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  • Bove core de Roma, Mourinho sciamano: ma a Leverkusen servirà una squadra eroica per andare in finale

    Bove core de Roma, Mourinho sciamano: ma a Leverkusen servirà una squadra eroica per andare in finale

    • Giancarlo Padovan
    T’amo, o pio Bove/ e mite un sentimento/ di vigore e di pace al cor m’infondi. Scomodo Giosué Carducci per celebrare Edoardo Bove, cuore di Roma, il ragazzo che avrà 21 anni martedì prossimo e che ieri notte, dentro un Olimpico traboccante passione, ha segnato il gol decisivo (1-0) tra la Roma e il Bayer Leverkusen, nella semifinale di andata di Europa League. Quello che ha fatto ha dello straordinario, non solo per la zampata decisiva, ma per come ha partecipato all’azione. Prima servendo in area Abraham, che ha girato verso la porta. Poi, per come è piombato sulla palla, respinta dal portiere Hradecky, e l’ha messa dentro.

    Quando è uscito, a quattordici minuti dalla fine, per essere sostituito da Wijnaldum, tutto lo stadio è balzato in piedi e lo ha applaudito a lungo. Lode a Bove, dunque, e a chi lo ha scelto, cioé José Mourinho, un allenatore che sa piegare a proprio vantaggio anche i rovesci della fortuna. Senza mezza squadra, con un gruppo di ragazzini in panchina e con Dybala e Wijnaldum a mezzo servizio, ha saputo soffrire, difendere, aspettare, ripartire e colpire nel momento più propizio (62’), mettendo in campo pazienza e sapienza, chiedendo ai propri calciatori il massimo e ottenendo da tutti anche la decima in più, speculando sulle mezze palle come se fossero la conquista di un vitale vantaggio.

    Partita sporca, sporchissima. Che l’arbitro Oliver ha rischiato di farsi sfuggire di mano, visto il metro ingiustificatamente largo che ha adottato. Il Bayer di Xabi Alonso non è una grande squadra (sesta in Bundesliga), ma sa creare grattacapi a chiunque sia per la proprietà di palleggio, sia per la vitalità degli esterni Frimpong e Hincapie.

    Detto che i tedeschi avevano cominciato meglio, sfiorando due volte il gol (Andrich dopo 45 secondi e Wirtz al 7’), è giusto ammettere che avrebbero meritato anche il pareggio quando, nel finale, Cristante ha salvato di petto su tiro a colpo sicuro di Frimpong (nella circostanza male, in uscita, Rui Patricio).

    La Roma, prima del gol di Bove, era stata pericolosa una sola volta, nel primo tempo, con un coipo di testa ravvicinato di Ibanez, pescato all’altezza dell’area del portiere, da una punizione-cross di Pellegrini. Superlativo Hradecky che poi ha fatto quasi lo spettatore peraltro molto interessato.

    Xabi Alonso è un buon allenatore, probabilmente destinato a diventare grande, ma partite del genere si vincono più con lo spirito da sciamano che Mourinho possiede, mentre, invece, allo spagnolo ancora difetta.

    Tuttavia, sia l’andamento della partita (assai equilibrata), sia l’esiguo vantaggio (un gol), non consentono di fare discorsi definitivi sulla qualificazione. La Roma, ridotta com’è dagli infortuni in tutti i reparti, non può che essere chiamata a prestazioni eroiche. Quindi, una buona difesa prima di tutto. Poi, difesa della palla e partecipazione alla fase di non possesso degli attaccanti. Infine, se resta una stilla di energia, la ripartenza. O il calcio di punizione. O il calcio d’angolo. Insomma una situazione da cui spremere il massimo. Una cosa è certa. Più di così questa squadra non può calcisticamente fare. E Mourinho fa bene ad esaltare i suoi ragazzi. A cominciare da Bove, uno che ha lanciato proprio lui.

     

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