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  • Atalantamania: la Lazio protesta e rosica, ma vince la più forte, è l’anno del Papu!

    Atalantamania: la Lazio protesta e rosica, ma vince la più forte, è l’anno del Papu!

    • Marina Belotti
    Ci è mancato poco, anche stavolta, che a vincere non fosse la più forte. Quel ritornello da incubo, accennato nello spogliatoio al break solo per sfatarlo, ha alzato la voce con Caicedo e gli spettri, per 4’ che sembravano ore, son volati più alti dell’aquila all’Olimpico. Ma rispetto a 345 giorni fa c’era la rabbia di un capitano, la consapevolezza di una squadra, una platea di Star in panca. Che non hanno poi così tanta voglia di star in panca. 
     
    EDUCAZIONE CINICA- Il primo tempo si può riassumere così: la Lazio che protesta, per tutto, dal 1’, Inzaghi che intima il silenzio, ma Luis Alberto che non sente ragioni se non la voce dello svizzero, i padroni di casa che si arrabattano invano in avanti, mentre la Dea, su tre azioni contate, inventa tre gol da cineteca. Già, cinica e paradossale, perché da quattro anni abituata a creare 100 e concretizzare 10, ma contro una grande si comporta da grande. In fiducia, il tridente è da poker face: cambia totalmente volto rispetto a Torino-via la coppia colombiana dal 1’- eppure i quattro gol arrivano ancora.
     
    TODO EL MUNDO NON BAILA COMO EL PAPU- Che Papu Gomez sia il migliore in campo non ci sono dubbi. Ma se lo sia da centrocampista, trequartista o attaccante, è tuttora un’incognita. A quattro mesi dai 33 anni, il ‘tuttocampista’ argentino ha raggiunto l’apice della carriera, della forma e della tecnica. Maturo e geniale, autore di un gol più bello dell’altro. E dopo una stagione in A povera di reti (7) ma ricca di assist (16), i numeri alla seconda giornata sono impressionanti: 3 gol, 2 assist e le solite prove di grinta e sacrificio. Ogni anno a Bergamo è stato, in un certo modo, l’anno del Papu Gomez, che mai però era partito così forte. Convocato in Nazionale, adorato in Arabia, in campo gioca anche per Ilicic e ripropone le sue magie. Inzaghi lo sapeva due anni fa, che il meglio di Gomez doveva ancora venire, eppure Lotito ha voluto risparmiare e allungare il brodo. Ma altro che minestra riscaldata, mister Gasperini l’ha già rinchiuso in frigorifero, col timer puntato al pranzo domenicale.
     
    LA SECONDA VITA DI HATEBOER- Se la Lazio polemizza dal 1’ di gioco, Hateboer è proprio da quando ha smesso di farlo che ha cominciato a segnare. Già al secondo centro stagionale, e che gol al volo!, l’1-2 con Gosens è magistrale. I due compagni di merende si intendono a meraviglia ai due lati del campo, la palla viaggia da una sponda all’altra e pazienza se Zapata è messo in ombra da Acerbi. Hateboer ha parlato di ciclo finito proprio quando ha iniziato ad aprirne uno lui: la chiacchierata chiarificatrice deve avergli fatto bene, c’è con la testa (nell’assist a Gosens) e con il piede, sembra un’altra ala, ed è lontanissimo il ricordo di quel biondino che sbagliava sempre a un cm dalla rete. Tanto che ci si chiede se sia indispensabile, ad oggi, l’arrivo di Fabio Depaoli. Solo un sostituto per emergenze e Cenerentole, certo, ma con esperienza al Chievo e alla Samp: scarni i numeri degli assist (4 in 34 presenze nel 2018/19, 2 nelle 29 della scorsa stagione), ma l’importante è averlo subito a disposizione. Del resto, sono tante le riserve che col tempo hanno sorpreso strappando una maglia da titolare. Otto gol in due gare, e non contro il Benevento, la Dea quest’anno fa scintille e illumina il cammino verso il primo posto. E come può essere altrimenti, se a 6’ e 3’ dalla fine entrano pure ‘Miccia’ (Mojica) e ‘Lucio’ (Muriel)?

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