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  • Il personal coach di Balotelli: 'Così Mario è rinato. Ma il meglio deve ancora venire'

    Il personal coach di Balotelli: 'Così Mario è rinato. Ma il meglio deve ancora venire'

    Alla base della maturazione di Mario Balotelli, calcistica e non solo, c'è Armando Caligaris, 49enne professore di scienze motorie, personal coach dell’attaccante della Nazionale. Caligarsi fa parte dell'entourage di SuperMario dall’inizio del 2017. "Gran parte del merito va riconosciuto a Mario - spiega il professore alla Gazzetta dello Sport -. Ha creduto in un percorso nel quale si è impegnato con anima e corpo. I primi risultati sono sotto gli occhi di tutti".

    Cominciamo dal primo incontro con Balotelli a Villefranche.
    "Mario era fermo per la pubalgia, il Nizza aveva concesso tre giorni di riposo e lui voleva ritornare a Brescia. Rimase in Francia, ma con disappunto, e ci trovammo intorno ad un tavolo. Incrociai il suo sguardo e trovai inutile dire quello che mi ero preparato. Non era attento alle mie parole, però mi soppesava. In quei secondi ho avuto conferma di ciò che pensavo: Mario è un leone della savana. Gli chiesi se fosse ancora in grado di sognare, di porsi obiettivi a corto e lungo termine. Rispose che sul breve voleva guarire dalla pubalgia. Poi abbiamo sognato insieme ad occhi aperti sui traguardi a lungo termine e un sogno si è già avverato, il ritorno in Nazionale".

    Quali sono gli altri?
    "Gli domandai: “Vuoi ritornare tra i primi dieci giocatori al mondo?”. Risposta perfetta: “No, voglio diventare il primo”. Da lì nasce la sua frase sul Pallone d’oro dell’altro giorno. Il vero obiettivo sulla distanza è il Mondiale del 2022 in Qatar, ma un passo alla volta, senza presunzione né fretta".

    Su che cosa avete lavorato?
    "Sulla tecnica individuale no, non puoi insegnare calcio a Balotelli. E non interferisco con il lavoro atletico del club d’appartenenza del giocatore, in questi mesi il Nizza. Mario è un talento, ma gli ho spiegato come il campione sia un “concentrato” di più talenti, non soltanto tecnici, atletici o tattici. Il talento è colui che è continuo nei 90 minuti e nell’intera stagione. E per essere continui bisogna gestire al meglio gli stati dell’attenzione e delle emozioni. A volte chiedo a Mario come gli sia saltato in mente di fare una giocata geniale, con un coefficiente di difficoltà assurdo, e in risposta ricevo uno sguardo tipo: “E che ne so io?”. Allora capisco che è meglio chiudere i libri di neuroscienze e psicologia. Mario giocatore è nato per esprimere l’arte del calcio. Mario persona è un leone della savana e non avrei lavorato con lui se si fosse omologato a chi lo vuole leone da zoo o da circo. Qualcuno ha scritto: “Presta le tue scarpe a chi giudica il tuo cammino”. Se qualche moralista ha dei dubbi, penso che Mario non abbia problema a passargli le sue calzature".

    Sul piano mentale?
    "Mario ha una eccezionale capacità di concentrazione e di selezione delle informazioni, ecco perché è difficile che sbagli un rigore o una scelta. Può migliorare l’attenzione nei 90 minuti. In ogni momento, anche nel dribbling".

    In conclusione?
    "Mario è una persona generosa e intelligente, sensibile e sincera. Non è un personaggio costruito, tutto ciò che fa e dice è sentito. Per ora gli ho trasmesso il 5 per cento di quel che vorrei. Il meglio deve ancora venire".
     

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