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  • Casarin a CM: 'Assurdi i rigori a Brescia e Fiorentina, netto quello per il Milan. Chi non vuole il VAR è idiota'

    Casarin a CM: 'Assurdi i rigori a Brescia e Fiorentina, netto quello per il Milan. Chi non vuole il VAR è idiota'

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Paolo Casarin, prima da arbitro e poi da designatore, si è sempre permesso di dire quel che pensa. Figurarsi adesso che ha 79 anni, fa l'opinionista sul Corriere della Sera, alla radio e in televisione, studia il calcio da filosofo e lo ama come quando era bambino.

    In questi giorni, sulla sua rubrica si è chiesto: “L'arbitro gioca?”. E ha proseguito così: “La figura del fischietto sta proponendo e mettendo in scena il gioco sulle regole, proprio sulle regole che dovrebbero fissare il gioco del calcio (…). Il filosofo Fink ci avverte che il gioco è il modo con cui apriamo spazi per pensare. Per Fink l'essenza del gioco soffre ogni potere limitante e ogni invasione”.

    Da Fink a Cerri, l'attaccante del Cagliari il cui tocco di mano è stato punito con il calcio di rigore, il passo sembra smisurato e avventuroso, mentre è semplicemente logico.
    Casarin parte in quarta.
    “Che regola può essere mai quella che determina un calcio di rigore senza che vi sia colpa? Io credo che la punizione dovrebbe essere comminata solo in caso contrario, cioé quando scopri che una colpa c'è. Ma se il tocco è involontario o casuale perché mi punisci?”.

    Evidentemente si vuole evitare che nascano polemiche.
    “In realtà si vuole oggettivizzare una situazione impossibile. Oggettiva è la palla dentro o la palla fuori o il fuorigioco. Lì decide la tecnologia che, piano piano, finirà per allargare i confini della propria competenza. Ma su un fallo di mano, a meno che non si tratti della parata di un giocatore di movimento, l'oggettività non esiste. Quanto alle polemiche aspetto di vedere cosa accadrà quando una partita di livello verrà decisa da un rigore come quello dato contro il Cagliari”.

    La frase corrente sarà sempre la stessa: è la regola.
    “Frase da opportunisti, la diranno fino a quando se ne avvantaggeranno. Però non è difficile da capire che non c'è giustizia. Le regole devono avere una motivazione. Non si può punire uno che non ha fatto nulla. La pena deve avere un rapporto con quanto è stato commesso Che calcio è quello in cui si dovrebbe giocare con le mani e le braccia legate?”

    Anche a Firenze è stato assegnato alla Fiorentina un rigore di quel genere.
    “Sì, perché la palla arriva dal basso verso l'alto. Il braccio di Zielinski è largo, ma l'intenzione non è quella di colpire la palla. Siamo passati da un estremo all'altro: fino all'anno scorso si diceva che se la palla avesse toccato, prima della mano, un'altra parte del corpo la situazione sarebbe stata sanata. Adesso, invece, qualsiasi tocco di mano o di braccio in area viene considerato rigore”.

    Non esattamente. A Udine Samir tocca con il braccio e l'arbitro Pasqua, pur dopo aver consultato il Var, non assegna il rigore.
    “Il problema è che ci si rifugia dietro al fallo che deve essere chiaro ed evidente, un'autentica idiozia. Cosa vuol dire chiaro ed evidente? E' chiaro ed evidente ciò che si vede, per tutto il resto c'è il Var. Possiamo avere un Var deficitario e cioè che non chiarisce? Certamente no, considerato che a contatto con la tecnologia, c'è un professionista dello stesso valore dell'arbitro in campo”.

    E allora?
    “Il punto è uno solo: la verità va conquistata. La verità è analisi e anche sofferenza. Non ci si deve chiedere: mi tacceranno di essere un arbitro scarso se ci metto tre minuti a prendere una decisione? Pazienza. L'importante è garantire la regolarità di una partita”.

     A parte il Var, per arbitrare servirebbe dell'altro.
    “Sì, nel caso specifico c'erano gli occhi di Samir che, da soli, assegnavano il calcio di rigore. Il difensore sapeva di avere colpito con il braccio, altro che con la spalla come ha detto Nicchi. Bastava guardare Samir per capire era calcio di rigore”.

    Ma se si vuole davvero oggettivizzare tutte le situazioni, allora sarà assegnato un rigore ad ogni tocco di mano in area.
    “Certo, ci arriveremo. Non escludo nemmeno che l'attaccante in area sia disposto a colpire il braccio dell'avversario piuttosto che tirare in porta”.

    Se ne può uscire?
    “Certo. Riconoscendo che l'Ifab o chi per essa ha preso una decisione affrettata, anche se a me viene da dire isterica, e che è necessario tornare indietro. Del resto la validità di una regola la si vede dall'effetto che provoca e questo effetto non può che essere negativo”.

    Lei ha detto che con l'avvento del Var gli arbitri devono accettare una realtà: si arbitra in due.
    “Certo e lo si fa perchè gli arbitri sono persone per bene. Perché il Var è una grande fortuna e perché solo i burocrati ottusi possono parlarne come se fosse un'assistenza secondaria. Secondaria un corno perchè ti dà la possibilità di rivedere un'azione sulla quale avresti dovuto decidere in  frazioni di secondo. E poi più il potere è frazionato e più si fanno cose giuste”.

    Eppure c'è chi è contro il Var.
    “Non gli arbitri. L'affermazione secondo cui si può farne a meno è semplicemente idiota. E' chiaro che se La Penna, arbitro di Inter-Lecce, decide l'espulsione di Farias perché vede che il giocatore colpisce volontariamente e pericolosamente il polpaccio di un avversario, non c'è bisogno di nessun intervento tecnologico. Viceversa ci sarebbe stato il Var che avrebbe consentito di correggere”.

    Tuttavia abbiamo visto che non sempre la collaborazione tra arbitro e addetto al Var funziona.
    “E' sorprendente, ma non voglio fare discorsi strani, non li ho mai fatti e non mi interessano. Io so che dal campo puoi vedere male, ma il Var ha il dovere di venirti in soccorso e tu che sei l'arbitro centrale di ascoltarlo. In caso contrario, il Var che, in genere ti salva da una situazione complicata, può diventare letale”.

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