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  • C'è Weah nel mirino: il figlio di George può lasciare Lille, la Juve ora ci pensa

    C'è Weah nel mirino: il figlio di George può lasciare Lille, la Juve ora ci pensa

    • Nicola Balice
    In principio era Federico Chiesa. Ma la lista dei figli d'arte della Juve potrebbe anche allungarsi con un nome nuovo. Già, perché nei radar degli osservatori bianconeri ci sta finendo con sempre maggiore frequenza anche Timothy Weah, figlio del leggendario George. Già seguito con attenzione ai tempi del vivaio del Psg, ora è stato definitivamente capace di attirare l'attenzione degli uomini mercato della Juve. Grazie alla svolta avvenuta agli ordini di Paulo Fonseca, che in Weah sta scoprendo un esterno difensivo in grado di giocare a tutta fascia: un nuovo ruolo forse non subito gradito al giocatore ma in cui si sta adattando partita dopo partita. Con una qualità in più che si porta appresso da sempre Weah junior, quella di saper agire indistintamente sulla fascia destra come su quella sinistra. Insomma, piace, piace tanto, soprattutto ora che si sta evolvendo in qualcosa di diverso da quell'attaccante talentuoso ma un po' troppo leggero sotto porta con cui comunque era riuscito a conquistarsi una vetrina in pianta stabile tra Ligue 1 e Team Usa.

    LA SITUAZIONE. Contatti esplorativi con l'entourage del giocatore ci sono già stati, ma la concorrenza è piuttosto agguerrita, soprattutto in Francia ma non solo. A fare gola d'altronde c'è quel contratto in scadenza nell'estate del 2024 che rende il profilo di Weah particolarmente appetibile e spendibile proprio nella prossima finestra di mercato, con il Lille che appare pronto a monetizzare quell'investimento di circa 10 milioni ormai datato 2019 e il giocatore determinato a provare una nuova esperienza. E la Juve? Si mette in coda, continua a osservarlo, aspetta il momento più giusto per capire quando e se poter compiere le proprie mosse. Ma tra i nomi che piacciono per la Juve che verrà, anche in un mercato complicato come quello si sta profilando, c'è anche quello di Timothy Weah.

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