Di lui raccontano che, quando entra qualcuno in casa sua mentre sta giocando la Roma, ci si domanda: è una persona che porta fortuna o è uno sconosciuto? Nel primo caso siete i bene accetti in casa di Carlo Verdone, altrimenti l'urlo agli amici che gli siedono a fianco è perentorio: 'Non rispondiamo!'. Esce in queste ore, in oltre trecento sale italiane, 'Carlo!', documentario sulla vita e la carriera dell'attore e regista romano. 'Una voglia di raccontare il mio privato ma anche e soprattutto di far capire come nasco, prima che entrare prepotentemente sulla scena - ha raccontato Verdone ai microfoni di Calciomercato.com, a margine della conferenza stampa di presentazione -. Il calcio? No, nel documentario non c'è, ed è meglio così. Qualche accenno magari alla romanità, ma non mi sembrava giusto confinare un aspetto così privato e passionale in un film che fosse accessibile a tutti. Del resto nei miei film il calcio è sempre stato trattato con delle velature, perchè capisco chi lo vede come un aspetto di sacralità: per molti aspetti è anche la mia visione. Ho detto a Totti che vorrei fare un film sulla sua vita, ma con grande rispetto ed attenzione. La Roma? Meglio stare zitti, non parlare e lavorare dopo il derby. Menomale che ero impegnato, dopo Cannes, per la promozione de La grande bellezza. Io ho avuto un grande rispetto per la mia città e l'ho sempre amata. Vorrei che chi gioca con la maglia giallorossa avesse le stesse immagini che mi porto nella mente, ovvero quelle di una Roma che non c'è più, della fine degli anni Cinquanta e soprattutto gli anni Sessanta. Alla Fiorentina invidio il romanista Aquilani, gran giocatore, che è per fortuna tornato anche in Nazionale'.