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  • Bernardeschi: 'Io un leader grazie alla Juve e CR7. Champions? L'anno prossimo ci rifaremo'

    Bernardeschi: 'Io un leader grazie alla Juve e CR7. Champions? L'anno prossimo ci rifaremo'

    È un Federico Bernardeschi tutto nuovo quello che la Juventus e Massimiliano Allegri hanno scoperto in questa stagione. Più forte, fisicamente e caratterialmente, più decisivo anche nei momenti che contano (come il ritorno degli ottavi di finale di Champions League contro l'Atletico Madrid). Il numero 33 bianconero ha raccontato questa sua maturazione alla Gazzetta dello Sport: "La Juve ti fa crescere, ma solo se sei bravo a recepire i messaggi che ti manda. Ora sono un uomo e un giocatore completo, ma non mi fermo qui. A 16 anni non crescevo fisicamente, i miei compagni erano uomini e io un ragazzino. È stata la fase più difficile, lì ho imparato che ogni giorno si soffre per raggiungere un piccolo obiettivo. Però, quando ci riesci, devi godertelo prima di alzare ancora l'asticella".

    SU JUVE-AJAX - "Una spiegazione c'è ed è la Champions: ogni squadra che arriva tra le prime otto ha il potenziale per vincere. All'Ajax sono abituati a giocare insieme fin dalle giovanili, qualcosa che in Italia manca: da noi ci vuole in generale più coraggio. Lì si esordisce a 16 anni, qui a 20 e si parte già con un ritardo di quattro... Il bello è che l'anno prossimo possiamo già rifarci: ogni stagione iniziamo sapendo di poter vincere".

    SUL CONFRONTO CON L'ATLETICO - "Non credo di aver dato troppo prima e poco dopo: ho visto una grandissima partita e un'altra buona, in cui tutti noi abbiamo avuto difficoltà. E l'Ajax ha meritato di andare avanti".

    NUOVO LEADER - "Un leader deve essere intelligente, consapevole, solido mentalmente e dare esempi quotidiani: io ho fatto quest'anno un salto di qualità di cui sono molto orgoglioso. Sono processi della vita, momenti di crescita e maturazione: qua dentro cambi davvero".



    SU RONALDO - "Cristiano ha dato qualcosa in più a chiunque sia entrato in contatto con lui: un campione in uno spogliatoio porta anche la sua storia e ciò che ha vinto. Anche solo vedendolo allenarsi, impari cose da inserire nel tuo bagaglio. Preferisco giocare contro di lui in partitella perché insieme è più facile: da avversario, invece, sfidi te stesso. Ronaldo può fare ombra o trasformarsi in stimolo: io ho seguito la seconda via, cercando di afferrare in silenzio tutto ciò che vedevo. Sono contento del bel rapporto che abbiamo".

    SU ALLEGRI - "Lui bacchetta tutti, fa un casino... So che devo far meglio mentalmente e so che lo fa perché mi stima molto e pensa possa dare di più. Mi piace quando mi riprende in allenamento: a volte fa battute in livornese, tra toscani ci capiamo, ma in separata sede parliamo in modo costruttivo".

    SUL DERBY - "Il derby conta sempre e vogliamo vincerlo. Non mi stupisce vedere il Toro lassù, ha sempre avuto grandi potenzialità. Mi piacerebbe che Torino avesse due club in Europa: sarebbe un bello spot. In città ora c'è un'atmosfera diversa, mi divertono i tifosi granata che mi fermano per dirmi che vinceranno: è rivalità sana". 

    SULLA NAZIONALE - "Abbiamo una squadra competitiva e un mister che lavora da Dio: a Coverciano si respira un'altra aria, prima c'erano solo pessimismo e sfiducia. Riportare l'Italia dove merita è un progetto lungo che passa da cose piccole: se adesso vai in azzurro felice e dai tutto per la maglia è già un primo passo. Poi arriveranno l'Europeo e il Mondiale e potremo riscattarci. La speranza è vincere, abbiamo fiducia in noi stessi e l'ambiente in noi. Abbiamo giovani forti e, se nelle loro squadre giocano, è più facile. Quando fece le prime convocazioni, Mancini venne criticato, ma costruire sui ragazzi è la scelta giusta. Noi più l'esperienza di Bonucci, Chiellini, Sirigu, gli 'anziani' - tra virgolette, sennò mi menano -: così si può creare la giusta alchimia".

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