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  • Berlusconi-Mihajlovic: guerra inutile

    Berlusconi-Mihajlovic: guerra inutile

    • Andrea Distaso
    Una guerra a distanza che non porta da nessuna parte, uno scontro filosofico che al Milan resiste da 30 anni ma che ha finito per stancare tutti. La sfida a distanza di cui parliamo è quella tra il presidente Berlusconi e i suoi allenatori, in particolare quelli che hanno dimostrato libertà di pensiero e voglia di autonomia, ma soprattutto il rispetto dei ruoli. Da una parte, il proprietario di una squadra di calcio, libero di esprimere le sue idee di calcio senza però invadere mai la sfera di competenza del tecnico o giudicarne l'operato in base alle simpatie personali.

    DOPO SINISA, A CHI TOCCA? - A pochi giorni da una partita di importanza vitale come quella col Napoli che, in caso di sconfitta, potrebbe allontanare in maniera forse irrimediabile la suggestione terzo posto, Berlusconi ha pensato bene di arricchire il clima di autocelebrazioni per il suo trentennato in rossonero mettendo Mihajlovic con le spalle al muro, chiedendogli il miracolo di raggiungere il terzo posto nonostante una concorrenza più attrezzata e un mercato estivo/invernale con poco costrutto per mantenere saldo il posto in panchina per la prossima stagione. Altrimenti, via anche il ribelle Sinisa e spazio ad un altro allenatore, in un continuo alternarsi di personaggi che ha trasformato il Milan degli ultimi anni in un ufficio casting. Sotto a chi tocca: sarà il turno di un altro allenatore "di polso", capace al contempo di conquistare il cuore di Berlusconi ma mantenere il comando delle operazioni, o l'aziendalista di turno che navighi a vista nei mari tempestosi di Milanello e dintorni?

    BERLUSCONI, HAI STANCATO - In fondo, che colpa ha Mihajlovic nel chiedere di poter portare a termine la sua missione senza sentirsi additato al pubblico come l'unico responsabile dell'ennesima stagione di alti e bassi? Escluso lo strapagato Romagnoli, davvero c'è chi crede che il tecnico serbo abbia inciso davvero sul mercato della scorsa estate, un mercato da quasi 90 milioni di euro? Perchè il Milan deve rimanere ancora schiavo di questo modo di pensare per cui "io sono il capo, ti pago ma si fa solo come dico io e se osi ribellarti (anche se sei bravo) te ne vai a casa"? Il vero problema è che Berlusconi e il mondo Milan parlano di sè come se nulla fosse successo (e cambiato) da quel lontano 1986 ad oggi. Di soldi se ne spendono meno, le idee e i protagonisti sono passati di moda e un po' annebbiati e il malcapitato allenatore di turno deve arrabattarsi cercando di trarre il massimo. 

    MIHAJLOVIC ALL'ATTACCO - Carattere burbero a parte, Mihajlovic è bravo e lo sta dimostrando alla guida di una squadra con tante lacune e pochissimi giocatori di alto livello. Nella conferenza stampa della vigilia di Napoli-Milan, ha sbottato ma alla sua maniera, rifilando più battute (in alcuni casi bordate) che frasi da titolo a sei colonne. Eppure il messaggio è stato chiarissimo. Se il Milan mi lascia a casa, non avrò problemi a sistemarsi altrove. Oppure: è stato difficile preparare questa partita, negli ultimi giorni ci sono stati troppi festeggiamenti. Due attacchi in piena regola inviati ad un destinatario molto preciso, quel Silvio Berlusconi che non perde occasione per rifilargli frecciate. La guerra verbale prosegue fino al termine della stagione, quando Mihajlovic e il club rossonero seguiranno due percorsi diversi. Una guerra senza vincitori e un solo sconfitto, il Milan.

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