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  • Atalantamania: la solitudine dei numeri 91

    Atalantamania: la solitudine dei numeri 91

    • Marina Belotti
    “Se sbagli in pubblico la gente ride, sbaglia meno chi ha poche idee”: Fabri Fibra canta di Zapata perché, se c’è una nota- per restare in tema- positiva nella gara (d’)andata in scena ieri sera a Bergamo, è il volo in area del colombiano che, preferito meritatamente a Barrow, spinge la squadra in avanti, creando gioco e preoccupando Super Sirigu. Ma la rete resta senza Wifi e connessione: “Per fare gol Zapata deve essere assistito”, bofonchia Gasperini. Troppo solo il 91 nerazzurro e la Dea, che non para nulla, non va oltre il pari. Di certo Freuler sbaglia meno, le bollette della sua lampadina non le paga da un mese.

    OCCHIALI ROTTI- Nel buio della prima fredda serata settembrina, il pari è a occhiali, ma l’Atalanta non vede la porta. Il tiro telefonato di Gomez, quello fuori specchio di Rigoni, la zuccata alta di Toloi: la Dea non mette a fuoco lo specchio e la conseguente pioggia di gol resta solo l’illusione del fuoricampo. Salgono a 37 i giorni trascorsi dall’ultima vittoria dell’Atalanta, davvero tanti, davvero troppi. Domenica il binario su cui viaggerà il team orobico porterà alla stazione- si spera senza fermata- Fiorentina, viola di rabbia per la sconfitta contro l’Inter. Se ieri la difesa ha retto, dando retta al tridente scelto da Gasp con Palomino migliore in campo nei pochi sprazzi granata, in mediana c’è ancora qualcosa che non va.

    AZZERATALANTA- Vedere Hateboer correre a perdifiato, il Gasp sbraitare con tutto il fiato e la sfera non entrare, mette i brividi. Di freddo, sicuramente, ma il mal di gol è un sintomo che va curato con Tantum esercizio, perché la classifica è al verde. Azzerare, la Dea sembrava averlo già fatto dopo la disfatta in corsa di Ferrara: la doppia rincorsa di San Siro poteva essere il nuovo semaforo verde. E invece un punto e a capo, l’Atalanta è ancora a secco: se non si contano i due gol di domenica (riesce a dare il meglio di sé solo se subisce?), la Dea ha replicato la riserva di Cagliari e Spal. Eppure il gioco della squadra è migliorato, indubbiamente, ma nel calcio non conta: superiore a Copenaghen e Toro, l’incornata l’ha presa lei. Danesi e granata hanno salutato Reggio Emilia e Bergamo con il sorriso.

    TORNA A CASA JOSIP!- E poi, diciamolo, la nostalgia per Ilicic sta raggiungendo livelli insopportabili. Non vederlo per tutto il primo tempo e, ancora peggio, vederlo nella ripresa saltato dal debuttante Djidji, fa male al cuore, e non solo a quello dei fantacalcisti. Dell’Ilicic di Dortmund rimane solo il fantasma dell’opera mal riuscita. La Dea ora si affida al suo capitano, ma non è più quello di due anni fa: non salta l’uomo e, messo all’angolo, dà il peggio di sè.  Magari, un po’ di riposo dopo il trauma ai gioielli di famiglia lo farebbe tornare a brillare: con Zapata più a sinistra e Rigoni centrale, con un Ilicic fantasista che spazia, la Dea avrebbe di nuovo il coltello dalla parte del manico. Magari per affettare une bella Fiorentina.

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