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  • Cerruti a CM, tra calcio e giornalismo: 'Sacchi ruffiano, Leonardo-Maldini così diversi. Gattuso farà la fine di Montella'

    Cerruti a CM, tra calcio e giornalismo: 'Sacchi ruffiano, Leonardo-Maldini così diversi. Gattuso farà la fine di Montella'

    • Daniele Longo
    Alberto Cerruti è una della firme più importanti del giornalismo sportivo italiano. Scrive per la Gazzetta dello sport dal 1974, è stato al seguito della Nazionale per oltre trent’anni e inviato a sette Europei e otto Mondiali, compresi quelli vinti dall’Italia di Spagna ’82 e Germania 2006. Ha portato lustro al nostro sito entrando a far parte della squadra, capitanata da Mario Sconcerti, di 100' minuto. Tra aneddoti, ricordi e considerazioni anche sul futuro, Cerruti si è raccontato nel forum organizzato da calciomercato.com.

    Cerruti, lei ha una esperienza molto ampia nel mondo del giornalismo: ci può raccontare dove e com'è cambiato negli ultimi?
     'Vengo da una esperienza diversa, il giornalismo è cambiato radicalmente. Sono stato abituato a essere un giornalista di strada, perché andavo sui posti, e adesso sto cambiando. Perché mi rendo conto che guardare una partita in televisione è un'altra cosa, non è come vederla allo stadio. Le difficoltà che hanno oggi i giornalisti sono dovute al sistema. Ricordo sempre quando nel 78' tornai da Bruges con la Juventus. Si viaggiava insieme alla squadra, nello stesso aereo e mi sedetti vicino a Boninsegna che ha sparato su Trapattoni chiedendomi di non scrivere niente...'

    Ha mai avuto problemi con un giocatore per un voto basso?
     'Ho seguito il Milan in serie B, negli anni più difficili. Mai avuto nessun problema,  una volta ho dato 5 a Cassano alla Samp e lì ho avuto problemi, lamentele'.

    Tra i tanti allenatori e giocatori che ha conosciuto nella sua carriera, c'è qualcuno che l'ha mai messa in difficoltà?
    'Quelli che ti mettono in difficoltà sono quelli che non parlano. Capello? Era molto difficile,  ho avuto grandi problemi con lui ma adesso siamo in ottimi rapporti.  Il più fastidioso è stato Sacchi: davanti era sempre un grande ruffiano. Invece di chiamare a me, per prendersela con me, chiamava il direttore. Una volta feci un pezzo con Platini che diceva che quel Milan non era il suo ma degli olandesi, lui chiamò il direttore. Voleva far capire che il Milan era suo, ma lo aveva detto Platini, non era un mio pensiero'.

    Ha avuto modo di conoscerlo direttamente: ci racconta qualcosa in più su Leonardo?
    'Leonardo sono stato il primo a conoscerlo nel '92 quando giocava nel Valencia. Ho sempre avuto un buon rapporto con lui. Il caso di Leonardo è particolare: lui di suo è molto aperto, adesso è il contrario.  Perché lui si sente sotto esame, il suo ruolo dipende dai risultati. Elliott li tiene sotto osservazione, possono saltare tutti da un momento all'altro. mi ha stupito che questo è stato il suo primo derby da quando ha lasciato l'inter e non è uscita una sua parola. Lui ha rifiutato tutto, l'ultimo titolo l'inter lo ha vinto con lui in panchina. Solo l'idea che gli scappasse una parola che il fondo Elliott non gradisse lo ha frenato. Non si sente libero'.

    Secondo lei Gattuso si porta ancora dietro l'etichetta del giocatore solo grinta e cuore?
     'E' vero, forse si porta ancora l'etichetta del giocatore tutta grinta e basta. Ma anche qui, si parla tanto del suo gioco, che il Milan gioca bene ma nel calcio i giudizi cambiano in fretta.  Io ricordo che quando Montella ha portato il Milan al sesto posto, hanno fatto la festa a San Siro. Parliamo di sesto posto, e dopo due mesi Montella era un cretino. Con Gattuso succederà la stessa cosa, perché è stato esaltato per aver recuperato Calhanoglu e altri giocatori. Io una cosa che ho sempre cercato di fare è quella di dare i voti a prescindere dai risultati: oggi le pagelle dipendono troppo da questo. Icardi con il Tottenham fa un gran gol ed è da 9, non puoi. Io ho sempre fatto una media: gol da 10, partita da 4, la media è 14 quindi 7. Ho sempre fatto così, spiegando. Se il derby finisce 0-0, perché Spalletti non ha messo Lautaro? Per me ha sbagliato, anche se non c'è la controprova. Ma ha vinto e così va tutto bene'.

    Maldini è tornato al Milan. Un grande campione sempre schivo nei rapporti con la stampa e i tifosi, non è vero?
     'Maldini è un tipo molto difficile,  l'ho visto debuttare in serie A, l'ho visto debuttare nella Nazionale, e sempre ho avuto ottimi rapporti con lui. E' difficile, è un tipo chiuso. Tante volte parlavo con il suo papà Cesare, con il quale ero amico, e mi diceva: 'Sai com'è fatto Paolo'. Fa fatica a rispondere, ad aprirsi, è la sua natura. Hanno trovato un modo per farlo rientrare, Leonardo è più aperto anche se adesso sembra chiuso. Adesso i due vanno d'accordo, poi vedremo. Se cominciano a non raggiungere gli obiettivi non so cosa può succedere. Maldini è un bravissimo ragazzo, senza dubbio'.

    Lei è forse è uno dei pochi giornalisti italiani ad avere un rapporto diretto con Florentino Perez.
    'Lo conosco da tantissimi anni, quando viene il Real Madrid in Italia vado a trovarlo in albergo. E' un carattere molto difficile, è un padre padrone. Con me ha un buon rapporto, ma io riconosco che vuole essere al centro dell'attenzione, vuole decidere tutto lui. Ricordo che mi parlava male di Ancelotti, E' troppo morbido, a lui non va bene nessuno. Adesso è in difficoltà perché per la prima volta gli se ne è andato un allenatore come ha fatto Zidane. Ronaldo ha avuto delle difficoltà, ma aveva ragione Florentino in questo caso: cosa voleva più soldi di Messi? Lui non glieli dava e sono entrati in contrasto. Adesso è in un momento difficilissimo, chiunque arrivi non gli andrà bene. La sua prima scelta era Pochettino, poi Allegri. Chiunque arrivi sarà in balia dello spogliatoio, della piazza. Sapete lì lo spogliatoio conta tantissimo, Sergio Ramos se ti punta sono dolori. Quest'anno rischiano di non vincere nulla, per un anno può anche succedere'.

    Di trasferte ne ha fatte tantissime in carriera, quali sono state le più significative?
     'Ricordo la prima a Tokyo con il Milan nel 1989 perché si andava alla scoperta di un mondo nuovo, il viaggio, il fuso orario, questi giapponesi che non sapevano nulla di calcio. Nello stadio c'erano queste sirene in curva che andavano tutto il tempo. Poi, incredibile, si poteva andare sul campo a fine partita perchè non c'erano controlli né niente. Ricordo qualche anno dopo, perché si andava spesso lì, che c'era questo albergo enorme e c'erano i giocatori. Una volta Panucci vide Madonna nell'ascensore e fece una corsa per infilarsi nell'ascensore con lei. in Italia era notte perché li si giocava a mezzogiorno, telefonavo ad Arcore e mi hanno passato Berlusconi e ho fatto l'intervista al volo, oggi sarebbe impossibile. Mi ricordo della trasferta di  Szombathely, che nessuno si ricorda come si scrive. Ricordare che Baresi aveva fatto la serie B, la Mitropa cup che non seguiva nessuno, in questi postacci dove bevevi solo coca cola perché l'acqua puzzava. Da Szombathely a Tokyo, fu qualcosa di clamoroso. Io sono stato testimone della sua carriera. Poi l'ultima nel 2007 a Yokohama, l'ultimo successo internazionale del Milan. Cambiarono città della finale perchè lo stadio era più grande. Barcellona fu una grande trasferta, unica: io ero riuscito ad avere 50 biglietti dal MILAN dentro una busta in via Turati e io l'ho smistata a tutti i miei amici. Oggi fanno fatica a dartene due, nella finale di Champions. Questo perché non c'erano i tifosi della Steaua, per via di Ceaușescu che è crollato a Natale dell'89. Il Camp Non sembrava San Siro, tutto rossonero con le bandiere. Il Milan fece una partita straordinaria, ho ancora la pelle d'oca dopo vent'anni e ci fu una festa pazzesca. L'anno dopo, per dire come ci si abitua, il Milan vince a Vienna contro il Benfica e noi siamo andati nell'albergo Marriot e c'erano Berlusconi e tutti i giocatori. Quella cena lì, c'era silenzio, non dico che sia stata triste ma non c'era festa perché avevi già vinto l'anno prima. A Barcellona fu una cosa diversa, molto'.

    Se le dico 18 maggio del 1988, cosa le viene in mente?
    'L'amichevole Manchester-Milan 2-3,  fu una partita pazzesca. Quella volta lì siamo partiti da Linate la mattina e siamo tornati la sera stessa. Io ero ancora in buoni rapporti con Sacchi che mi fa: 'Se Berlusconi non mi prende Rijkaard, io vado via. Io non voglio vedere Borghi, non è un giocatore'. La sera Borghi fa due gol e lui lo ha tolto per paura che ne facesse quattro. Alla fine aveva ragione Sacchi, Berlusconi gli prese l'olandese che fu la sua fortuna. Dalla mattina alla sera a Manchester, fu una partita strepitosa'.


    Ha conosciuto anche Silvio Berlusconi: si aspettava un suo ritorno nel calcio ripartendo dalla serie C con il Monza?
     'Non mi aspettavo potesse prendere il Monza, ma ho il sospetto che sia stato trascinato da Galliani. Adriano è eccitatissimo. Lui è un ottimo dirigente, è stato il miglior dirigente al mondo. Ha sempre fatto funzionare tutto: sai ci si ricorda solo degli ultimi anni, che ha dovuto fare i salti mortali perché i rubinetti erano chiusi. Però i vari Suso, Bonaventura li ha presi ancora lui. Berlusconi a un certo punto ha detto basta'

    Da Kakà e Pato a Paquetà, Leonardo pesca sempre in Brasile.
    'Ho chiesto a Leonardo e mi ha detto si vedrà. Non escono più giocatori alla Kakà, evidentemente non deve avere tutto a posto. Qualche rischio lo hanno preso, come Bakayoko che devono pagare. E' stato fermo un anno, non ha mai giocato al Chelsea. Non puoi fare 5 scommesse, ne devi fare solo una'.

    Un giudizio sull'Italia di Mancini?
    'Secondo me contro la Polonia ha vinto ma ha sbagliato, non puoi non giocare con un centravanti di ruolo. Immobile tu ce l'hai, perché non lo fai giocare? Poi si parla di cattiveria ma è una questione di caratteristiche: l'attaccante ce l'ha la cattiveria, chi non lo è non ce l'ha. Ma siccome ha vinto, grande Mancini!' 

    Nella sua carriera si è tolto diverse soddisfazioni, una di queste è stato lo scoop Bielsa-Inter?
     'Si, è stato particolarmente gratificante. Io non ho mai detto a nessuno chi mi aveva dato quella notizia, però quella è stata una grande soddisfazione perché ho ricevuto una telefonata di uno, dalla Spagna, mentre tutti pensavano a Valdano o Zanetti. E' un nome che nessuno conosce, è uno che vive a Bilbao che mi disse: 'Guarda che Bielsa aveva un accordo con l'Atlethic con un candidato presidente, e Bielsa gli ha risposto che lo ha chiamato Moratti e che ci stava pensando'. Io ero sicuro, perché era una cosa così tanto circostanziata che uno non se lo può inventare. Naturalmente lì ci sono stati dei momenti di discussione, data la portata della notizia, per capire come andava messa, gestita, nel giornale.  Eravamo in una stanza in cinque o sei, e volevano metterla come spalla, come indiscrezione. Uno dice: 'E'di Cerruti, spariamola'. Io ero sicuro e volevo mettere il titolo: 'Moratti telefona a Bielsa, non Bielsa va all'Inter, che è un'altra cosa'. Poi se ci va lo vediamo domani. Alla sera, io faccio quel pezzo lì, poi alla fine era vera, l'hanno detta tutti.  Però cavolo una fatica per dare una notizia, questo qui ha vinto le elezioni e Bielsa andò lì.  Nello stesso momento andò via anche Leonardo  Psg e allora presero Gasperini. Io ero contento, non pensavo più di poter avere una notizia così importante'.

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