni!”- e da sindaco di Grassobbio, costretto nei mesi scorsi a comunicare ai suoi concittadini i nuovi casi positivi. Davide Corti invece abita da vent'anni a Nembro, nel paese che ha perso un’intera generazione perché le mancava l’aria, e ha un solo desiderio: “Che sia un segnale rispettoso di ritorno alla normalità". Come quella ritrovata da Stefano De Feudis, che il coronavirus l’ha vissuto sulla propria pelle: “L’isolamento in ospedale è stato duro, ma senza la Dea era ancora peggio. Spero che ciò che la nostra gente ha passato carichi i giocatori”.
     

    LA GARA DELLE STELLE- Un attaccamento troppo intenso, quello degli atalantini alla Dea, che nemmeno una pandemia avrebbe potuto fermare: applausi alla squadra in sconfitte e retrocessioni, chilometri macinati per un’Atalanta-Fano in C1, risparmi di una vita spesi per sognare l’impossibile nella fredda Kharkiv, centinaia di sveglie nerazzurre che squillano all’alba per costruire un ospedale da campo in tempi record. Anche se stasera non potranno fare ciò che qui è la più amata delle abitudini, ‘andare all’Atalanta’, sanno che Papu Gomez&Co combatteranno per loro. Come successe a un passo dal tornado, con quel poker al Mestalla. In una domenica non qualunque Bergamo, con la sua forza di riaprire il cuore ai pixel che definiranno nuove emozioni, ha già vinto. Ora tocca all’Atalanta vincere per continuare a inseguire quelle stelle Champions che ora brillano un po’ di più, accanto ai tanti, troppi, tifosi della Dea, in cielo a farle compagnia.

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