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Cantona e il Leeds: una breve e meravigliosa storia d'amore

Cantona e il Leeds: una breve e meravigliosa storia d'amore

  • Remo Gandolfi
    Remo Gandolfi
“Lo abbiamo pensato tutti quanti quella sera di gennaio all’Elland Road.
Nel momento stesso in cui il nostro biondo numero 9 veniva portato fuori dal campo con un polso fratturato.
“E’ finita. Le nostre speranze di vincere il campionato si chiudono qua.”
Lee Chapman non solo è il nostro uomo-gol principale ma è forse l’unico giocatore in rosa per cui non abbiamo un sostituto vero.
Il Manchester United, che quella sera stessa ci cacciò fuori dalla FA CUP, avrebbe avuto il campionato in pugno.
Come avremmo potuto tenere il loro passo ?
In quel momento avevamo in classifica un punticino di vantaggio ma due partite in più degli uomini di Alex Ferguson.
E l’uomo che finalizzava il nostro gioco sarebbe stato indisponibile per almeno due mesi …
I giorni successivi furono deprimenti.
I nomi che noi tifosi leggevamo sui vari tabloid inglesi come possibili sostituti di “Chappy” non facevano che aumentare il nostro sconforto … e la consapevolezza che per noi, i sogni di conquistare il titolo di Campioni d’Inghilterra, andavano velocemente riposti nel cassetto.
 
Poi, quasi dal nulla, è arrivata “la bomba”.
La notizia oggi è su tutti i giornali.
Ieri sera a Leeds se ne parlava già in tutti i pub.
E’ arrivato l’attaccante che dovrà sopperire all’assenza di Chapman.
Si chiama Eric Cantona.
E’ francese.
“Eric chi ???” è la domanda di molti qua a Leeds.
Fuori dai confini francesi forse non è conosciutissimo ma per lui parlano le statistiche, nel bene e nel male.
21 presenze nella nazionale francese con 15 reti all’attivo.
Esordio in nazionale a vent’anni appena compiuti.
Più di 50 goal nel campionato francese in poco più di cinque stagioni.
Cinque stagioni mai giocate per intero però.
Non per gli infortuni ma per le continue squalifiche !
Risse con compagni di squadra, entrate da codice penale su avversari, offese ad allenatori e dirigenti, insulti al pubblico avversario fino ad arrivare alla squalifica più recente, del dicembre scorso quando, dopo aver ricevuto una squalifica per un mese per aver tirato il pallone volontariamente addosso ad un arbitro è riuscito a vedersi raddoppiata la squalifica per aver dato degli idioti a tutti i commissari della disciplinare francese.
Insomma, non si è proprio fatto mancare nulla !
A questo punto, pare anche su consiglio del suo psicologo, la decisione di cercare fortuna sulla nostra isola lontano dalla sua nazione con cui è guerra dichiarata.
Pare arrivi in prestito fino a giugno.
Poi si vedrà.
Si parla di lui come di un giocatore con un grandissimo potenziale.
In fondo ha solo 25 anni.
E’ alto e forte fisicamente ma chi l’ha visto giocare dice che ha nella tecnica, nel controllo di palla, nella visione di gioco e nel tiro le sue doti migliori.
Peccato che sia matto da legare !
Il Boss ieri ha parlato con lui prima di mettere nero su bianco.
Un’ora abbondante.
Sa che è un rischio, un rischio grande.
Della forza e della coesione del gruppo Wilko ne ha sempre fatto una priorità assoluta.
Ma Michel Platini e Glenn Hoddle, che lo conoscono bene, gli hanno raccontato cose incredibili di questo ragazzo e delle sue enormi potenzialità.
Staremo a vedere.
 
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Eric Cantona ci è stato presentato prima del match con il Crystal Palace.
La sua sola presenza al centro del campo, anche se in abiti borghesi, è servita a tranquillizzare anche il più cinico e prevenuto dei nostri tifosi.
Chi si aspettava il prototipo del “francese da film”, mingherlino e compito, è rimasto piacevolmente sorpreso.
Eric Cantona è grande e possente , ha spalle larghe e gambe robuste e potenti.
E poi ha questa “aurea” davvero particolare.
Trasuda carisma in ogni suo movimento.
Si muove lentamente, sempre con la testa alta.
Ha uno sguardo fiero e duro, che diventa improvvisamente morbido quando sorride.
Purtroppo il suo inglese è limitatissimo e questo potrebbe essere un problema.
Vedremo.
Intanto lunedì farà il suo primo allenamento con la squadra.
E io, ovviamente, ho preso un giorno di ferie.
Mica posso mancare !
 
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Il primo allenamento di Eric Cantona è stato uno shock assoluto.
Per tutti quanti.
Già quando è uscito dagli spogliatoi ci siamo resi conto che il francese a livello fisico non ha alcuna ragione di temere la proverbiale fisicità del campionato inglese.
L’impressione avuta all’Elland Road sabato scorso era giustissima.
Cantona è proprio grande e grosso. 188 cm di altezza e quasi 90 kg di peso !
A dir la verità forse un paio di kg in eccesso nel girovita ci sono, ma considerato il periodo di inattività del francese nel complesso la situazione è ancora meglio del previsto.
Ma lo shock vero e proprio è stato sul campo di allenamento.
Nonostante il terreno allentato dal tempo infame che sta continuando a flagellare lo Yorkshire il francese ha stupito tutti per la sua tecnica.
Palla sempre incollata ai piedi e una capacità di “vedere” il passaggio sorprendente.
E’ addirittura molto abile nel saltare l’avversario in dribbling.
Cosa che per un calciatore della sua struttura fisica non è poi così frequente !
Nella partitella finale nove contro nove è stato quasi comico vedere le facce stupite di giocatori del livello di Strachan, Mc Allister o Dorigo che pure hanno giocato a livello internazionale affrontando fior di campioni.
Wilko è attento, segue con grande concentrazione ogni mossa di Cantona.
Ma si capisce che gli piace quello che vede.
Cantona potrà esserci molto utile.
Sia in assenza di Chapman sia quando Chapman rientrerà dall’infortunio.
Sono tutt’altro che due cloni !
Anzi, hanno caratteristiche complementari e il Boss se n’è già accorto.
Per cominciare Eric chiede sempre la palla sui piedi.
Di testa non è scarso ma è evidente che non è il classico “target man” britannico.
Non è un fulmine e raramente detta il passaggio negli spazi.
Di certo c’è che il povero Mc Clelland, suo avversario diretto nella partitella, ha sudato le proverbiali sette camicie per contenerlo.
Nel 5 a 4 finale dei “rossi” di Cantona, Mc Allister e Batty nei confronti dei “bianchi” di Strachan, Speed e Dorigo il francese ha segnato un solo gol ma tre degli altri quattro gol sono arrivati dai suoi assists.
L’umore, così cupo solo un paio di settimane fa, è già cambiato.
La vittoria sul Notts County e l’arrivo di questo stravagante francese hanno ridato entusiasmo a tutti quanti.
E’ vero, dobbiamo ancora vederlo all’opera dove conta realmente, in una partita vera.
Ma una cosa è certa: Eric Cantona sa giocare a calcio.
 
Se il primo allenamento di Cantona è stato uno shock assoluto quello che è accaduto oggi nel suo secondo allenamento ha lasciato tutti assolutamente esterrefatti.
Nella partitella finale su campo ridotto (le due porte sono state sistemate sulla linea del limite dell’area) Big John ha rinviato un lungo pallone con le mani verso il centrocampo dove più o meno era posizionato Eric.
Il francese si è lasciato scavalcare dal pallone ma prima che lo stesso toccasse terra lo ha colpito al volo andando a pescare l’incrocio dei pali della porta difesa da un immobile e basito Mervin Day.
Distanza ? 40 metri buoni.
Reazione ? Eric è tornato nella sua metà campo per la ripresa del gioco come se tutto questo fosse per lui la cosa più naturale del mondo.
Dieci secondi di ammirato e assoluto silenzio da parte di tutti quanti, Wilko compreso.
“Beh, non si gioca più ?” ha chiesto Eric.
 
Oggi, 8 febbraio 1992, Eric ha fatto il suo esordio con i nostri colori.
Una partita storta, su un campo per noi maledetto, quello dell’Oldham, dove abbiamo vinto una volta sola in 14 incontri.
Non mi stupirei se il “contingente” di giornalisti francesi presenti allo stadio per raccontare della prima volta di Eric Cantona in terra d’Albione possa aver pensato che la squadra in testa alla classifica fosse quella in completo blu dei nostri avversari …
Cantona ? Eric è entrato ad inizio ripresa al posto di Stevie Hodge.
Non certo la partita giusta per emergere vista la scarsissima quantità e qualità di palloni giocabili.
Però si è visto che era felice di tornare su un campo di calcio e anche che i duelli fisici del campionato inglese non lo spaventano affatto.
Alla fine ha detto solo qualche parola alla stampa.
“Mi spiace avere esordito con una sconfitta. Però mi sono divertito. I difensori inglesi sono molto professionali e determinati. Ma non sono carogne come quelli francesi.”
Grande Eric ! Dovevate vedere le facce dei giornalisti attorno a lui.
… ce l’avevano detto che era matto … e avevano ragione !
 
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Poi Chapman è tornato ed Eric, anche se si è dovuto sedere spesso in panchina, ha dato la svolta in un sacco di partite e poi … beh poi c’è stato QUEL GOL.
Un gol che entrerà nella leggenda di questo Club e che farà dire a molti tra qualche anno “io c’ero quando Cantona segnò  quel gol al Chelsea”.
Ricevuta la palla da una rimessa laterale di Gordon Strachan Eric ha controllato la palla al volo prima con l’interno e poi con l’esterno del piede destro facendo girare la testa a Paul Elliott, altro controllo con l’interno del piede e tiro al volo sotto la traversa di uno stranito Beasant.
Il tutto senza che la palla toccasse terra !




La sua corsa verso i tifosi, gli abbracci e l’esultanza in mezzo a loro hanno sancito ulteriormente un amore che è destinato a durare per questo giocatore che ha fatto a dire a qualcuno oggi “non vedevo un francese così elegante, agile e fantasioso dai tempi dei 3 moschettieri !!!”


 
PARTE SECONDA
 
Vincemmo il titolo.
Nei festeggiamenti dopo la partita qualcuno mise il microfono sotto al naso di Eric che con l’inglese fa ancora a pugni.
“I don’t know why but i’m happy”.
Queste le parole di Eric.
Ci fece impazzire tutti, letteralmente !
Qualcuno mise questa strana frase addirittura in una canzone !
Eric Cantona era definitivamente entrato nei nostri cuori.
Quella dopo la conquista del titolo fu l’estate più lunga della nostra vita.
Ad agosto ci attendeva la Charity Shield a Wembley, poi c’era l’inizio del campionato con un titolo da difendere nella neonata “Premier League” e poi addirittura la Coppa dei Campioni.
Il Leeds non ci partecipava dal maggio del 1975.
Da quella che per tutti noi rimane il “furto di Parigi” dove una giacchetta nera francese di nome Michel Kitabdjian ci tolse ogni possibilità di vincere il trofeo con le sue cervellotiche e vergognose decisioni a favore dei nostri avversari di quella finale, i tedeschi del Bayern di Monaco.
A Wembley vincemmo la Charity Shield.
Fu uno scoppiettante e spettacolare 4 a 3 contro il Liverpool ed Eric fu l’assoluto protagonista quel giorno segnando tre delle nostre reti.
Sembrava il preludio di un’altra grande stagione e chissà, magari dell’inizio di un nuovo ciclo come quello di Don Revie, circa un quarto di secolo prima.
Invece le cose iniziarono ad andare storte, prima in campo e poi fuori.
Risultati altalenanti, qualche nuovo acquisto non all’altezza delle aspettative e qualche giocatore fino ad allora fondamentale ormai al crepuscolo della carriera.
Ma nessuno tifoso dei “Whites” si sarebbe aspettato quello che stava per accadere.
A Leeds girava già da qualche giorno la voce che Alex Ferguson stesse sondando il terreno per un nostro attaccante.
Sapevamo anche che il manager scozzese aveva più volte affermato che il classico “target man”, il centravanti classico britannico, era ancora fondamentale alle nostre latitudini e per questo motivo abbiamo tutti pensato che fosse Lee Chapman il suo obiettivo.
Invece fu proprio Eric Cantona che nel novembre di quello stesso 1993 attraversò i Monti Pennini con destinazione Old Trafford.
Non riuscivamo a capacitarcene.
Eric era la nostra icona, era quello che illuminava le partite, quello che con il suo talento, con quel suo stile unico e carismatico poteva darti novanta minuti di godimento anche se magari il risultato non era stato quello atteso.
Ceduto per di più ai nostri acerrimi nemici, andando a rinforzare una diretta rivale.
In seguito ci hanno provato in tutti i modi ad addolcirci la pillola cercando di convincerci che era solo “per il bene del Leeds United” e che Eric era scontroso, individualista, poco propenso al sacrificio per la squadra quando c’era da recuperare il pallone o difendere sui calci piazzati … e che non era gradito dai compagni.
Qualcuno arrivò perfino a parlare di “relazioni amorose” con mogli di altri giocatori del Leeds.
Fatto sta che andare all’Elland Road per un sacco di tempo non fu più la stessa cosa.
… e vederlo trionfare nelle stagioni successive con la maglia rossa del Manchester United faceva un gran male agli occhi e al cuore …
 
Tratto da “LEEDS CAMPIONE – Il racconto di una stagione di gloria” di Remo Gandolfi – Edizioni URBONE.
 
 
 
 

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