Calciomercato.com

  • Getty Images
    Cagliari, Jankto: 'Il coming-out mi ha cambiato, non mi nascondo più. Spero di essere un esempio per gli altri'

    Cagliari, Jankto: 'Il coming-out mi ha cambiato, non mi nascondo più. Spero di essere un esempio per gli altri'

    Il centrocampista del Cagliari Jakub Jantko ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano francese L’Equipe, nella quale si è soffermato sul suo coming out e sul rapporto con i compagni: “Il coming out ha cambiato alcuni aspetti della mia vita, non mi nascondo più, faccio coming out come voglio, penso di essere stato da esempio per tante persone, perché da allora va tutto molto bene. Ma non mi sento diverso, sono ancora quel bravo ragazzo”.

    LA RELAZIONE – “Avevo una relazione con una ragazza per seguire il modello classico del calciatore? Siamo cresciuti insieme con Marketta, la nostra storia è durata cinque anni, era un rapporto che andava bene, mi sentivo abbastanza bene a livello mentale, siamo genitori. Avremmo potuto continuare, ma ho preferito chiudere la nostra relazione due anni fa. Era inutile continuare, avevo 26 anni e avevo ancora tutta la vita davanti. Prima ho fatto coming out con lei, poi con la mia famiglia e poi con i miei amici".

    GLI INSULTI - "Ci sono state due partite in cui li ho sentiti, ma erano stadi piccoli, si nota più facilmente. Per novanta minuti i tifosi avversari fanno di tutto per toglierti dalla partita, per farti giocare male. Inoltre, consumavano alcool, quindi pronunciano tutti i tipi di insulti, alcuni dei quali sono omofobici. Per me resta nell'ambito del calcio, di un incontro e soprattutto non ha funzionato, mi sono concentrato sul campo, come sempre".

    UN POSSIBILE TRASFERIMENTO - " Il coming out potrebbe privarmi della possibilità di un trasferimento? Non mi è mai passato per la mente. Poi, ovviamente, sapevo benissimo che non avrei firmato in Arabia Saudita il giorno dopo il mio coming out”.

    IL RAPPORTO CON I COMPAGNI - "Possono esserci piccole battute, quando parliamo dopo i pasti, come: 'Allora, hai avuto qualche appuntamento con questo ragazzo?'. Tutto è più aperto. Prima non potevo, dovevo stare attento che qualcuno non desse un'occhiata al mio telefono mentre scrivevo. Ne parlo parecchio con Leonardo Pavoletti, il mio capitano. Vuole sapere come vanno le cose, è normale, lui è il capitano, si prende cura dei compagni. Per alcuni è una curiosità. La gente mi chiedeva se fossi nato così, se nel frattempo fossi cambiato. Certo che nasciamo così, io sono nato gay! Ma io non voglio che questo diventi un argomento di discussione quotidiano, sarebbe noioso. Oltretutto non ho comunicato molto a riguardo".
     

    Altre Notizie