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  • Calciopoli, per il TAR del Lazio c'è un difetto di giurisdizione sul ricorso di Giraudo. Ecco cosa può succedere

    Calciopoli, per il TAR del Lazio c'è un difetto di giurisdizione sul ricorso di Giraudo. Ecco cosa può succedere

    • Redazione CM
    Nuova puntata dell’annosa questione legata ai fatti di Calciopoli e nello specifico a quelli relativi alla situazione personale di Antonio Giraudo, amministratore delegato della Juventus dal 1994 al 2006. Il TAR del Lazio, presso il quale si erano rivolti i due legali difensori - gli avvocati Jean-Louis Dupont e Amedeo Rosboch - ha evidenziato un “difetto di giurisdizione” sulla questione relativa alla possibilità di rimettere alla Corte di Giustizia Europea una decisione sull’incompatibilità della legge 280 del 2003, quella che disciplina la giustizia sportiva secondo il criterio della specificità dello sport, rispetto ai principi di diritto comunitario. In una nota dello scorso luglio, gli avvocati Dupont e Rosboch riferivano che questa legge conferisse “un monopolio disciplinare alle federazioni sportive e impedisce al Tar di annullare o riformare le decisioni delle federazioni, violando così il principio generale di diritto Ue della “tutela giurisdizionale effettiva”.

    ORA CHE SUCCEDE? - Giraudo aveva presentato ricorso il 12 marzo scorso presso il TAR del Lazio nel tentativo di ottenere un ribaltamento della sentenza della FIGC del 2011 con la quale è stato radiato a vita a livello sportivo per il suo coinvolgimento nei fatti che hanno portato alla retrocessione in Serie B della Juventus (con penalizzazione) e la sottrazione degli scudetti vinti nel 2005 e nel 2006. Non essendo tuttora disponibile il dispositivo completo, questa mancata pronuncia del TAR si espone a molteplici interpretazioni, tra cui quella secondo la quale la palla possa passare nelle mani di un tribunale ordinario. Un passaggio importante, qualora Giraudo e i suoi avvocati decidessero di procedere in questa direzione, è stata la sentenza della Corte di Giustizia Europea del 21 dicembre 2023 che, esprimendosi su una controversia tra due pattinatori e la federazione internazionale, riconobbe il principio secondo cui la giustizia sportiva non può agire senza tenere in considerazione quanto avviene in quella ordinaria e impedire soprattutto l’appellabilità delle sue decisioni. 

    LA BATTAGLIA PROSEGUE - Per Giraudo e i suoi legali si possono aprire ora due strade: quello di rivolgersi al Consiglio di Stato o di fare un ulteriore passaggio presso la giustizia ordinaria per vedere riconosciute le proprie ragione. Una battaglia che prosegue quella dell’ex dirigente della Juventus sull’onda della sentenza del 2021, quando la Corte europea dei diritti dell’uomo - analizzando il ricorso presentato l’anno prima da Giraudo - riconobbe la violazione dei diritti della difesa, a causa dei soli sette giorni concessi per leggere le oltre 7.000 pagine di atti prodotti nel corso del procedimento sportivo, e la ragionevole durata del processo, trascinatosi per 13 anni.

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