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Champions, rieccoti: storia dell'odio juventino per la 'Coppa maledetta'

Champions, rieccoti: storia dell'odio juventino per la 'Coppa maledetta'

  • Antonio Martines
    Antonio Martines
E' inutile nasconderselo: un vero juventino non la ama! E quand'anche un giorno dovesse ritornare a conquistarla, gioirà in un modo che saprà molto di rivalsa o addirirttura di vendetta nei confronti di un destino cinico e baro, che troppo spesso lo ha fatto soffrire. Parliamo della “maledetta” Coppa dei Campioni o Champions League che dir si voglia, un trofeo che per forza di cosa di cose non può che essere definito tale dai tifosi della Vecchia Signora, perché troppe sono state le delusioni, le maledizioni, le beffe e anche le tragedie che hanno caratterizzato la storia della Juve in questa competizione. Difficile quindi per uno juventino parlare della Coppa dei Campioni, soprattutto perché molto spesso, questa diventa una sorta di vera e propria arma nelle mani dei tifosi avversari, che quando vogliono rifarsi sui tifosi bianconeri e sulla loro spietata dittatura all'interno dei confini nazionali, non fanno che ricordare a questi le cocenti delusioni collezionate dalla Juve in Europa. I numeri sono li a dimostrarlo in modo spietato, visto che i bianconeri nella loro ultracentenaria storia sono riusciti a conquistarla solo due volte. Una vera e propria miseria, soprattutto se paragonata con le 13 del Real Madrid o con le 7 del Milan. Due sole vittorie, a fronte soprattutto di ben sette sconfitte in finale su nove disputate in totale. Sette sconfitte amare certamente, ma talvolta giuste e talvolta molto meno.

Se si dovesse fare il computo delle finali perse ma senza troppi rimpianti, allora dovremmo sicuramente conteggiare la prima, quella del 1973 (0-1) contro il grande Ajax di Cruijff, e le ultime due: quella del 2017 (1-4) contro il Real Madrid di CR7 e quella del 2015 (1-3) contro il Barcellona di Messi, Neymar e Suarez. Tre finali queste, che sicuramente hanno fatto male agli juventini, ma fino ad un certo punto, visto e considerato che in fin dei conti sono maturate contro delle squadre che erano oggettivamente più forti. Ben diversa è però la storia che riguarda le altre 4 finali perse, perchè arrivate contro squadre battibili e almeno in un paio di casi decisamente inferiori, mi riferisco in particolare alle due tedesche Amburgo (0-1 nel 1983) e Borussia Dortmund (1-3 nel 1997), contro le quali arrivarono due sconfitte evitabilissime e decisamente brucianti, visto che in quelle due occasioni la Juventus, almeno sulla carta era nettamente superiore alle due compagini teutoniche. Ma lo stesso discorso, anche se in misura inferiore, potrebbe valere anche per le altre due sconfitte rimaste, ovvero quella del 1998 (0-1) contro il Real ad Amsterdam e quella ancor più cocente ai calci di rigore contro il Milan a Manchester nel 2003, due squadre sicuramente più forti rispetto alle tedesche, ma alla portata di quella super Juve di Lippi che seppe lasciare un'mpronta importante nel calcio europeo a cavallo tra la fine degli anni '90 e i primi anni 2000. 

Tuttavia non è solo di finali perse che è caratterizzato il destino maledetto della Vecchia Signora nella massima competizione continentale, ma anche e soprattutto di grandi partite dominate che poi si sono tramutate in eliminazioni inaspettate, mi riferisco in particolare al calcio di rigore concesso al Real lo scorso anno nella partita di ritorno dei quarti, dopo che la Juve aveva clamorosamente rimontato il pesante 0-3 dell'andata in un Bernabeu totalmente ammutolito e allo stesso tempo ammirato di fronte alla prepotente rimonta effettuata dai bianconeri. Per non parlare della splendida prestazione offerta dalla Juve contro il Bayern nel 2016, quanto andò a dominare all'Allianz Arena, salvo poi finire la benzina sul più bello facendosi raggiungere in pieno recupero dal gol di Thomas Muller e infine rimontare per 4-2 nei supplementari, dopo che per oltre 70 minuti era stata in vantaggio per 2-0. Ma si potrebbe continuare ancora citando ad esempio la semifinale del 1999 contro il Manchester United, quando arrivò il gol del pareggio di Giggs in pieno recupero e in fuorigioco nella partita di andata, e nella partita di ritorno, ci fu addirittura una spettacolare rimonta da parte dei Red Devils al vecchio Delle Alpi, passando da 0-2 a 3-2. Quanto alle due uniche due vittorie,sono arrivate in modo soffertissimo e doloroso: la prima nel 1985 contro il Liverpool (1-0) dopo la devastante tragedia dell'Heysel, una catastrofe che ha segnato per sempre la Juve e i suoi tifosi, mentre la seconda contro l'Ajax, all'Olimpico nel 1996, dopo la lotteria dei calci di rigori.

Esiste dunque un grosso problema tra la Juve e la coppa dalle grande orecchie, e si tratta di un problema ideologico se vogliamo, perché la Juve nella sua storia è stata spesso un corridore da maratona, infallibile o quasi sulle lunghe distanze (campionato), ma non altrettanto performante sulle gare brevi che potrebbero essere associate a quelle di velocità sui 100 metri, (le coppe europee), gare nelle quali spesso contano i dettagli, la forma fisica del momento e soprattutto la fortuna. Ma non è solo li che va cercata la causa di tanti fallimenti, ma anche e soprattutto nell'approccio mentale con la quale si affronta la finale, e se la Juve vuole superare questo suo limite storico, allora deve abbandonare quella sindrome da secchione o primo della classe, con la quale spesso si è presentata all'appuntamento decisivo; perché una finale secca è un po' come il primo appuntamento o un esame universitario, va affrontata in un modo deciso ma allo stesso tempo spensierato, senza alcuna ansia da prestazione. Solo cosi si potranno avere le migliori possibilità di superarla, solo cosi la Juve potrà infrangere il proprio supremo tabù ed effettuare quel rituale di passaggio che la consacrerà definitivamente e senza ma come uno dei club più grandi della storia.


@Dragomironero

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