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  • Atalantamania, un mese e mezzo ed è già rivoluzione: i nuovi titolari

    Atalantamania, un mese e mezzo ed è già rivoluzione: i nuovi titolari

    • Marina Belotti
    Nemmeno 52 giorni sono passati perché l’Atalanta- a causa della Final Eight ferragostana- il campionato lo iniziò 46 albe fa. Ebbene, il 26 settembre in campo contro il Toro scesero 11 leoni (finì 2-4 per la Dea): Sportiello, Toloi, Caldara, Sutalo; Hateboer, de Roon, Freuler, Gosens; Gomez; Muriel, Zapata. Un mese e mezzo dopo e otto gare più tardi, la Dea è scesa in campo contro l’Inter con cinque uomini diversi in campo: tolto il portiere, la squadra è già cambiata per metà. E altre rivoluzioni sembrano prossime a fine sosta. Tra infortuni, delusioni, errori e rivelazioni, mister Gasperini è pronto a rimaneggiare la sua Atalanta, che punta ad arrivare al Natale con un terzo posto ritrovato e la Champions League nel sacco.Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire in campo’, la Dea fa suo il mantra di Gandhi.
     
    IN-DIFESA- Da rivedere totalmente la retroguardia, 14 gol subìti in 7 giornate, una media allucinante di 2 reti a match. Se ci aggiungiamo gli impegni nell’Europa dei forti, poi, la colazione ci va di traverso: 21 palloni nel sacco in 10 incontri, e la media è ancora più infelice. Disattenzioni individuali, errori di posizionamento, cali di concentrazione: la coperta si accartoccia spesso per singoli, ed evitabili, sbagli. Ma forse mister Gasp ha già trovato la quadra: fuori Sutalo (serve come jolly di rincalzo dalla panca), out Caldara (minimo fino a gennaio), lo sbadato Palomino fa un passo indietro e regala la retroguardia a tre che finora sembra reggere meglio. Toloi-Romero-Djimsiti. L’albanese ha ridotto all’osso Salah, il brasiliano lancia contropiedi e svetta sui corner, ma chi tira le fila della difesa è il cattivo q. b. Cristian Romero, che non ha paura di fare piedino quando serve. Un gladiatore d’esperienza al centro del reparto più bistrattato: essenziale. Tanto quanto gli interventi del collega para-rigori Sportiello, che si è superato con i Reds e contro l’Inter. E se fino a qualche settimana fa appariva scontatissimo il ritorno tra i pali del rapper Gollini, ora lo è un po’ meno: sarà difficile privarsi dei guantoni sporchi del figliol prodigo di Desio, che dopo aver respirato l’Europa in panca soffoca. Giornata per giornata, se lo lotteranno a suon di voli d’angelo quel posto sotto la traversa.
     
    VITA DA MEDIANI- I ritorni di Marten de Roon, al centro, e di Robin Gosens, sulla sinistra, sono invece dati per certi: si è sentita troppo la mancanza della corsa e della personalità dell’olandese, dell’intensità e della tecnica del tedesco. Che però fatica a recuperare dall’ultimo infortunio, ancor più ora che per amore della sua Germania è volato via da Bergamo. Pazienza, contro lo Spezia è già pronto Matteo Ruggeri, che ha già scalzato dal ruolo di vice Johan Mojica-di male in peggio nelle sue 8 apparizioni- e a 18 anni è pronto a emulare il cammino dei vari Bastoni, Caldara, Conti e Gagliardini. A permettergli il grande salto la freddezza con cui affronta in campo i più grandi, come i bambini all’oratorio di Zongo. La stessa lucidità di Matteo Pessina, alla sua prima in Azzurro, che adesso si candida come jolly di ricambio tra de Roon e Freuler al posto di Pasalic. I tifosi spingono per vederlo più spesso, l’ex Verona ha stoffa da vendere, è adattabile e impara velocemente: conosce i punti deboli del suo ex, lo Spezia in cui esplose tre anni fa. Rimane il problema, gravissimo, della fascia destra, dove c’è solo e soltanto un Hateboer troppo spesso alle prese con fastidi muscolari. Depaoli non piace proprio, Piccini, mai in campo, è un’incognita ancora avvolta nel mistero. A gennaio ci si butterà sul mercato.
     
    AREA PICCOLA- Già, troppo piccola per contenere l’ottovolante formato da Gomez, Ilicic, Pasalic, Malinovskyi, Miranchuk, Zapata, Muriel e Lammers. Senza contare il promesso sposo dello United Diallo. Tre posti per otto? Nemmeno, perché del Papu Gomez mister Gasp non vuole mai fare a meno: 10 su 10 le presenze del numero 10, regista irrinunciabile nel tridente nerazzurro. E considerando che anche di Zapata non si priva mai, rimane una sola, ambitissima, maglia. Se la logica suggerirebbe la rotazione dal 1’ di Muriel/Malinovskyi a seconda dell’avversario di turno, è anche vero che non si può chiudere gli occhi su quanto fatto da Miranchuk. Una rete ogni 20,5 minuti, 2 in 41’: diamogli 90’, anche solo per curiosità, e vediamo che succede. Ma ‘rubare’ armi e posto al Mago Josip Ilicic è già una piccola presa della Bastiglia. In mezzo a una più grande rivoluzione che, Gasp insegna, cambia sempre la Storia. 
     

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