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  • Atalantamania: niente scuse Dea, ti sei eliminata da sola!

    Atalantamania: niente scuse Dea, ti sei eliminata da sola!

    • Marina Belotti
    Max Pezzali ha fatto successo con “La dura legge del gol”, la Dea si è fatta a pezzi  approvandola nella gara della stagione. Dopo mesi di sacrifici, cominciati a febbraio nel rialzarsi dalla beffa-Dortmund per conquistare un’altra Europa, si arrende al Copenaghen. Dopo match a raffiche di gol, dieci col Sarajevo, sei con l’Hapoel, quattro col Frosinone e tre con la Roma, Joronen manda i nerazzurri in cortocircuito. Un destino paradossale e beffardo? Non del tutto. 

    PRELIMINATA- “Le reti non arrivano con quattro attaccanti in campo, solo un buon manico fa funzionare una frusta”, parola di Gasperini. Peccato che se la sia tirata addosso da sola, frustata e frustrata, con le scelte del mister che questa volta non hanno aiutato. In campo ci aspettiamo, come ovvio, i titolari, eppure di Hateboer, che proprio questo mese si è sbloccato con due gol, nemmeno l’ombra. Avanti Castagne, che sul più bello perde sempre palla. Poi rivediamo Pasalic, già scoppiato nella ripresa di Roma, che ogni volta che si trova sulla porta suona il campanello avvertendo il già troppo abile Joronen o, peggio, regala la sfera al pubblico neanche fosse Totti il giorno dell’addio. Due metri avanti e ecco il riposato Barrow, ah no. Si tratta di Zapata, lo stesso che ha dato tutto appena tre giorni fa contro la Lupa: non si ripeterà e soprattutto confermerà la capacità di inserirsi e crossare ma l’incapacità di infrangere lo specchio. Proprio quello che serviva alla Dea. 

    BEXIT- Nella ripresa entra Cornelius e, solo dopo 12’, proprio il tempo che serve per la cosiddetta “esecuzione perfetta”, arriva anche il gambiano. Troppo tardi, la Danimarca si è svegliata e non concede più i suoi canali agli ospiti: la Sirenetta nuota, la Dea deve rincorrere. Barrow ha perso la sua aura magica da futuro CR7, la squadra non gira più e il girone non ci sarà più. Bexit, Bergamo è fuori dall’Europa. “L’unica cosa che non dovremo fare a Copenaghen è perdere”: si sbagliava Gasperini. L’altra cosa che non doveva fare l’Atalanta era andare ai rigori. Dove, lo sapeva lui più di noi, sulla 'rosa troppo lunga da 26 giocatori', non disponeva di mezzo rigorista valido. Anzi, uno sì: Ilicic, il solo a non esserci.  

    S-CAMPIONATI- Ma chi se lo aspettava che proprio ai rigori da tutto per tutto, si presentasse il Papu, l’unico inadatto al 100%. E non per scaramanzia, parlano le statistiche per lui: 345 giorni fa ha imbucato la porta per l’ultima volta dagli 11 metri, contro il Crotone, poi un dischetto rotto di tre rigori sbagliati nelle gare che contano, Coppe comprese. E, come se non bastasse, N’Doye ci regala un’altra chance e noi ricambiamo con Cornelius, che da quattro anni non trafigge un portiere nel tu per tu e ha la bacheca Instagram piena di cuori per la Danimarca, che conosce i suoi tiri. La Dea, Gasp per primo, forse è un po’ confusa: troppo facile condannare Papu e vichingo, ancora di più non farlo. Ieri e giovedì scorso la squadra non ha funzionato nei 48 tiri in porta senza gol, e potrebbe non essere colpa del 'mercato esiguo', di uno Joronen super o della porta maledetta. Ora testa al campionato, sì, ma occhio alle scelte sbagliate: potrebbero costare altri 26 anni senza Europa. 

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