Calciomercato.com

  • Atalantamania: la Dea serve alla Lazio il suo piatto freddo, ma per domenica conserva l'appetito!

    Atalantamania: la Dea serve alla Lazio il suo piatto freddo, ma per domenica conserva l'appetito!

    • Marina Belotti
    Dire che a Ilicic non piace segnare gol facili, è una sineddoche. Una parte per il tutto, che funziona anche quando lo sloveno non gioca, perché è alla Dea che non piace vincere facile. Per di più se contro la Lazio, una rivale che sa di rivalsa, per di più in Coppa, un affettato rimasto indigesto più di una volta negli ultimi 58 anni. Così, la palla gol confezionata da Muriqi che Djimsiti scarta un po’ impacciato, è solo l’inizio di un match sofferto e tormentato. Ma per questo, al triplice fischio, ha il sapore di un’impresa, una sostanza che la Dea ricerca sempre, in Italia e in Europa, ancora in corsa per tutte e tre le competizioni. L’Atalanta è sempre la peggiore nemica di sé stessa e Ilicic, l’autore di gol difficili, esulta dalla panca per non peggiorare la sua diffida. Almeno quello, la Bergamasca, se l’è risparmiato per la semifinale.
     
    PALOMI-NO- Indubbiamente non è la sua giornata, ma in un certo senso gli va pure bene, perché Hoedt riesce a far peggio di lui e a garantirsi il voto più basso. Quest’anno l’argentino non è più tra le prime linee del reparto difensivo, formato da Toloi, Romero, Djimsiti. ‘Eran tre, eran giovani e forti, e Gasp non aveva tutti i torti’. Perché il neo trentunenne pecca di ingenuità e manca di quella cattiveria che i suoi colleghi hanno saputo ritrovare sotto il condottiero Romero, ancora una volta il migliore. Perché passi far decollare Muriqi sotto porta, passi pure perdersi la furia azzurra Acerbi a 20 metri dallo specchio, ma dire all’ultimo uomo Lazzari ‘siediti e smetti di camminare’ quando altri rinforzi nerazzurri erano alla porta, a un giocatore con 12 anni di esperienza alle spalle no, non lo passi in un match da dentro/fuori.
     
    LAZIO BIS- E anche se è proprio quando la Dea si fa del male che poi tira fuori il meglio di sé- il gol in 10 vs 11, la squadra che si fa muro dopo l’erroraccio dal dischetto (aperta e chiusa parentesi, evitiamo di far tirare la pantera dagli 11 metri il 27 gennaio, è la seconda volta in due anni che sbaglia) -va detto che senza alcuni titolarissimi l’ingranaggio gasperiniano s’inceppa. Palomino non è Toloi, appunto, ma nemmeno Malinovskyi e Miranchuk sono (ancora) Pessina e Ilicic. Al di là dei gol, preziosissimi, sono troppe le sfere perse e le azioni infrante sul più bello dal russo e l’ucraino, che fatica troppo di testa, a crederci, e di fisico, a crossare, chiuso ora da Marusic, ora da Akpa-Akpro. Che dopo aver gustato il piatto freddo della vendetta servito dagli chef nerazzurri, domenica si ritroveranno loro a dover fare i conti con clienti decisamente più scomodi. Come il mago dei dribbling Jojo, l’offensivo capo del tridente Pessina, un de Roon che mette a ferro e fuoco la mediana, e da lì sarà difficile passare. Perché se mister Gasp crede nella Coppa, crede ancora di più nel campionato. E nei +5 sulla Lazio, la rivale di sempre.

    Altre Notizie