Calciomercato.com

  • Cataliotti: Inter e Milan, in Italia il modello dell'azionariato popolare non esiste

    Cataliotti: Inter e Milan, in Italia il modello dell'azionariato popolare non esiste

    Inter e Milan: il loro futuro è sempre più legato ai grandi imprenditori asiatici nel presente e nel futuro. Calciomercato.com ha chiesto all’Avv. e Agente Jean-Christophe Cataliotti, esperto di diritto calcistico e titolare dei corsi di Reggio Emilia per osservatori di calcio e procuratori (per info si rimanda al sito www.footballworkshop.it) e autore del libro, con il Dott. Tommaso Fabretti, "Il Business nel pallone - Analisi dei modelli organizzativi e gestionali delle società di calcio" (Mursia Editore), di spiegare quali potrebbero essere i possibili scenari futuri a livello gestionale delle due società milanesi.

    In questi giorni si è parlato, quanto all'Inter, di una possibile riacquisizione della società nerazzurra da parte di Massimo Moratti (notizia poi smentita) attraverso un azionariato popolare. Cioè? 
    Posta la doverosa premessa che la notizia è stata velocemente smentita, interessante è comunque evidenziare che in Italia nessuna società di calcio professionistica ha mai pensato di organizzarsi con un modello gestionale basato sull'azionariato popolare. Trattasi di un modello gestionale dove un club è costituito da un grande numero di membri che apportano le risorse necessarie e hanno diritto di voto, eleggendo un presidente e un comitato che si occupa direttamente della gestione societaria. Dall'estero arrivano i principali esempi di tale modello gestionale: gli esempi sono forniti dal calcio spagnolo, dove Barcellona e Real Madrid possono contare su migliaia di soci. In Italia non so se questo modello gestionale potrebbe avere successo.

    Quali sono i limiti del modello basato sull'azionariato popolare?
    I limiti sono da individuarsi nei continui cambiamenti che potrebbero avvenire in occasione delle elezioni presidenziali e che potrebbero arrivare a stravolgere l'organico societario e suoi indirizzi strategici.

    Allora dobbiamo rimanere ancorati ai vecchi modelli gestionali dove il club è detenuto da un unico e ricco proprietario?
    Rimanendo in casa delle milanesi il c.d. modello "It's my party" è ancora quello vigente. E' proprio il modello in base al quale il club è detenuto da un unico proprietario, molto ricco e potente, che gestisce la società in maniera diretta con la propria azienda personale, immettendo in essa grandi risorse finanziarie. Esempi di questa tipologia di gestione societaria non sono solo le due società di Milano con Berlusconi e Thohir, ma anche il Chelsea gestito dal magnate russo Abramovich.

    Quali sono altri modelli di gestione delle società di calcio?
    Il modello c.d. "A public business", utilizzato dai club che hanno deciso di quotare i propri titoli sul mercato azionario. Le quote possono essere acquistate da chiunque, compresi i tifosi. Juventus, Roma e Lazio sono quotate presso la Borsa Italiana. 
    Altro modello, infine, è il c.d. "A family affair", riguardante piccoli club che vengono associati alle imprese gestite a livello familiare. I presidenti di questi club investono le risorse della famiglia e gestiscono direttamente l'attività, coadiuvati da pochi altri individui. Trattasi di un modello rimasto molto in voga fino agli anni ottanta-inizio anni novanta (si pensi al caso dell'Ascoli di Costantino Rozzi), ma che, nel calcio di oggi, fatto di bilanci e transazioni finanziarie, troverebbe difficoltà ad affermarsi.

    Altre Notizie