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  • Atalantamania, pazza (i)Dea: realizza di testa ma perde la testa

    Atalantamania, pazza (i)Dea: realizza di testa ma perde la testa

    • Marina Belotti
    Questa volta la rimonta ce l’hanno fatta gli altri. E che rimonta: sotto di una rete, schiacciati dall’invasione nerazzurra, in 12’ non solo hanno recuperato il gap, ma sono stati loro a schiacciarci. Gli 11 blucerchiati hanno fatto venire il cerchio alla testa alla banda del Gasp, improvvisamente incapace di intendere e di volere, che girava a vuoto nel campo “come fosse una bambola”. E in bambola ci sono andati proprio tutti: un black out che può passare con il Napoli primo in classifica, ma non con una Samp soggiogata per tre quarti d’ora.
     
    LA PASSIONE DI CRISTANTE- “Gran primo tempo della Dea, gol di Cristante, prima della ripresa con 15’ di vuoto”. Il commento alla partita è un copione già visto dopo un match che finì sempre 3-1 e in cui fu ancora il classe ’95 a illudere i bergamaschi. Anche contro i doriani, il gol di zucca del friulano rimane l’unica nota positiva in una partita stonata. Fa festa Bryan per la sua sesta rete di testa e ormai ci ha preso gusto: terzo gol in campionato, da segnalare insieme a un paio di tiri ravvicinati che hanno fatto rabbrividire Puggioni. Il numero 4 è in forma e la cura di mister Gasperini lo sta rinfrancando sempre di più: fa bene in solitaria, fa anche meglio con i compagni. È la sua frangia castana ad essere al centro dell’attenzione degli atalantini che crossano in area piccola, come il Papu per cinque volte di seguito e come Spinazzola ieri. “Atalanta e play off, non penso ad altro” scriveva su Instagram e la sua testa, piena di quei pensieri, è la sua arma vincente. Per questo al mister non conviene far riposare il mezzo canadese in vista di Cipro: un po’ di sale in zucca non fa male a questa Atalanta che pecca di zuccheri e generosità.
     
    MAL DI GOL-
    Perché mancano ancora 40 giorni a Natale, eppure di regali ne stiamo già distribuendo a iosa. Quella rete alle spalle del portiere ci appare, come nei peggiori incubi, una ragnatela spaventosa in cui temiamo di rimanere intrappolati e alla cui vista arretriamo, non tiriamo, o, peggio, tiriamo contro l’estremo difensore di turno. Dissipiamo azioni su azioni e nel calcio il conto si paga tutto, mancia inclusa. Nel primo tempo potremmo essere avanti di tre reti, ma è il condizionale che frega: Freuler sbaglia, Iličič sbaglia. Gli ultimi minuti dell’extra time non contano per un gol della bandiera che ci avrebbe risparmiato dal tabellino pesante e non dai 3 punti persi, ma restano lo specchio della nostra reazione allo specchio: Cornelius a due passi dalla linea manca l’incrocio. Si vedono riflessi e hanno paura di loro stessi? Al bando dissertazioni filosofiche e maledizioni da Dea bendata, il terrore di ciò che unisce i legni è una malattia che ha ormai contagiato tutti, attaccanti, trequartisti e difensori. Una rete su undici tiri in porta è nero su bianco la statistica del nostro limite. “Uno su mille ce la fa”, lasciamola cantare a Gianni Morandi: il nostro ritornello, il nostro obiettivo- goal in inglese- è l’obiettivo stesso. Il goal.
     
    DIFESA FANTASMA- Rete-ragnatela che incute timore, colpo vincente di zucca di Cristante, la difesa decide di rimanere in tema e travestirsi per Halloween: da fantasma. Berisha rischia, con una papera pazzesca, di farci finire sotto a inizio partita, prima di prenderne tre. Masiello, Caldara e Palomino si arrabattano su tutti e tre i palloni ma non riescono a fermare Zapata, Caprari e Linetty. La nostra muraglia, una partita a tris vinta in partenza nella scorsa stagione, è un lontano ricordo e, unita alla mancanza di concretezza lì davanti, comincia a farci rabbrividire. E non per il gelo, perché la freddezza in area non è il nostro forte, ma per la paura, un mix più angosciante di una notte di Halloween.
     
    DOV’È LA TESTA- “Testa all’Europa” dicevamo a inizio settimana per ricordare ai nerazzurri il doppio impegno che questo giovedì li attenderà a Reggio Emilia contro la squadra di Cipro. Ma non volevamo certo che avessero già la testa tra le nuvole e le stelle del Mapei. Eppure in quei 12’ la luce si è spenta e il quadro elettrico non è più ripartito: dopo il pari abbiamo alzato bandiera bianca e in 180 secondi siamo passati dalla vittoria alla sconfitta. “Dobbiamo stare attenti a non perdere la testa”, ripeteva sempre il Gasp alle conferenze con tono grave, da uno che sa che può accadere perché sa che la stanchezza mentale ti butta giù. E quando ci si rialza è troppo tardi, specie se soffri di mal di gol. Una malattia contro cui dobbiamo trovare farmaci efficaci nel giro di 72 ore perché non esiste convalescenza: contro l’Apollon e il Bologna c’è solo un risultato possibile. Si dice che la coscienza della malattia sia il primo passo verso la guarigione: rimbocchiamoci quindi le maniche, i calzettoni e i tacchetti per infrangere quello specchio che, ve lo assicuro, non porterà sfortuna rompere. 
     

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