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  • Atalantamania: la Dea dipende dal suo leader, ma lui si chiama Josip Ilicic!

    Atalantamania: la Dea dipende dal suo leader, ma lui si chiama Josip Ilicic!

    • Marina Belotti
    A volte capita, e questa è la magia del calcio, un momento in cui tutto cambia e il corso di una partita inverte d’improvviso la rotta grazie a un cambio azzeccato, che dalla panca vede il cortocircuito, entra, risolve il guasto e accende la luce rubando il fuoco ai nemici. Capita ogni tanto con Miranchuk e con Lammers, capita spesso con Muriel ma, chissà come, capita sempre con Josip Ilicic. Perché il gol di Dzeko al 3’ arriva sempre (anche il 27 gennaio 2019, prima rete di un 3-3 che destò clamore…), ma l’estro e la fantasia per ribaltare gioco, dominio e tabellino arrivano solo dal mago sloveno, che dal 1’ prende per mano i suoi ragazzi-oramai è il loro zio-gli mostra brecce nel muro prima invisibili, dà loro la grinta giusta e diverse sfere sui tacchetti per il primo, il secondo e il terzo gol. Il poker no, lo cala direttamente il Professore, che si riprende la sua Dea e si prepara a diventarne il leader. Non dovrà più piegarsi ad abbracciare un folletto argentino, ma potrà saltare al cielo con mister Gasp per festeggiare i prossimi traguardi.
     
    PROFESSOR JOJO- Perché lui è così, lo chiamano Jojo e un motivo ci sarà, così simile a quello yoyo che va su e giù, un up e un down continuo. L’incostanza ha da sempre segnato la sua carriera, da Palermo a Firenze, raggiungendolo con l’Espresso pure a Bergamo, ma quel poker al Mestalla aveva sancito un periodo d’oro mai interrotto. Eppure, in questa maledetta Primavera, il singhiozzo è tornato nella maniera più truce e trattenere il fiato per 40’’ questa volta non è servito a farlo passare. Ma dopo 294 giorni (altri due assist e un gol in quei di Lecce), la rete ad Anfield, un tour di abbracci social con Gomez che avevano fatto temere il peggio, il Professore ha ripreso posto nella cattedra della Serie A con la semplicità di chi fa magie schioccando le dita e indossando i tacchetti. E così, mosso da cuore e puro istinto, abbraccia stretto Gasp, come fino a ieri ha fatto con il Papu, fregandosene di faglie e fratture. 
     
    UN NUOVO CAPITANO- Josip Ilicic, mentre il capitano attende la cessione tricolore che gli imporrà un Percassi arrabbiatissimo (in base alle entrate, ovvio) in un silenzio social mai durato così a lungo e che comincia ad essere inquietante, si prepara a rilevarne la fascia.  Del resto, l’appartenenza c’è-dal luglio 2017, in pratica come il secondo de Roon-l’anzianità hai voglia, classe 1988, batte tutti- le presenze sono una sessantina in meno dei candidati Toloi-Freuler-de Roon (121 contro 186), ma vista la sua media assist-gol (31 e 51 finora) si può chiudere un occhio e fingere una lacuna in matematica. Mister Gasp l’ha detto: più capitani ci sono, meglio è. E la Dea ha appena ritrovato, per l’ennesima volta, il suo: Jojo Ilicic, lui sì che non se ne deve andare.
     
    A BOLOGNA PER IL BOTTO- E a 8 giorni da un festone che non ci sarà, l’Atalanta vuole fare il botto e sbancare il Dall’Ara. L’antivigilia da 3 punti può consacrare questa Dea di cui si è detto spesso male, tra alti e bassi in campionato, diverbi e scintille, ma che chiuderebbe così l’anno solare 2020 con 5 sconfitte, 8 pareggi e ben 21 vittorie sulle 34 gare disputate in Serie A. Non solo, perché finora è a quota 81 gol e con un altro poker emiliano può arrotondare. Dopo aver dato una sonora lezione alla Roma (che se perde ne prende sempre 4, dal Napoli alla Dea), e aver chiarito quale 3-4-1-2 funzioni meglio, la Bergamasca vuole chiudere l’annus horribilis con un punteggio mirabilis: 24 punti in zona Europa, ottavi di Champions nel sacco del Babbo e una Coppa Italia a cui credere. Non male per una squadra che ha visto da vicino il Covid e l’abbandono del suo capitano.La tempesta che ci travolge, ci piega ma non ci spezzerà’.

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