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  • Atalantamania: tre sorprese nell’uovo di Pasqua

    Atalantamania: tre sorprese nell’uovo di Pasqua

    • Marina Belotti
    Questa mattina si sono sentite, distinte, rintoccare le campane. Un suono così famigliare e nel tempo scontato che però oggi ha paralizzato e sorpreso tutti, perché campane a festa nella bergamasca non suonavano da mesi. Sembra agosto: il silenzio è così assordante da fare rumore e in giro non c’è proprio nessuno. Tutti-o quasi, ahimé-i bergamaschi sono a casa, nonostante i 27 gradi e il cielo terso. Qualcuno festeggia, qualcuno proprio non ce la fa. Qualcuno combatte ancora proprio in queste ore, qualcun altro ha appena deposto l’ascia di guerra e la utilizza per aprire l’uovo. Un simbolo di rinascita, che all’interno svela anche una sorpresa: un motivo in più per riprovare a sorridere.
     
    RITORNO ALLA NORMALITA’- Questo è l’unico regalo che gli orobici vorrebbero scartare: un ritorno alla vita di tutti giorni- e sì, anche al duro lavoro perché con tutto questo tempo libero i bergamaschi sentono un vuoto- che è anche un ritorno ai riti quotidiani che scandivano la settimana dei tifosi dell’Atalanta. Il lunedì, giorno di riposo, gli avvistamenti nei bar del centro e in Città Alta per scambiare due chiacchiere con gli umili eroi nerazzurri, i martedì a Zingonia ad aspettarli al cancello per strappare un autografo, i giovedì di incontro ravvicinato organizzati dalla società a Oriocenter per un selfie insieme, il sabato sintonizzati sulla diretta per commentare le parole pre-gara del Gasp e la domenica, tutti insieme col pranzo al sacco per ‘andare all’Atalanta’. Forse per tornare a tutto questo ci vorranno altri sei mesi e sarà già un’altra stagione e un’altra storia, ma a loro non importa. I nerazzurri stanno bene e non fanno altro che ripetere che, se si tornerà a giocare le ultime 13 di Serie A, lo faranno solo per il popolo bergamasco a cui sentono di appartenere. E regalo migliore non c’è, anche se il 4° posto dovesse sfuggire.
     
    PASS PER ISTANBUL- Ma avvolto nel libretto delle istruzioni del ‘ritorno alla normalità’ c’è la vera sorpresa avvolta nella carta da regalo: un pallone sferico e stellato. Quello a cui Bergamo è più legata perché è rotolato 8 volte nella rete del Valencia e ha proiettato la squadra della città tra le prime 8 d’Europa. Si giocheranno mai questi quarti di finale agguantati con tanta fatica? Se sì, quando? Contro chi? In gara secca? Ogni risposta sarà di per sé una sorpresa, ma è già sorprendente che quella notte del 10 marzo una maglia bianca un po’ sgualcita e puntata in camera abbia dato forza alla sua gente: ‘Berghém mola mia!’ E gli atalantini sono sicuri che la stessa maglia, questa volta ben stirata e al passato prossimo, riapparirà presto sugli schermi per regalare altri finali sorprendenti. 
     
    DEA DEL FUTURO- E poi ci sono tre nomi e cognomi: i produttori dell’uovo e delle sue sorprese? Sì, ma di quelle che arriveranno in futuro. Loro sono Joakim Maehle, 22enne danese terzino destro del Genk, Marcos Paulo, 19enne attaccante del Fluminense, e Pedro de la Vega, punta 19enne del Lanùs. I futuri Castagne, Ilicic e Zapata? Chissà, il destino della Dea può riservare ancora tante sorprese e, oggi più che mai, ai bergamaschi è concesso dare forma a qualsiasi rinascita.
     

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