Nel giorno dell'ultimo saluto a Piermario Morosini viene normale riflettere su quelle che possono essere state le reali cause della sua drammatica fine. Ovunque ci si chiede se si sarebbe potuto fare qualcosa in più per salvarlo, ma questa certamente è una domanda alla quale dovranno rispondere le persone deputate a risolvere le responsabilità del caso. Parlare di calcio giocato in questo momento risulta davvero difficile per chiunque, e probabilmente la situazione di classifica più che tranquilla che il Catania vive ormai da settimane aiuta a distogliere l'attenzione degli addetti ai lavori dal rettangolo di gioco. In particolare, in questo periodo ci si interroga sul numero eccessivo di impegni ravvicinati che affrontano le squadre di calcio, italiane e non.

L'esempio lampante arriva proprio dalle partite che vedranno protagonista in pochissimi giorni il Catania, che nelle prossime due settimane sarà chiamato a scendere in campo per ben cinque volte. E' vero che tali ritmi vengono comunque tenuti dalle squadre che hanno impegni europei, ma non è affatto detto che questa sia la giusta risposta all'interrogativo che ci si pone. E' il sistema, per carità, e la cosa non riguarda solo i ragazzi di Montella o non dipende certo dal Catania. Tuttavia non è difficile rendersi conto che per recuperare da determinati affaticamenti o infortuni fisici ai giocatori basterebbero i classici sette giorni canonici d'un tempo, piuttosto che i consueti tre o quattro del calcio moderno.

Certo, un appassionato di calcio vorrebbe vedere giocare soprattutto la sua squadra del cuore sempre con questa frequenza, ma forse bisogna riconoscere con onestà che ormai si gioca davvero troppo, e che i fisici dei nostri beniamini vengono logorati in modo davvero eccessivo, a prescindere dal fatto che vengano pagati in modo più o meno spropositato. Detto questo, non si vuole certo fare la morale a nessuno, soprattutto da parte di chi preferirebbe senz'altro concentrarsi soprattutto sulla prossima partita del Catania contro l'Atalanta, con la speranza di tornare ad esultare per una vittoria dei rossazzurri.