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Buffon e un tramonto senza fine, ma quanti rischi! L'esempio di Boniperti e Platini

Buffon e un tramonto senza fine, ma quanti rischi! L'esempio di Boniperti e Platini

  • Alberto Cerruti
    Alberto Cerruti
Il grande Zico, miglior brasiliano dopo Pelè che abbiamo avuto la fortuna di vedere in Italia con la maglia dell’Udinese, dice che i giocatori sono gli unici che muoiono due volte: quando lasciano il calcio e poi la terra. E non a caso è stato uno dei pochi, se non l’unico, a organizzare due partite d’addio, prima in Giappone, dove terminò la carriera, e infine a Rio de Janeiro, nel suo Maracanà, in una notte magica alla quale abbiamo avuto l’onore di essere stati invitati. Costretto a convivere da tempo con grandi problemi alle ginocchia, quella sera Zico aveva 38 anni e, se avesse potuto, avrebbe continuato a giocare ancora, per rinviare il più possibile la data della sua prima morte sportiva.

Non tutti, però, la pensano come Zico e gli esempi nel mondo del calcio sono tantissimi, a cominciare da quello di Giampiero Boniperti, grande campione della Juventus e poi grande presidente della società bianconera. Il collega Marco Bernardini, che lo ha conosciuto bene quando scriveva per Tuttosport, a 58 anni esatti di distanza, ha raccontato proprio su calciomercato.com il giorno in cui Boniperti disse basta. Era il 10 giugno 1961, infatti, quando Boniperti dopo un clamoroso 9-1 contro l’Inter, che aveva schierato per protesta contro la Federazione i ragazzi della Primavera, tra i quali debuttò Sandro Mazzola, disse basta. A fine partita, si avvicinò al magazziniere Crova e con le scarpette, non scarpini, in mano gli disse: “Mettile pure via, a me non serviranno più”. Fu una sorpresa per tutti, sia perché Boniperti, che era il capitano, aveva soltanto 32 anni, sia perché stava benissimo. La classe è classe non soltanto quando si anticipano gli avversari in campo, ma anche quando si anticipa il momento del ritiro.

E allora è facile pensare ai tempi supplementari che un altro grande juventino, ed ex capitano come Boniperti, cerca di giocare a costo di arrivare anche ai rigori, come nella finale del Mondiale che vinse a Berlino, tredici anni fa. Ovviamente parliamo di Gianluigi Buffon, che la Juventus ha elegantemente scaricato un anno fa, quando aveva già compiuto 40 anni. Ricevuta la grande offerta del Psg con la prospettiva di divertirsi ancora e magari di vincere quella Champions sfuggitagli con la maglia della Juventus, Buffon aveva deciso di continuare a Parigi, accettando l’inedito ruolo di semiriserva. Costretto a dividere la porta con Areola, criticato dai media francesi dopo quell’errore in Champions, Buffon avrebbe potuto continuare a Parigi ma evidentemente ha capito che da semiriserva sarebbe diventato riserva a tempo pieno. E allora, malgrado l’offerta per rimanere, ha detto addio ma soltanto al Psg, non ancora al calcio. A 41 anni vuole andare oltre i tempi supplementari, per vincere un’altra sfida ai rigori, questa volta però ai limiti dell’impossibile, perché contro il tempo. Si è parlato di Parma, ma soprattutto di Porto e magari nelle prossime ore spunteranno altre ipotesi.

A questo punto, però, fermo restando il suo diritto di decidere, lasciateci dire che è un peccato assistere al suo forzato e prolungato tramonto, con il rischio di qualche figuraccia finale. E se non vogliamo ripensare a Platini, altro ex juventino che lasciò a 32 anni, fermiamoci al ricordo di un grande portiere campione del mondo come lui, il mitico Dino Zoff che disse basta a 41 anni, guarda caso l’età che oggi ha Buffon, rifiutando le offerte per continuare a parare lontano da Torino. Il tempo dirà se Buffon sarà riuscito a stabilire un nuovo record di longevità, prolungando la sua straordinaria carriera, chissà dove e chissà per quanto. Ma nell’attesa, in bocca al lupo grande Gigi, con l’augurio di chiudere in bellezza e non in tristezza.

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