Calciomercato.com

  • Bonazzoli: 'Per me la Samp è il Real Madrid. Ho perso il nonno per il virus, e sono cambiato'

    Bonazzoli: 'Per me la Samp è il Real Madrid. Ho perso il nonno per il virus, e sono cambiato'

    Questo periodo di lockdown è stato particolarmente duro per l'attaccante della Sampdoria Federico Bonazzoli. Isolato lontano dai familiari, senza fidanzata, solo in casa a Genova, il centravanti blucerchiato ha dovuto convivere anche con un grande dolore, la perdita dell'adorato nonno: "​Confermo, non è stato facile" ha raccontato a Il Secolo XIX. "Il nonno Berto non l'ho più visto né sentito e questo fa ancora più male. Ci siamo sentiti due settimane prima che venisse ricoverato, non sono più tornato a Brescia e lui ci ha lasciati increduli. Era una persona molto in gamba, stravedeva per me, era mio grande tifoso, mi stava vicino da sempre. Lui era orgogliosissimo del nipote calciatore. Era un grande tifoso del Milan ma aveste visto l'orgoglio quando io ero riuscito a farmi strada nelle giovanili dell'Inter. Mi viene da piangere... Ora spero che ci protegga da lassù e di sicuro la sua scomparsa mi ha responsabilizzato molto più rispetto a questo virus maledetto. Infatti in quarantena non sono mai uscito, letteralmente. E invito tutti a non prendere sottogamba la situazione: mio nonno non ha mai avuto problemi e ora non c'è più"

    Come ha vissuto il lungo periodo di isolamento Bonazzoli? "Come dicevo, da solo, completamente da solo. Non ho fidanzata, i miei familiari sono tutti in Lombardia, è stato un periodo molto malinconico e duro ma se mi guardo indietro dico che ce l'ho fatta. Però non passava mai il tempo. Ripeto, non ho visto nessuno, ho azzerato i contatti. Devo dire che l'affetto e la vicinanza della società Samp non mi è mai mancato. Ci siamo sentiti coccolati".

    La voglia di tornare in campo ovviamente c'è: "Io sono a disposizione della società, quello che verrà deciso dalla Samp lo farò. Certo, non vedo l'ora di tornare in campo ma questi allenamenti individuali non sono come una partita, a me manca la partita. Ranieri è una delle prime persone che mi hanno chiamato quando ho avuto il lutto, mi ha fatto molto piacere. È una persona umanissima, sentirlo rassicura".

    Questa stagione per Bonazzoli sembrava essere quella della rinascita: "Sì ero partito bene e questo aumenta il rammarico. Non smetterò di ringraziare mister Di Francesco che mi ha dato subito fiducia consentendomi di farmi trovare pronto da Ranieri quando è subentrato. Ho anche segnato il primo gol in A e credetemi non potevo desiderare di più un gol in A con la Samp, che ha creduto molto in me negli anni. Non ero scarso l'anno scorso, non sono forte ora, ma è cambiato qualcosa in me, non lo nego. Ho capito che la passione, il talento contano ma conta moltissimo il lavoro. Quest'anno non volevo sbagliare, sono consapevole che c'è ancora tanto da fare ma penso di aver svoltato con la testa".

    Per Bonazzoli è pesato molto il 'salto' dalle giovanili al calcio dei grandi: "Io sono arrivato alla Samp a 18 anni, strapagato dalle giovanili dell'Inter e onestamente senza aver fatto nulla ancora di significativo. Ricordo che presi la patente al primo ritiro estivo col Doria, arrivavo come fiore all'occhiello, ero già strutturato fisicamente e questo mi ha consentito di eccellere nelle giovanili dove mi bastava mettere il braccio davanti al marcatore e gli facevo gol. Era facilissimo e questo mi ha un po' illuso. Poi tra i grandi è cambiato tutto e non mi riusciva niente. Ho girato in prestito a Lanciano, a Brescia, alla Spal e dentro di me mi chiedevo "come è possibile che non riesco più a fare le stesse cose?". Poi l'anno scorso a Padova ho fatto un campionato in B e mi sono detto "se non mi sveglio ora è finita". Così mi sono presentato quest'estate al Doria come all'ultimo treno. Avevo capito che a DiFra potevo piacere, mi ha dato fiducia e questo è servito. Ma credetemi ho dato tutto, in palestra, in campo, fuori. Ora arrivo ad allenarmi un'ora prima e vado via un'ora dopo, sono quasi maniacale. In questa quarantena, per dire, ho perso 3 kg. Ho capito, insomma, che serve la cultura del lavoro. Considerate che per me la Samp è il Real Madrid, lo dico perché nei vari prestiti ho anche visto compagni che faticavano ad arrivare a fine mese e mi sono sentito un privilegiato ad avere un contratto qui"

    E ora? "A 22 anni devo ancora migliorare tantissimo ma se avessi avuto questa testa 3 anni fa chissà magari sarei meglio di chi sono... Ora entro nei 10 minuti finali e ho la testa giusta, prima non trovavo la stessa concentrazione. Ogni giocatore fa un suo percorso personale: c'è chi le sue cose le capisce a 18 anni chi a 22 e chi non lo capisce mai. Magari sbaglierò un gol fatto alla prima occasione ma l'atteggiamento non lo sbaglierò mai più, è una promessa. Perdersi non è bello. È un'altra cosa che vorrei spiegare: questo salto dalle giovanili non è facile, è difficilissimo. Ci sono stati periodi in cui ne ho pensate di tutti i colori, anche di smettere, poi tra un'esperienza e l'altra è venuta l'opportunità e per fortuna la sto cogliendo".

    Altre Notizie