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  • Boeri e lo stadio-bosco: 'Inter e Milan non vogliono ascoltarmi, a loro interessa solo costruire' VIDEO

    Boeri e lo stadio-bosco: 'Inter e Milan non vogliono ascoltarmi, a loro interessa solo costruire' VIDEO

    • Redazione CM
    Al dibattito pubblico sul nuovo stadio questa sera tocca a Stefano Boeri, che presenterà il suo progetto di stadio-bosco, quello che si è solo intravisto in qualche render sfocato a causa del vincolo di riservatezza richiesto dalla squadre. Ma soprattutto per raccontare a chi vive intorno allo stadio che la scelta progettuale bocciata dai club avrebbe risolto uno dei principali nodi venuti fuori nel dibattito: la distanza minima del nuovo impianto dalle case, in alcuni casi 35 metri. Il Corriere della Sera l'ha intervistato. 



    Boeri, qual era la sua soluzione? 
    «Lo stadio-bosco è progettato spostando il tunnel di via Patroclo che comunque va risistemato perché troppo piccolo. Più volte abbiamo detto che se veniva lasciato lì dov’è ora, il nuovo stadio sarebbe sorto a 35 metri dalla case. Una follia».

    Invece nel progetto realizzato con Fabio Novembre e Marco Balich? «Spostando il tunnel a ovest lo stadio sta a 100 metri dalle case. È la soluzione più logica. Ho cercato in tutti i modi di raccontarla ma le squadre non mi hanno mai ascoltato perché per loro l’importante è costruire». 

    Lei sull’area di San Siro e sul Meazza ci lavora da anni. Quali sono le criticità?
    «Per me non ha senso il dilemma se tenere il Meazza o fare un altro impianto. Entrambe le cose sono possibili ma bisogna ragionare sulla qualità del progetto. Vedo tre ordini di problemi». 

    Quali? 
    «Primo: c’è bisogno di uno stadio che deve diventare più efficiente e meno costoso. Secondo: abbiamo un grande spazio che oggi è una barriera e invece deve diventare un punto di collegamento tra i due estremi di San Siro: il quartiere popolare e la città giardino. Terzo: c’è un distretto potenziale di oltre 2 milioni e 600mila metri quadrati che potrebbero essere destinati allo sport e al tempo libero. Qualcosa che solo poche altre città in Europa hanno. Se si unisce l’Ippodromo del galoppo, quello del Trotto, Boscoincittà, il parco di Trenno e Monte Stella si può arrivare a quelle dimensioni. I tre temi devono essere guardati insieme sia se tieni in piedi San Siro sia se fai un nuovo stadio». 

    Lei ha lavorato anche con Massimo Moratti per un nuovo stadio dell’Inter?
    «Sì, ma prima ho lavorato per molti anni con le due società nel consorzio dello stadio. Abbiamo studiato il quarto anello, rifatto i tornelli e gli spogliatoi fino all’idea di uno stadio per due che il sindaco Sala aveva individuato come il futuro di San Siro. Due ingressi uno per il Milan e uno per l’Inter, uno in piazzale Axum, l’altro dal Trotto. Raddoppiando sul lato est il lato ovest. Un’idea geniale. Si tagliavano i costi a metà». 

    Com’è finita? 
    «Bella domanda, non lo so». 

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