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  • Brescia:| Calori e la 'formula 1'

    Brescia:| Calori e la 'formula 1'

    • F.P.

    C'è un motivo se il Brescia formato centravanti più trequartista offre più garanzie di tenuta e rendimento rispetto alla sua variante con una punta in più. E la ragione è nelle caratteristiche dei singoli. Non è un caso se il tecnico Calori, arrivato a Brescia con tanta voglia di doppio trequartista, ha varato presto un più prudente 3-5-1-1. E non si può spiegare tutto con la cessione alla Sampdoria di Juan Antonio, gemello di El Kaddouri nell'albero di Natale che al debutto ha espugnato Livorno. Considerata come base imprescindibile la difesa a tre, che ha consentito di chiudere la porta di Arcari per 907 minuti consecutivi e di liberare i cavalli di Zambelli e Daprelà sulle fasce, il nodo da sciogliere era il centrocampo. Budel, capace di garantire filtro e costruzione in cabina di regia, rende al meglio se affiancato da interni dinamici. E il discorso cambia poco con Salamon, più difensivo e meno continuo, ma pure centromediano per vocazione. Gli interni devono coprire, ma anche inserirsi: per esempio come Mandorlini (il suo alter-ego è Vass) e Rossi, che ha qualità negli inserimenti (in alternativa c'è Martina Rini).

    Gente mobile per esercitare un controllo sulla metà campo avversaria e non semplicemente occuparla. Centrocampisti utili in entrambe le fasi (possesso e non possesso), con una mezz'ala in particolare (Rossi) pronta a variare il tema offensivo aggiungendosi agli attaccanti per aggredire meglio gli spazi. Rossi può agire fra le linee, scambiarsi la posizione con El Kaddouri, garantire soluzioni di manovra diverse per non addossare tutto il peso del gol sulle spalle della prima punta. Jonathas o Piovaccari che sia. Con Jonathas e Piovaccari in campo insieme, il discorso cambia. E non tanto per la punta in più, ma per le caratteristiche dei giocatori in questione. Piovaccari ha fisico e movenze da centravanti, non disdegna il lavoro di copertura, ma dà il meglio in area. Costringerlo ad accorciare sul regista avversario, lo allontana dalla porta e inevitabilmente gli toglie lucidità.

    Alla prima da centravanti titolare a Pescara, senza doversi sobbarcare il lavoro sporco a beneficio del capocannoniere Jonathas, ha subito timbrato. Il gigante brasiliano non è troppo diverso da Piovaccari: entrambi sembrano dare il meglio se impiegati nel ruolo di terminale offensivo. La sola partita giocata con El Kaddouri e le due punte, persa contro il Padova, non vale come una regola. E in precedenza, quando Piovaccari era entrato nella ripresa a far tridente per forzare la resistenza avversaria, si era vinto (vedi Cittadella). Vero. Ma è bastata una gara per rendersi conto di quanto sia sprecato Piovaccari da seconda punta, impegnato in compiti di raccordo fra centrocampo e attacco che può svolgere meglio una seconda punta naturale o una mezza punta come El Kaddouri.

    (Bresciaoggi)

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