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  • Caso Cadice-Valencia, Diakhaby: 'Mi hanno detto 'negro di m...''. Cala replica: 'E' un circo, li denuncio!'

    Caso Cadice-Valencia, Diakhaby: 'Mi hanno detto 'negro di m...''. Cala replica: 'E' un circo, li denuncio!'

    "A Cadice mi hanno detto 'negro di merda'". Mouctar Diakhaby rompe il silenzio, il difensore del Valencia racconta e condanna sui social i fatti dell'Estadio Ramon de Carranza di domenica: "Voglio parlare di quello che è successo a Cadice domenica, due giorni dopo sono tranquillo e voglio parlare. Un giocatore mi ha insultato e le parole sono: 'negro di merda'. Il giocatore mi ha detto questo. E questo è intollerabile. Avete visto tutti le mie reazioni e non può succedere nella vita normale e nel calcio, dove si deve portare rispetto. Dopo di questo, io e i miei compagni abbiamo deciso di tornare in spogliatoio, era una decisione giusta. Uno dei loro giocatori ha chiesto a un nostro giocatore se saremmo tornati in campo qualora Juan Cala (il giocatore accusato, ndr) si fosse scusato. Io e i miei compagni abbiamo detto no, le cose non vanno così, che non si può fare una cosa del genere e passarla così scusandosi. Oggi sto bene, ma mi ha fatto soffrire tantissimo. Spero che la Liga prenda provvedimenti e sanzioni, perché sia tutto chiaro. E voglio ringraziare al Valencia e ai miei compagni e agli allenatori per la solidarietà, l'appoggio e l'affetto che mi hanno dato. Anche tutti i tifosi. Voglio dire che ora sto bene".
     
     


    CALA REPLICA - Non è tardata la replica del giocatore, Juan Cala, che in conferenza stampa respinge tutte le accuse: "Disgraziatamente mi vedo costretto ad apparire in conferenza stampa. Tutto inizia da un corner in favore del Valencia dove il giocatore Diakhaby mi cade addosso, ricevo una gomitata, reclamo un fallo e mi dice di rialzarmi. Finisce sì. Poi arriva il gol, il cartellino e la malaugurata giocata in cui un fallo a favore ho un altro contatto con il giocatore, ricevo un colpo e rivendico un altro fallo. Dico al giocatore 'lasciami in pace' e lo ignoro. E il giocatore mi accusa di chiamarlo 'negro di merda'. Si arrabbia quando riceve il giallo e poi viviamo la scena sull'erba. Da quel momento in poi rimango con una faccia di stupore e imbarazzo per quello che sta succedendo. Poi è successo tutto il resto che avete già visto. Non ho mai detto negro di merda. Non gliel'ho detto e questo è abbastanza chiaro. Tutto quello che dice è falso. Se c'è un giocatore di Cadice che ha detto che sarei andato a chiedere scusa, lascio il calcio. Questo è un linciaggio mediatico. Quello che ha detto è tutto falso. E' arrivato giorni dopo in un tweet, io sono qui per rispondere. Dopo aver visto il video che ha fatto ieri il presidente del Valencia con i suoi giocatori, aspetto che vada a denunciarmi perché io lo farò. Non si può accusare in modo così certo senza poterlo dimostrare. L'uscita dal campo dei giocatori? Credo che quello che cercavano fosse il secondo cartellino per me. Quando io ho cercato di calmarlo dicendo che non avevo detto nulla di simile. Qui ci sono due vittime: uno che viene accusato e uno che crede di essere vittima di un insulto razzista. Se ci avessero lasciato parlare con l'arbitro, tutto si sarebbe risoldo. Tutto quello che è stato montato dopo è un circo. Non so cosa cerchi Diakhaby, non so se abbia interpretato male. Io ho cercato di fargli capire che non ho detto quello. Poi ho visto i giocatori del Valencia riunirsi e lì si è incasinato tutto. Siamo senza pubblico da un anno per la pandemia. Ci sono moltissime telecamere e siamo molti giocatori. Quando riceve il presunto insulto, ci sono 7-8 giocatori e nessuno la sentito. Almeno lasciatemi dubitare. L'unico che viene da me da Valencia è il delegato a chiedermi cosa è successo. Gli dico che quello che sta succedendo è uno spettacolo. Sono sotto shock. Nello spogliatoio siamo tutti nel nostr. Decidono di uscire, ma senza il loro compagno. Nessuno del Valencia mi ha detto niente. Sono un professionista da 12 anni. Ho vissuto con cinesi, africani, sudamericani... Ho condiviso uno spogliatoio con Benjamin, Kanoute... Parlare con Diakhaby? Non ho problemi a sedermi con lui in una stanza. Ma dopo questo linciaggio senza prove... Sono stato giudicato da tutti i tipi di persone senza ascoltare la mia versione. Tutti sono venuti per guadagnare risalto, voti... Non ho problemi, è quello che sarebbe dovuto accadere prima della fine della partita. Stiamo danneggiando il calcio spagnolo con questo circo, non c'è razzismo nel calcio spagnolo. Mi rifiuto di dirlo. Ci sono giocatori neri in tutte le squadre, sono super integrati. Se volevo parlare prima? Non sono un giornalista. Appena finita la partita dico al presidente che voglio parlare immediatamente. Il mio presidente mi consiglia di no, che sono già stato giudicato e che tutto quello che dico sarà usato contro me. Mi assicura che sono innocente e che devo stare tranquillo. Il giorno dopo, lo chiamo di nuovo per dirgli che voglio parlare. Lui dice di no e di aspettare e ora sono qui. Cosa mi ha detto Diakhaby prima del casino? Non lo ricordo. Sono contrasti di gioco. Sono un centrale e ne ho avuti a migliaia: è normale e fa parte del gioco, ma superare la linea rossa come mi accusano... Stiamo trasformando il calcio in un circo. Sono molto emozionato perché da quello che è successo ho ricevuto centinaia di messaggi da amici, colleghi, presidenti, persone che mi conoscono... Sono molto contento della famiglia in cui mi trovo. Devo ringraziare tutte le persone che mi hanno sostenuto in questi tempi difficili. Sono stato bersaglio di un linciaggio. La mia società mi ha sostenuto in tutto e la ringrazio. Intraprenderò un'azione legale contro tutte le persone che hanno tentato di giocare sul mio onore. Il mio avvocato sta raccogliendo materiale. ​Come ho vissuto le ore dopo la partita? Mi sono arrampicato sui muri, volevo entrare in tutte le radio e in tutte le televisioni. Dovremmo far valere la presunzione di innocenza in questo Paese. Esiste ed è inclusa nella Costituzione. Dovrebbero guardare un po' e tenere conto dei fatti e delle prove. Nessuno si merita questo linciaggio e spero che non si normalizzi. Hanno il mio numero di telefono e spero che mi chiamino per scusarsi per quello che ho sofferto. Cosa direi a Diakhaby? Gli direi quello che sono come persona. Se mi considerasse un razzista, gli direi che sono a capo di una piattaforma saharawi. Ieri ho ricevuto la sua chiamata e questo è sostegno. La mia famiglia era calma, ma soffriva per quello che era successo. Reazioni politiche? Sembra che tutto valga in questo Paese e non tutto valga per vincere voti. Abbiamo tutti gli stessi diritti. Contatto con Diakhaby? Come faccio a mettermi in contatto se non c'è tempo. Ho cercato di calmarlo, ma non è stato possibile. Da quel momento in poi, è successo tutto ciò che è successo. Per tutto la partita sono stato nei corridoi e nessuno del Valencia si è rivolto a me. Se farò causa a Diakhaby? Questo lo lascio al mio avvocato. Quello che posso dire è che difenderò il mio onore. Pronto per le prossime partite? Ho avuto giorni difficili, ma molto calmo perché non sono quello di cui sono stato accusato. Per la prossima partita sarò sicuramente preparato. Non vedo l'ora di risolvere la questione qui. Quello che resta, resta nei tribunali. Protocollo razzismo? Non ho idea, però se reclama un protocollo per insulti razzisti, ha tutto il mio appoggio. Però se bisogna accusare, bisogna avere prove. Per me non esiste razzismo nel calcio spagnolo, però se vogliamo creare un protocollo facciamolo. Ho ricevuto minacce sui social. Si nascondono dietro un profilo. Sono stati provocati dai giudici che hanno accusato senza avere prove. Come ho vissuto la partita? Ero ammonito e volevo evitare il secondo cartellino. Poi ero in stato di shock. E quando ero in tribuna non avrei guadagnato nulla a parlare con Diakhaby, mi avrebbero frenato molte persone. Cadice? Ho il rispetto totale del club e prenderanno provvedimenti contro tutte le istituzioni o persone che danneggiano l'immagine del Cadice. Ritorno in campo del Valencia? Ci sono state molte contraddizioni. Se mi aspetto delle scuse? Sarebbe bello per il bene del Paese che qualcuno mi chiamasse e si scusasse, ma ne dubito. Qui lanciamo informazioni e tweet e cadono nel vuoto. Danneggiamo l'immagine di un cittadino e non succede nulla. E' normalizzato e non è normale. Si è inventato tutto? O se l'è inventato o ha capito altro quando gli ho detto 'lasciamo in pace'. Quello che succede dopo è un circo. Gabriel Paulista esorya il suo compagno a entrare quando lo sta calmando Fali. Se te lo ha detto il tuo compagni, mi prendi e mi riunisci con lui per spiegare quello che ho detto. Diakhaby? Quello che voglio è che si chiarisca tutto".

    COMUNICATO VALENCIA - Nuovo capitolo nella vicenda, il Valencia risponde a Cala con un comunicato ufficiale: "Il Valencia condanna profondamente le dichiarazioni del giocatore del Cadice, Juan Cala, in cui 48 ore dopo nega di aver pronunciato un grave insulto razzista al nostro calciatore, Mouctar Diakhaby, durante la partita giocata domenica scorsa al Ramón de Carranza. Juan Cala ha perso una grande opportunità per accettare quell'errore e chiedere scusa alla persona colpita. Invece, ha attaccato il giocatore stesso e altri membri del Valencia. Il Valencia crede totalmente nel suo calciatore e ribadisce il suo pieno sostegno per lui. Dopo le minacce di Juan Cala nella sua conferenza stampa di martedì 6 aprile, il Club, il suo presidente Anil Murthy e il suo giocatore Mouctar Diakhaby mantengono intatta la loro profonda convinzione di combattere dove necessario e fino alla fine per il bene del calcio. Il Valencia non smetterà di lottare per il miglioramento dei regolamenti e la lotta al razzismo nel calcio e nella società".

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