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  • Bruno Pizzul: 'Senza patente mi affido alla tigre, mia moglie. L'Heysel il dolore più angoscioso, che liti a carte col Trap'

    Bruno Pizzul: 'Senza patente mi affido alla tigre, mia moglie. L'Heysel il dolore più angoscioso, che liti a carte col Trap'

    L'ex telecronista Bruono Pizzul, 83 anni, ha dichiarato in un'intervista al Corriere della Sera: "Faccio fatica ad attraversare la strada, figuriamoci andare a Londra per la finale degli Europei tra Italia e Inghilterra. Qualcuno deve aver postato per scherzo la proposta di mandare me a sostituire Alberto Rimedio costretto alla quarantena. In tanti si sono agganciati al messaggio. Incontravo gente che chiedeva cosa facessi a casa, altri che domandavano se fossi contagiato io, altri ancora che volevano biglietti per Wembley. Il giorno della finale terminava a Cormòns il Giro d’Italia femminile di ciclismo. Il sindaco mi aveva chiesto di partecipare a una serata in omaggio alle atlete. Hanno montato un maxischermo. Ho pronunciato qualche parola per i miei compaesani, gente a cui voglio bene". 

    "Guida la Tigre, mia moglie Maria. Che ormai ha anche funzioni di badante, causa anagrafe e pigrizia congenita. La moglie di un calciatore della Triestina veniva chiamata così. Quella ragazza mostrava analogie con Maria e adottai il nomignolo. Lei ogni tanto fa qualche smorfia ma si rende conto che il paragone animalesco è assai lusinghiero. La tigre sarà feroce ma è una bestia mobile, bella. Ah, la tigre! A Milano venni accolto benissimo, in città come alla Rai dove ho lavorato per decenni senza alcuna promozione, cosa che mi rende orgoglioso. La Tigre e io avevamo in mente di tornare qui, dove vivevano i nostri genitori. È un luogo che contiene molti ricordi, abitato da gente simpatica, con una certa proiezione verso i beveraggi, cosa che non mi dispiace per niente. I dottori mi proibiscono il vino. Beh, proibire.. bere un pochino si può. A Milano i bar erano due. Frequentati da una congrega di calciatori, allenatori, giocatori di scopa e tresette. Cene da Londonio dove si faceva il calciomercato. Con Trapattoni, Radice, Bellugi. Carte e liti furibonde. Fumavo lì perché in casa c’era la Tigre con le sue reprimende. Ho fumato sino a sette anni fa. Mi spiace non aver smesso prima. Ogni volta che incrocio Boninsegna ripete: mi hai affumicato durante le telecronache". 

    "Mi compiaccio di non essere mai riuscito a prendermi troppo sul serio. Oggi mi pare ci sia una eccessiva presenza di parole. Venivamo accusati di parlare troppo quando la telecronaca era fatta da una sola persona, oggi sono coinvolti tre o quattro cronisti. Sono tutti bravi, persino troppo. E qualche volta ho la sensazione che sia la televisione a raccontare se stessa più della partita". 

    "Il ct della Nazionale più amato? Ero amico di Azeglio Vicini sin da ragazzo. Con Bearzot ho avuto un rapporto particolare. Era friulano pure lui, parlavamo nel nostro dialetto, seduti fianco a fianco. La cosa generò sospetti e invidie perché molti colleghi credevano che Enzo stesse confidandomi chissà quali segreti tattici. In realtà parlavamo delle vendemmie. Lo stesso con Dino Zoff. Cominciammo a giocare a calcio assieme". 

    "L'Heysel è il dolore più angoscioso. Per la mia coscienza di uomo. Non è possibile andare a fare la telecronaca e dover parlare di 39 morti. È una memoria che talvolta vorrei cancellare, ma non si può scordare ciò che dovrebbe portarci verso comportamenti più sereni e meno delittuosi". 

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